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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Il turismo? "Argomento" di stagione

    Nel deserto delle politiche di sviluppo locale - che in Campania si espande a macchia d’olio da anni - spiccano ritardi e “miopie” soprattutto in materia di agroalimentare, turismo e artigianato artistico. Sarà un caso, ma in uno studio Unioncamere-Upi (datato, ma, purtroppo, sempre attuale) sulle strategie di marketing territoriale auspicabili in provincia di Salerno, è inserito un passaggio che diventa emblematico per rendersi conto di come vanno le cose dalle nostre parti. “Le vocazioni produttive e settoriali della provincia di Salerno - si legge a pagina 55 del documento in questione, che risale al mese di giugno del 2005 - sono quelle dell’agroalimentare, del turismo e dell’artigianato artistico”. Insomma, stiamo parlando proprio dei tre assi portanti dell’economia salernitana che restano desolatamente abbandonati a se stessi. E non c’entra affatto la crisi gravissima che non accenna a diminuire. Si tratta, invece, principalmente di un ritardo di “visione” e di competenze della classe dirigente locale nel suo complesso – e non soltanto di quella politica ed istituzionale - che si somma alle consuete inefficienze della macchina burocratico-amministrativa. Naturalmente, in questo scenario così deprimente spicca la persistente incapacità “culturale” di larghissima parte di imprenditori ed operatori delle tre filiere prese in considerazione di procedere insieme – e non con un approccio sterilmente individualistico – su uno stesso percorso. Senza ancora stare a valutare quale percorso, manca, quindi, la condizione preliminare: la consapevolezza di dovere per forza di cose condividere un cammino comune per sperare di incidere in ambiti nazionali ed internazionali fortemente competitivi e molto più avanti in termini di azioni di sistema. Per quanto concerne più specificamente il turismo, basta segnalare che è diventato un argomento “stagionale”: se ne inizia a parlare – non sempre con cognizione di causa – non prima delle vacanze di Pasqua, che nell’immaginario collettivo (e, purtroppo, anche mediatico) sono diventate il pretesto per provare a delineare le prospettive dei mesi estivi. In altre parole: più che le cause dell’incredibile incapacità di mettere a frutto le potenzialità di un settore che può contare – per grazia ricevuta più che altro – su un know how di base unico al mondo, ci si trastulla con le previsioni sui trend e con le statistiche riferite a quale porzione di provincia registrerà più visitatori. Nell’intervista pubblicata ieri nella pagina “Imprese&Mercati” su “la Città”, Domenico Sorgente – operatore turistico e delegato di Ascom Salerno per questo comparto – ha indicato alcuni punti che vale la pena di riprendere perché sintetizzano lo stato dell’arte non solo nel capoluogo, ma anche negli altri territori del Salernitano. Il nodo principale da sciogliere resta – sebbene siano in corso significative azioni per superare il problema – la balneabilità del mare. Tra gli asset principali da recuperare e valorizzare ancora più adeguatamente il mare conserva intatto il suo “appeal” verso svariati target di utenza turistica. E questo vale, ovviamente, anche per la città di Salerno. Ma nel ragionamento di Sorgente affiora il tema che sarà dirimente nel medio e lungo periodo: la capacità di esprimere un livello di qualità ambientale “trasversale” alle varie proposte turistiche. Intorno ai grandi attrattori manca, cioè, un quadro territoriale incentrato – per esempio – su un efficace ciclo integrato di rifiuti; sulla perfetta funzionalità degli impianti fognari; sulla tutela della bellezza del paesaggio; sulla sostenibilità degli interventi infrastrutturali necessari ad agevolare i flussi di mobilità delle persone; sull’efficienza gestionale di tutti i servizi che ruotano intorno all’ospitalità turistica. Questo discorso porta direttamente alle politiche di “marchio del territorio” che considerano prioritaria la certificazione qualitativa del sistema dell’accoglienza: alberghi, ristoranti, bar, pizzerie, per fare alcuni esempi. Occorre, quindi, diffondere prima di tutto la cultura dell’eccellenza all’interno di una visione che non prevede ripartizioni tra “isole” felici ed infelici. E’ l’insieme del sistema-Salerno che va collocato sullo scaffale dell’offerta nazionale – e soprattutto internazionale – del mercato turistico. Perché, a differenza di altre regioni o località, può mettere sul piatto della bilancia un insieme di proposte che concorrono a definire più “pacchetti” turistici. Non un solo turismo, quindi, ma più turismi con un unico comun denominatore: la qualità dei servizi in sintonia con la qualità del territorio. Discorso non semplice, per carità. Ma sarebbe il caso di iniziare, almeno, a parlarne. ERNESTO PAPPALARDO direttore@salernoeconomy.it


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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