Glocal di Ernesto Pappalardo
Le dinamiche economiche da tempo segnalano l’esigenza di intervenire sulla “ristrutturazione” delle competenze della P.A.
Parola d’ordine? Attrarre investimenti
Le buone pratiche di regioni alla ricerca di capitali privati per consolidare la competitività dei sistemi produttivi territoriali restano un riferimento virtuoso per il Mezzogiorno, ma al momento da queste parti non si intravedono iniziative concrete.
La “questione” per la verità non è proprio nuova. Anzi, il “dibattito” ha prodotto un’infinità di proposte, oltre che di analisi di scenario e via discorrendo. Il problema, però, resta sul tappeto e, al momento, non si intravedono iniziative efficaci. Il punto è il seguente: in tempi di riduzione dei trasferimenti ai territori come provare a reperire nuove risorse private? Insomma, da dove cominciare per aumentare il tasso di “appeal” dei vari comprensori della Campania e del Sud? Naturalmente, il lavoro da fare non è affatto di poco conto, perché per attirare l’attenzione di chi ha interesse ad investire si deve prima di tutto intervenire in termini di ristrutturazione – per esempio – delle aree industriali e, soprattutto, si dovrebbe mettere mano allo snellimento delle procedure amministrative. Oltre che – snodo chiave – all’efficientamento delle filiere burocratiche (impresa semplicemente titanica). [continua]
I numeri dell'economia
L’analisi dei dati del sistema camerale riferita alle dinamiche di nati/mortalità nel primo trimestre 2016.
Imprese, saldo positivo in Campania
Le province di Napoli e Caserta trainano gli altri territori della regione. Nel Salernitano si registra una contrazione di 313 unità, con un tasso di crescita del -0,26 per cento (media Italia: -0,21%).
Natalità e mortalità imprese: saldo positivo in Campania
(Er.Pa.) – “L’analisi a livello territoriale mostra saldi negativi in tutte e quattro le grandi ripartizioni, ciascuna comunque in miglioramento rispetto ad un anno fa. Tra le regioni, Trentino-Alto Adige, Lazio e Campania sono quelle che fanno registrare un saldo positivo per quanto contenuto rispettivamente con 69, 714 e 33 imprese in più. Delle altre, la sola Emilia-Romagna ha chiuso il primo trimestre 2016 con un risultato peggiore del 2015. Tra gli artigiani, nessuna regione chiude in positivo e sono cinque quelle in ulteriore contrazione rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno: Friuli Venezia Giulia, Liguria, Umbria, Molise e Sardegna”. Il risultato per la Campania, quindi, in base ai dati ufficiali sulla natalità e mortalità delle imprese tra gennaio e marzo 2016 - diffusi da Unioncamere /InfoCamere - è con il segno più. [continua]
Lo speciale
La domanda potrà essere presentata a partire dalle ore 10.00 dell’11 aprile - data di apertura dello sportello telematico - fino alle ore 12.00 del 10 giugno.
Fondi Ismea per giovani agricoltori
E' concesso un contributo in conto interessi nella misura massima di 70.000 euro erogabile per il 60% all’avvio dell’ammortamento dell’operazione e per il 40% all’esito della corretta attuazione del piano aziendale.
Gaetano Longobardi (contributipmi.it)
di Gaetano Longobardi*
La strategicità dell’agricoltura per il rilancio dell’economia meridionale – e dell’intero sistema/Italia – è sempre più evidente. D’altro canto la grande crisi degli ultimi sette/otto anni ha lasciato emergere le gravi difficoltà di comparti importanti come il commercio ed i servizi, per non parlare del manifatturiero e delle costruzioni. E’ in questo contesto che si inserisce, quindi, la rivalutazione del settore primario che si traduce anche in termini di un crescente “appeal” verso le giovani generazioni divenute protagoniste di un “ritorno alla terra” soprattutto dal punto di vista di una nuova ondata di auto/imprenditorialità. In altre parole, mentre fino a qualche anno fa si tendeva ad abbandonare la campagna anche quando si era in possesso di piccole aziende familiari, oggi è in atto il fenomeno contrario. Giovani laureati ed in possesso di una formazione di natura manageriale scelgono sempre più spesso di valorizzare l’appezzamento di terreno che posseggono – direttamente o indirettamente – ed in questo modo puntano ad inserirsi nel circuito occupazionale.
*Fondatore ed Amministratore del sito www.contributipmi.it [continua]
Il lavoro
Le imprese del settore privato possono stipulare il nuovo tipo di contratto con i dipendenti che entro il 31 dicembre 2018 raggiungeranno i requisiti per il trattamento di vecchiaia.
Part time agevolato? Ecco la “Staffetta”
Il lavoratore prossimo al pensionamento diventa il “tutor” dei neo/assunti trasferendogli le conoscenze acquisite nel corso del suo percorso nell’azienda.
Part time agevolato possibile per i pensionandi entro il 2018
Il Ministro del Lavoro e Politiche Sociali di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze hanno firmato il cosiddetto Decreto “Part Time Agevolato”: si tratta di un contratto part-time da stipulare con i lavoratori del settore privato prossimi alla pensione come previsto dall’art. 1 comma 284 della L. 208/2015. In pratica i datori di lavoro del settore privato possono stipulare un part time “agevolato” con i lavoratori che entro il 31 dicembre 2018 raggiungono i requisiti per il trattamento pensionistico di vecchiaia. Come funziona il part time agevolato? Il lavoratore, titolare di un contratto a tempo indeterminato Full Time, si rivolge all’Inps o ad un Patronato per ottenere la certificazione che attesta il possesso del requisito contributivo e la maturazione di quello anagrafico entro il 31 dicembre 2018. Il requisito contributivo prevede il versamento di almeno 20 anni di contributi, quello anagrafico è pari a 63 anni e 7 mesi. [continua]
Green Style di Mario Gallo
Si moltiplicano gli effetti negativi sui campi, sempre più imprese risultano in perdita.
La deflazione affonda i produttori
La Cia (Confederazione Italiana Agricoltori): “Aumentano le aziende in sofferenza che non riescono a coprire nemmeno i costi. È urgente colmare il divario di prezzo esistente nella filiera tra la fase agricola e quella al consumo”.
La Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) denuncia “la situazione drammatica in campagna: per ogni euro in meno del carrello della spesa ortofrutticola, i produttori di arance ad esempio ne hanno persi oltre quattro. I dati sul calo dei prezzi al consumo dei prodotti alimentari - che in dodici mesi hanno ceduto lo 0,3%, con i prodotti "freschi" a guidare le decrescita – “si devono moltiplicare se si guarda a monte della filiera”. Nello stesso intervallo temporale, a marzo, il processo di deflazione dei vegetali freschi (-10,6%) certificato dall'Istat, aumenta notevolmente per quanto concerne la fase agricola. Questa la fotografia della situazione scattata dall'Ufficio Studi della Cia-Confederazione Agricoltori Italiani in merito alla dinamica dei prezzi agricoli. [continua]