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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Lo Speciale

    Ricerca Abi-Censis/La nuova “geografia” dei sistemi economici e produttivi La provincia di Salerno? Un territorio in bilico

    Il cluster di riferimento risulta un “mix destrutturato industria-commercio-turismo”
    La strada per provare ad  uscire dalla crisi? “Crescere, innovare e riposizionarsi” 

    Abi-Censis: Mappa territori

    di Ernesto Pappalardo

    La provincia di Salerno? Rientra in uno degli otto “segmenti territoriali” messi a fuoco da una ricerca Abi/Censis per ridisegnare la geografia dei modelli economici e produttivi esistenti in Italia. In particolare, il territorio salernitano trova allocazione nel “Gruppo 7”, al quale appartengono 12 province nelle quali si è delineato un “mix destrutturato industria – commercio - turismo”. Lo studio - “Territorio, banca, sviluppo. I sistemi territoriali dentro e oltre la crisi” - è stato presentato a Roma il 15 gennaio scorso da Antonio Patuelli, presidente Abi, e Giuseppe De Rita, presidente del Censis. “Al di là del Centro-Nord, con una struttura produttiva robusta nonostante la crisi, e del Sud, in ritardo in termini di sviluppo - si legge nelle note introduttive -  emergono otto grandi segmenti territoriali, che permettono di ragionare sulle diverse vie di uscita dalla crisi, partendo dalle energie che ciascun gruppo territoriale è capace di esprimere”. Ma che cosa significa appartenere al segmento territoriale dove prevale un “mix destrutturato industria – commercio - turismo”? Il gruppo “si compone di 12 province, 10 delle quali localizzate nel Mezzogiorno e 2 nel basso Lazio”. Questi territori “sono caratterizzati da un basso tenore di crescita economica e da un tessuto produttivo in cui manifattura tradizionale, distribuzione commerciale e servizi per il turismo formano un mix dai contorni ancora poco definiti e con tassi di crescita contenuti”. L’industria “ha una propria discreta presenza, sebbene si tratti di un tessuto prevalentemente di dimensioni molto ridotte, spesso polverizzato sul territorio e fortemente messo sotto pressione dalla recessione in atto”. La quota di strutture industriali è pari all’8% del totale, “non molto al di sotto della media generale (10%)”, “il segnale di una manifattura artigiana che, in particolare in passato, ha generato, seppure deboli, spinte alla crescita”.  
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    I numeri dell'economia

    Outlook Confcommercio/L’analisi delle aspettative nel primo semestre del 2014 L’incertezza spaventa le famiglie

    Si riducono i pessimisti, ma la capacità di spesa continua a rimanere ai minimi termini
    Solo il 21 per cento degli intervistati considera la propria condizione economica solida

    Continua a migliorare il clima di fiducia delle famiglie, ma il protrarsi della crisi economica, unita ad una pressione fiscale ancora molto rilevante, hanno determinato una stasi dei consumi che non favorisce la ripartenza dell’economia. La percezione di questo tipo di clima emerge dall’Outlook Italia Confcommercio-Censis relativo alle aspettative nel primo semestre 2014, indagine effettuata su un campione di 1.200 nuclei familiari stratificati per macro-area di residenza, per ampiezza demografica del comune di residenza, per età del capofamiglia e tipologia familiare. Dopo due anni in cui hanno prevalso pessimismo e mancanza di fiducia, in avvio del 2014 le famiglie guardano con maggiore ottimismo al futuro. Gli ottimisti, infatti, crescono dal 30,1% del secondo semestre 2013 al 37,4%, mentre i pessimisti calano al 24,6%, percentuale che li colloca, dopo alcuni semestri, in minoranza. Ma ad essere preminenti sono i giudizi degli incerti, cioè di coloro in cui prevalgono i dubbi rispetto al futuro, la cui quota sale al 38,2% del campione.
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    Approfondimenti

    Dopo il primo triennio riconfermato alla presidenza a larghissima maggioranza Guidi: “Pronti a cogliere la sfida di Expo 2015” “Si è aperta una fase nuova, quella di un sindacato che ritrova le proprie ragioni non solo nella tradizione e nella continuità, ma anche in una profonda rivisitazione del proprio modo di funzionare a favore delle imprese associate e nell’interesse del Paese”

    Il presidente di Confagricoltura Mario Guidi
    Nei giorni scorsi l’assemblea di Confagricoltura ha riconfermato Mario Guidi alla presidenza per il prossimo triennio. “Dal 2011 ad oggi - ha sottolineato il presidente nella sua relazione - sono avvenuti cambiamenti profondi e irreversibili, a livello nazionale ed internazionale, ed è ormai chiaro che niente potrà tornare come prima. La direzione è segnata: uno Stato più “magro”, un welfare più efficiente, mercati meno ingessati, regole meno asfissianti; attraverso riforme strutturali, la riduzione della spesa pubblica e delle partecipazioni dirette. In questo contesto anche le organizzazioni intermedie dello Stato, da quelle di rappresentanza alle istituzioni, comprese le province, i piccoli comuni, le camere di commercio, sono in discussione al pari della dirigenza pubblica”. “Confagricoltura - ha continuato Guidi  - ha colto questi segnali da tempo ed ha avviato un processo di riorganizzazione interna basato sull’innovazione, mentale, sociale, associativa, sindacale e organizzativa. Questo lavoro ci ha permesso di ottenere importanti risultati anche sul fronte normativo, di vincere la doppia battaglia sull’Imu, di chiudere la vicenda della Tasi in modo soddisfacente, di ripristinare la fiscalità agevolata per le società agricole; provvedimenti che hanno generato un risparmio significativo per le imprese, che potrà aumentare ancora se verranno accolte le nostre proposte sulla semplificazione. Ma che soprattutto ci ha consentito di raggiungere gli obiettivi che l’assemblea mi aveva affidato tre anni fa, al momento della mia elezione".
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    Green Style

    Lo scorso 22 aprile si è svolta la 44esima edizione della festa della terra Earth day: in 20 anni perso il 15 per cento delle campagne

    Coldiretti: “Ogni giorno sottratte aree agricole equivalenti a circa 400 campi di calcio”
    Realacci: “La difesa dell’ambiente è  una straordinaria opportunità contro la crisi” 

    Lo scorso 22 aprile è stata celebrata l’”Earth day”, la giornata della terra, giunta alla 44esima edizione. “L’Earth Day - ha sottolineato Ermete Realacci, presidente della VIII Commissione Ambiente della Camera - è un'occasione per ricordare che difendere l'ambiente non solo è giusto, ma rappresenta anche una straordinaria opportunità per affrontare la crisi economica e guardare al futuro”. Realacci ha posto in evidenza che “quella della green economy è una prospettiva vera in tutto il mondo, ma in Italia è già una realtà, che incrocia la sfida della qualità, si nutre dei talenti dei territori e dà forza alla missione del nostro Paese”. “Come evidenziato da una recente indagine promossa da Symbola e Unioncamere, già oggi – ha rilevato Realacci - esiste infatti un'Italia green che è fatta dal 22  per cento delle imprese, che crea occupazione e ricchezza, tanto che il 38 per cento delle assunzioni complessive programmate nel 2013 si deve a queste realtà. E proprio grazie a questa green Italy sono stati prodotti nel 2012 oltre 100 miliardi di valore aggiunto e vengono impiegati tre milioni di green jobs".
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    Glocal di Ernesto Pappalardo

    La politica del day/by day appare molto lontana dalle reali esigenze delle imprese In mezzo al guado e senza “rete”

    La ricerca Abi/Censis segnala la complessità della situazione in provincia di Salerno
    Scarsa propensione a focalizzare i giacimenti di innovazione e poco capitale finanziario

    La radiografia che emerge dalla ricerca Abi/Censis (“Territorio, banca, sviluppo. I sistemi territoriali dentro e oltre la crisi”, Roma, gennaio 2014) è chiara e dettagliata: la provincia di Salerno rientra in un raggruppamento di territori identificato come un “mix destrutturato industria - commercio- turismo”. Al di la dei tecnicismi, siamo in presenza di un’area alle prese con un’identità socio/economica complessa, che si trova ad affrontare un passaggio storico importante, denso di conseguenze sostanziali nel medio e lungo periodo. “Questo sistema territoriale - è scritto nel documento analitico in riferimento alle 12 province che ricadono nel gruppo in questione - appare, così, in mezzo al guado, spinto da forze diverse e innervato da settori produttivi differenti, nessuno dei quali riesce, attualmente, ad esprimere una vera spinta propulsiva”.
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