Glocal di Ernesto Pappalardo
Lavoro, modello lombardo per aiutare i giovani
A Milano hanno pensato ad un “ponte generazionale” per provare a creare spazi di lavoro vero per i giovani. Il progetto – messo in campo da Assolombarda in accordo con la Regione Lombardia, l’Inps e le organizzazioni sindacali – si pone “l'obiettivo di coniugare – si spiega sul sito web dell’associazione confindustriale – l’accompagnamento alla pensione dei lavoratori più maturi con l’ingresso di giovani in azienda”. E scendendo più nello specifico: “In particolare, l’intesa - che implica l’utilizzo delle risorse messe a disposizione dalla Regione Lombardia - prevede che i lavoratori a cui manchino non più di 36 mesi per il conseguimento del diritto alla pensione possano trasformare il rapporto di lavoro, su base volontaria e in accordo con l’azienda, da tempo pieno a part-time beneficiando della copertura contributiva anche per la parte di orario non lavorato. Allo stesso tempo l’azienda si impegna ad assumere giovani in età compresa tra i 18 e 29 anni con contratto di apprendistato o comunque a tempo indeterminato assicurando la realizzazione di un saldo occupazionale positivo”. Si è rivelata determinante, quindi, la disponibilità delle risorse che in Lombardia la Regione ha messo nel piatto per coprire il cosiddetto “delta contributivo” - ricorrendo alla formula della contribuzione a titolo volontario - in favore dei lavoratori prossimi al pensionamento per la durata massima di un triennio. E’ la strada che nell’intervista pubblicata nella pagina “Imprese&Mercati” ieri su “la Città” ha indicato il segretario della Cgil Campania Franco Tavella ed alla quale ha fatto brevemente riferimento in una recente intervista apparsa sul quotidiano “Il Mattino” il presidente degli industriali salernitani Mauro Maccauro. Manca al momento, pare di capire, l’elemento fondante: i soldini che a Milano il livello regionale ha deciso di immettere nel circuito produttivo. Contatti – ha anticipato Maccauro – sono in corso con la Regione Campania e più precisamente con il delegato del presidente Caldoro alle attività produttive Martusciello, più volte presente a Salerno negli ultimi tempi. E’ del tutto evidente che il “modello lombardo” – come ha spiegato bene Tavella – avrebbe un rilievo ancora maggiormente significativo se inserito in una cornice di vero e proprio “patto generazionale” che è un concetto più ampio del “ponte tra generazioni”. Non si tratta semplicemente di accompagnare alla pensione gli over 60 e di creare corsie più veloci per gli under 30, ma di mettere in campo un “approccio sociale”, prima ancora che economico e sindacale, al problema della disoccupazione giovanile. L’accordo raggiunto in Lombardia non a caso prevede, tra le altre lodevoli priorità, anche “una condivisa valutazione delle parti sociali sulla necessità di programmare per molti lavoratori prossimi al pensionamento interventi formativi che potranno riguardare tematiche inerenti il riorientamento professionale o l’attività di coaching o il suo percorso di transizione verso nuove opportunità in una logica di invecchiamento attivo”. Siamo, quindi, in presenza di una visione che poggia solidamente le basi sul rispetto primario delle persone, prima ancora che dei lavoratori, nell’arco dell’intero ciclo vitale. Siamo, cioè, in pieno solidarismo civico, opportunamente coniugato con il tipico pragmatismo del fare. Proprio quello che in termini di capitale sociale (e culturale) manca drammaticamente da queste parti, dove si stenta a parlare di responsabilità collettive e, quindi, condivise. Insomma, al di là dei tecnicismi – e dei soldi che la Regione Campania avrebbe l’obbligo per così dire morale di reperire, se si vuole conservare un minimo di credibilità istituzionale, viste le tante ingiustificabili inadempienze (senza distinzione di “epoche” politiche) – può essere questa una delle strade più valide da seguire in un 2013 che non si preannuncia facilissimo per imprese e famiglie. Le premesse sembrano buone, anche perché il modello di riferimento è estremamente valido e di fatto già operativo. Sarebbe una piacevole sorpresa scoprire che tra Milano e Salerno, proprio su un terreno così importante per il futuro delle nostre comunità, le distanze sono più ridotte di quelle che normalmente si è portati a pensare. ERNESTO PAPPALARDO direttore@salernoeconomy.it
Glocal di Ernesto Pappalardo
La laurea? Non basta
22/09/2017
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.
di P. Coccorese
ed E. Pappalardo
Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare. [Continua]
Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
07/07/2017
Lo scenario.
Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]
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