Lo Speciale
Unioncamere/Le dinamiche di nati/mortalità delle aziende iscritte ai registri Cciaa
Salerno, boom di imprese a guida straniera
Nel 2013 sul territorio provinciale il tasso di crescita ha superato la media nazionale
La Campania è la prima regione d’Italia per incremento di ditte con titolari extra Ue
di Mario Gallo
E’ boom delle imprese straniere in provincia di Salerno, così come, in generale, in tutta la Campania. I dati ufficiali relativi alla nati/mortalità delle imprese guidate da stranieri risultante dal Registro delle Imprese delle Camere di Commercio, diffuso da Unioncamere, indica nel corso del 2013, per il territorio della provincia salernitana, un tasso di crescita delle imprese rette da stranieri pari al 6,86% per un saldo positivo di 407 unità ed uno stock complessivo, al 31.12.2013, di 6.324 aziende, il 5,27% sul totale delle aziende iscritte ai registri camerali provinciali. Il dato salernitano si inserisce in un contesto come quello campano, che ha visto, nel 2013, un tasso di crescita delle imprese con titolari stranieri pari al 9,14% (il più alto tra le regioni italiane) per un saldo attivo, sempre al 31.12.2013, di 2.506 aziende ed uno stock complessivo di 29.912 imprese, il 5,32% sul totale delle aziende iscritte in Campania. Particolarmente significativo il dato inerente la provincia di Napoli, in cui il tasso di crescita delle imprese straniere nel 2013 è stato del 15,25%, il più alto a livello nazionale, con un saldo positivo pari a 1.593 imprese ed uno stock complessivo di 12.031unità (il 4,40% del totale imprese).
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I numeri dell'economia
Censis/I risultati del rapporto “Dare e avere con l'Europa” presentato nei giorni scorsi
Fondi Ue, saldo negativo per 5,7 miliardi
L’Italia è il terzo contribuente netto dell'Ue, pur essendo al 12° posto per Pil pro/capite Le cifre parlano chiaro: nel 2012 versati 16,4 e “ricevuti indietro” 10,7 miliardi di euro
La radiografia dei rapporti economici – dare/avere – tra Italia ed Unione Europea conferma le grandi potenzialità del sistema economico e produttivo tricolore, ma anche la necessità di evidenziare meglio all’interno della comunità degli Stati membri il peso specifico che il Paese conferma di possedere nonostante la grave crisi economica e produttiva. La scarsa capacità di spesa dei fondi strutturali resta una delle criticità di fondo, che penalizza non poco i percorsi di crescita soprattutto nelle regioni più in ritardo rispetto alle dinamiche della convergenza. Il rapporto “Dare e avere con l'Europa” presentato dal Censis nei giorni scorsi offre una puntuale mappa per orientarsi tra i principali indicatori utili per entrare nel merito dello scenario di riferimento.
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Approfondimenti
La promozione di percorsi di sviluppo sostenibile nel perimetro delle aree protette
Ance Salerno punta sulle filiere “green” intelligenti
Nel protocollo con l’Ente Parco del Cilento prevista la ricerca di fonti di finanziamento
a livello comunitario per avviare progetti di recupero del patrimonio edilizio esistente
Da sinistra Antonio Lombardi e Amilcare Troiano
“Ance Salerno - spiega il presidente Antonio Lombardi entrando nel merito del protocollo d’intesa siglato nei giorni scorsi con l’Ente Parco del Cilento - da tempo sottolinea che, nel contesto di un generale impoverimento del mercato delle costruzioni, è diventato indispensabile rinnovare e reinventare la “filiera” allargata dell’edilizia - architetti, ingegneri, geometri, artigiani, operai specializzati, produttori di materiali, fornitori di servizi – che va ri-orientata verso la frontiera della sostenibilità ambientale. Solo così potremo procedere alla realizzazione di un vero e proprio piano di riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico e privato a livello regionale e nelle singole province”.
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Green Style
Dopo la consultazione pubblica avviata nel 2012 al via l’iter del processo di riforma
“Bio”, ecco le proposte della Commissione Ue
Tra le indicazioni il rafforzamento dei controlli e l’incentivazione del passaggio dei piccoli
produttori all’agricoltura “green” introducendo l’opzione della certificazione di gruppo
Sono state pubblicate dalla Commissione Europea le nuove proposte per un nuovo regolamento relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici con l’obiettivo di ovviare ad alcune carenze del sistema attuale. Le proposte, che saranno trasmesse al Parlamento ed al Consiglio Europeo, sono state suggerite anche dai risultati di un vasto processo di consultazione, avviato nel 2012, che prevedeva una serie di audizioni con esperti internazionali e dell’Ue in materia di produzione biologica a cui è seguita una consultazione pubblica, avviata nel 2013, che ha suscitato un grande interesse nei cittadini (45mila risposte, provenienti in larga misura dai consumatori più che dai produttori). Durante tale fase sono state evidenziate le preoccupazioni del pubblico relative alle questioni ambientali e di qualità, con una chiara richiesta di rafforzare e rendere più uniformi le norme in materia di produzione biologica in tutta l’Unione.
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Glocal di Ernesto Pappalardo
Il differenziale tra bacini di risorse disponibili e capacità di attivare percorsi di crescita
La crisi non “piega” i micro/ “cacicchi”
Il taglio dei trasferimenti pubblici e la spending review non spengono i municipalismi
Il “fare sistema” si arena di fronte ai protagonismi localistici e i fondi Ue si disperdono
Il discorso, per la verità, è abbastanza vecchiotto. Ma resta, purtroppo, di grande attualità. In questi ultimi giorni si è fatto un gran discutere di dispersione di fondi strutturali Ue, di polverizzazione degli interventi, di scarsa capacità di concentrare le risorse su poche e centrali priorità etc etc. La chiave di lettura è stata quasi sempre incardinata nella prospettiva dall’alto verso il basso. Nel senso che l’attenzione è stata focalizzata principalmente sul grande imbuto della Regione, dove la narrazione predominante – con molte e valide ragioni, per carità – individua il problema dei problemi. I numeri, le statistiche, le certificazioni di spesa certamente descrivono alcune sostanziali criticità. Rappresentano, cioè, uno stato delle cose che dimostra che c’è molto da lavorare per rendere più efficiente e spedita l’azione politico/amministrativa. Detto questo, occorre sottolineare che è molto più raro, invece, sentire parlare di che cosa accade in “basso”, nei territori, nelle aree vaste che si addensano intorno alle medie e grandi città. Capita molto più di rado, insomma, di imbattersi in qualche analisi/commento che si addentra nella dimensione dei tanti micro/municipalismi figli della prima stagione dei sindaci e ormai alle prese con la replica improduttiva di scimmiottamenti - anche sul piano del linguaggio sempre elettoralistico – ad uso e consumo di una visione alquanto angusta e, soprattutto, incapace di ottenere quei famosi “salti” di scala ormai divenuti indispensabili per garantire sviluppo non effimero.
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