Green Style di Mario Gallo
L’iniziativa della Coldiretti con il patrocinio morale dell’Ordine dei Giornalisti si è svolta nei giorni scorsi a Portici.
“Campania terra da mangiare”
Il commissario dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno Antonio Limone: “Viviamo in una terra di grandi qualità agroalimentari, fertile e produttiva, in grado di offrire le massime garanzie ai consumatori”.
Campania, terra da mangiare. Questo lo slogan che ha caratterizzato il "tour verità" tenutosi nei giorni scorsi all'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno di Portici (Napoli). Un incontro con la stampa voluto e organizzato da Coldiretti Campania, con il patrocinio morale dell'Ordine dei Giornalisti della Campania, per rilanciare una vicenda che non fa più notizia: i prodotti agroalimentari della regione Campania sono i più controllati d'Italia. Ad affermarlo il commissario dell'Istituto Antonio Limone, che ha accompagnato i giornalisti all'interno dei laboratori. Hanno partecipato alla conferenza stampa Gennarino Masiello, presidente di Coldiretti Campania e vicepresidente nazionale, e Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Campania. [continua]
I numeri dell'economia
Lo scenario delineato dal Rapporto “Banca delle Qualità Campane” di Fondazione Symbola, Federcampana Bcc, Bcc di Battipaglia e Montecorvino Rovella.
Ecco la mappa delle eccellenze
Focus su un’area che si snoda tra Calore, Alburni, Piana del Sele e Valle del Picentino. Il sistema produttivo in queste zone contribuisce per il 19,3% alla formazione del reddito prodotto nel Salernitano. Un risultato che deriva soprattutto dall’agricoltura.
(Red.Ec.) – Si può (e si deve, sostiene da anni la Fondazione Symbola) avere un approccio positivo alle dinamiche economiche del territorio analizzando quelle aziende che costituiscono una risorsa anche dal punto di vista sociale per le aree nelle quali operano. In altre parole, le aziende che si muovono in maniera “coesiva” – relazionandosi in maniera proattiva – con le comunità e con tutti i soggetti dello sviluppo locale, riescono a determinare un valore aggiunto (oltre che dal punto di vista strettamente produttivo) sotto il profilo della creazione di quell’importante tipologia di capitale immateriale basata sulla fiducia reciproca in grado di tradursi in tassi di competitività più alti rispetto alla media. Il “censimento” di casi eccellenti di impresa che “hanno le loro radici in Campania, in provincia di Salerno, e sono tra i tanti campioni del made in Italy raccontati nel rapporto Banca delle Qualità Campane” è stato presentato nei giorni scorsi nella sede della Camera di Commercio di Salerno. [continua]
Lo speciale
Il Rapporto Unioncamere/Symbola presentato nei giorni scorsi evidenzia indicatori che integrano la descrizione delle dinamiche socio/economiche.
Territori coesivi? Più competitivi
Tre fattori si sono rivelati maggiormente correlati con gli aspetti fondanti della coesione sociale: l’attenzione al lavoro e alla legalità; l’impegno in attività non profit e il livello di relazionalità tra imprese.
Le due Italie? Esistono eccome
(Er.Pa.) – Ma quali sono i parametri di riferimento per capire se in un determinato territorio si può a ragion veduta identificare una dinamica effettiva di “coesione sociale”? Una dinamica che (come accade per le singole imprese) si traduce in effetti positivi su alcuni aspetti sostanziali della qualità e del tenore di vita delle comunità che su di esso insistono. I fattori sui quali i curatori del Rapporto Unioncamere/Symbola presentato nei giorni - “Coesione è Competizione. Nuove geografie della produzione del valore in Italia” - richiamano in particolare l’attenzione sono tre: l’attenzione al lavoro e alla legalità; l’impegno in attività non profit e il livello di relazionalità tra imprese. [continua]
Lo speciale 2
Le dinamiche che emergono dal Rapporto “AgrOsserva” relative al 1° trimestre 2016.
Agricoltura, sempre più under 35 (+13,8%)
Ma nei primi tre mesi dell’anno si è registrato un calo dei prezzi all’origine del 10,1% (rispetto al livello del primo trimestre del 2015) dovuto alla flessione dei prodotti zootecnici (-3,4%) e, soprattutto, di quelli vegetali (-15,2%).
Occupati nelle campagne: +5,8 su base annua
L’agricoltura e l’agro-alimentare continuano a rappresentare uno dei punti di forza della “ripartenza” dell’economia dopo il lungo periodo caratterizzato dalla recessione. E’ questa la “diagnosi” che emerge dal rapporto “AgrOsserva” (Ismea/Unioncamere) relativo ai primi tre mesi dell’anno in corso. L’avvio del 2016 è, quindi, positivo “sulla scia della ripresa evidenziata a partire dal 2015”, sebbene persista lo “lo scenario di incertezze legato alla frenata dell’economia mondiale dovuta alla crisi di alcune grandi economie emergenti”. Più nel dettaglio “il settore agroalimentare italiano - nell’insieme di agricoltura e agroindustria - chiude il 2015 con una crescita più robusta di quella registrata dall’economia nazionale, considerata nel suo complesso: il valore aggiunto del settore registra una crescita del 4,2% a valori correnti e del 2,3% in volume”. [continua]
Glocal di Ernesto Pappalardo
Le analisi più recenti confermano la disarticolazione della maggior parte del tessuto produttivo soprattutto nelle regioni meridionali.
Più coesione, più competitività
Preoccupa l’abissale lontananza della politica e delle istituzioni dalla consapevolezza di dovere intervenire a fondo per ricompattare fiduciariamente le varie componenti del sistema socio/economico dei tanti territori da troppo tempo abbandonati a se stessi.
La parola/chiave di queste ultime due settimane all’interno della newsletter di www.salernoeconomy.it è stata “coesione sociale”. Lo spunto (forte) è venuto dalla ricerca Symbola/Unioncamere (sulla quale abbiamo deciso di ritornare anche questo venerdì 22 luglio). Perché? Perché ci è parso di riconoscere lo snodo centrale intorno al quale approfondire ulteriormente le tematiche che fin dalla nascita (il 4 gennaio 2012) caratterizzano il progetto editoriale del nostro blog “di informazione economica”. La strategicità dei territori non è soltanto uno slogan facile per catturare consenso politico declamato dai tanti cacicchi che si aggirano nelle stanze del potere locale ( e non solo al Sud). In tempi di “antropologia dell’incertezza” e di “turbolenza della competizione” (copyright Aldo Bonomi, il Sole24 Ore del 17 luglio scorso) che cosa resta come riferimento non effimero di cui tenere conto se non il territorio inteso nella sua valenza complessiva di area geografica con sue irreplicabili coordinate economiche e produttive e comunità che su di essa insiste? [continua]