L'intervista
L’intervista/Il pacchetto di proposte operative messo a punto da Ance Salerno
Lombardi: “Subito un piano per l'edilizia residenziale”
Le priorità per rilancio delle costruzioni: “Riqualificazione ed efficientamento
indispensabili per stimolare l’impiego di risorse importanti nell’intera regione”
Antonio Lombardi
Le previsioni per il primo semestre del 2014 non sono positive, ma il presidente dei costruttori salernitani Antonio Lombardi ritiene che “con interventi coordinati e di sistema sarebbe possibile avviare il percorso di ripresa, sebbene lenta e difficile, del comparto edile”.
Presidente, quali gli interventi prioritari da mettere in campo per intravedere quella luce in fondo al tunnel che nel report del Centro Studi Ance Salerno sembra ancora lontana?
“Prima di tutto occorre ottenere al più presto la piena attuazione sul territorio provinciale degli accordi siglati in sede nazionale tra Abi e Categorie Produttive. Attendiamo dallo scorso mese di luglio che l’Abi renda noti i risultati della verifica a suo tempo a noi preannunciata sulla effettiva praticabilità delle intese sopra richiamate in provincia di Salerno. La questione del credito è propedeutica a qualsiasi altro intervento: se non si rimette in circolo la necessaria liquidità per dare respiro alle imprese, sarà quasi impossibile non solo aumentare il livello di investimenti privati, ma mantenere l’attuale contesto occupazionale”.
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I numeri dell'economia
Rapporto Ance Salerno/Gli scenari del settore edile per il primo semestre 2014
Costruzioni, il comparto privato può “salvare” le imprese
Il “sentiment” migliora, ma tutti i principali indicatori si confermano negativi
Il problema prioritario per le imprese resta il reperimento delle risorse finanziarie
Da sx Coccorese (Unisa), Lombardi (Ance Sa) e Persico (Unisa)
Il settore delle costruzioni nel Salernitano “non intravede ancora la fine del tunnel e continua a subire l’onda lunga della crisi”. Questa in sintesi la chiave di lettura dell’indagine qualitativa presentata dal Centro Studi di Ance Salerno. “La persistenza di tutti i principali indicatori in campo negativo - si legge nel rapporto - sottolinea il permanere di uno stato recessivo, pur a fronte di proiezioni economiche generali improntate a un minore pessimismo”. In questo quadro “il rischio-usura si inserisce pericolosamente nello scenario di un difficile e complesso 2014, caratterizzato da lievi segnali di inversione di tendenza soltanto nel comparto privato”. Non accenna ad indebolirsi - in stretta relazione con il rischio-usura - il problema dell’accesso al credito. I risultati meno negativi di questa indagine rispetto al rischio-usura “possono attribuirsi - spiegano da Ance Salerno - alla minore domanda di credito proveniente dal mercato, che induce minore rischio nel ricorrere a canali non legali di finanziamento”. Il campione di imprese intervistate reputa, inoltre, alto il livello di pressione fiscale e ne sollecita una sua riduzione sia a livello centrale che regionale e locale. Emerge, infine, l’auspicio di mettere in campo modelli operativi più snelli ed efficaci dal punto di vista dei controlli sull’evasione e sull’elusione fiscale, ritenendo quelli attuali scarsamente incisivi . La “tassa più odiata” dai costruttori salernitani risulta l’Irap, seguita da quella sui rifiuti. [continua]
Green Style
Inea/L’analisi del comparto primario nell’annuario riferito alle dinamiche del 2012
La crisi non risparmia l’agricoltura
Tra le principali indicazioni: diminuiscono i volumi commerciali, ma il fatturato “tiene”
Lievi riflessi sui livelli occupazionali, continua il trend positivo per il mercato biologico
Pubblicato in questi giorni dall’Inea (Istituto Nazionale di Economia Agraria) l’”Annuario dell’agricoltura italiana 2012”, volume che racchiude, annualmente, le vicende dell’economia agraria italiana e che l’Istituto realizza dal 1947. Anche per il settore primario si sono fatti sentire gli effetti della recessione che ha colpito il Paese, come dimostrato dal calo del 4,4% del valore aggiunto e del 9,6% degli investimenti aziendali. Nello stesso tempo, però, il 2012 ha visto anche la crescita del fatturato dell’industria alimentare (+2,3%) e di alcune voci dell’export, quali quelle relative ai vini, ai prodotti dolciari, ai salumi ed ai formaggi. Inoltre l’occupazione all’interno del settore è riuscita a superare quasi indenne una crisi che ha, invece, penalizzato ampiamente l’aspetto occupazionale degli altri settori produttivi. [continua]
Approfondimenti
Confindustria/SRM. Il grave scenario delineato da “Check-up Mezzogiorno”
La desertificazione industriale avanza
Dal 2007 il Pil meridionale è calato di 43,7 miliardi di euro, speranze dall’export
Il rischio concreto di una ripresa lenta e con bassi livelli di crescita occupazionale
E’ particolarmente pesante il bilancio relativo all’economia del Mezzogiorno al termine del 2013, sesto anno consecutivo dall’inizio della crisi. I dati pubblicati nel volume “Check-up Mezzogiorno” da Confindustria e Studi e Ricerche per il Mezzogiorno evidenziano le gravissime ripercussioni che la prolungata fase recessiva ha prodotto sul tessuto economico meridionale, quali la perdita di una significativa parte del Pil, il trend ampiamente negativo riguardo alla natalità imprenditoriale, la crescita delle difficoltà legate al credito ed il forte calo occupazionale il quale, anche a fronte di una paventato debole rilancio economico nel 2014, dovrebbe continuare a far segnare numeri ancora poco confortanti. Segnali di speranza, comunque, provengono dalle imprese di medie dimensioni, ancora in grado di reggere sui mercati e, anzi, di accrescere il proprio fatturato, e dall’export che premia i distretti produttivi meridionali legati al settore alimentare e chimico. [continua]
Glocal di Ernesto Pappalardo
Scenari 2014/Le analisi a consuntivo 2013 stroncano il quadro congiunturale del Sud
La partita decisiva si gioca sulla capacità di spesaLotta contro il tempo, altrimenti abbiamo già perso
Se il 2013 è stato l’anno della “desertificazione industriale”, il 2014 rischia di diventare quello dell’”effetto trascinamento”. In altre parole: l’anno della “ripresa senza occupazione” (ammesso che si consolidi il percorso di uscita dalla recessione). Se è davvero eccessivo parlare di una vera e propria ripartenza (al punto che Confindustria precisa che sarebbe il caso di fare riferimento, invece, al termine “ricostruzione”), è anche il momento di prendere pienamente coscienza che non esistono alternative all’effettiva spesa dei fondi disponibili per il Mezzogiorno, sfatando una volta e per sempre il luogo comune che individua come problema centrale la mancanza di risorse. Non è così. I conti sono presto fatti: sul piatto della bilancia per il Sud ci sono qualcosa come 60 miliardi di euro. I primi 20 provengono dai fondi strutturali veri e propri; poi ce ne sono altri 10 circa rintracciabili nel Piano d’Azione e Coesione (Pac) ed altri 30 nel Fondo Sviluppo e Coesione (Fsc). Senza tenere conto della nuova programmazione (2014/2020). E’ del tutto evidente, quindi, che il Sud è destinato a scontare prima di tutto l’onda lunga della scarsa efficienza della macchina amministrativa, oltre che – fattore ancora più grave ed ingiustificabile – la carenza di visione della filiera istituzionale (da un numero imprecisato di anni senza differenziazione alcuna tra le diverse gestioni politiche che si sono succedute) nell’elaborare ed attuare un adeguato disegno di sviluppo del territorio in sintonia con l’economia reale espressa dai vari comprensori produttivi. [continua]