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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Elezioni, squadre e soliti schemi perdenti

    L’analisi del fenomeno sportivo può tornare utile per comprendere la differenza in termini di competitività tra un territorio e l’altro. Sono chiari da tempo i motivi che hanno contribuito in maniera determinante all’isolamento politico ed istituzionale della comunità salernitana. La mancanza – e nemmeno la benché minima ricerca – di un serio progetto condiviso per lo sviluppo del sistema economico e produttivo è una triste constatazione. A nulla sono serviti molti studi – ad uno dei quali ieri si è dato ampio spazio nella pagina de “la Città” dedicata a “Imprese&Mercati” – anche molto autorevoli e ben fatti. Né è stato “costruttivo” individuare le linee strategiche e gli “asset” centrali su qui quali puntare con decisione (agro-alimentare, turismo, artigianato, gomma-plastico), mettendo a fuoco le “ricette” per provare a posizionarsi sul mercato dei capitali (più infrastrutture, maggiore capacità aggregativa, più attenzione alle dinamiche di valorizzazione delle qualità produttive, eccetera). Alla fine di ogni ragionamento è rispuntato sempre con prepotenza il problema di fondo: la “coerenza” della classe politica espressa (?) dalle nostre comunità con la propria idea di scambiare i luoghi delle Istituzioni con le sedi del proprio partito di appartenenza. Fino a quando – con la decadenza e la crisi di credibilità degli stessi partiti – si è arrivati ad identificare in maniera quasi sovrapponibile Istituzioni e segreterie (o appendici varie) dei singoli “leader” degli schieramenti in sciagurata competizione anche su un terreno cruciale per i cittadini di oggi e di domani come lo sviluppo economico. E’ come se i componenti della “squadra” – per tornare alla metafora sportiva – non solo si guardassero in cagnesco tra di loro, ma decidessero di non scendere proprio in campo, preferendo guardare gli altri come giocano. Insomma, da cosa non nasce cosa e si trasmette – ulteriore danno nel danno – la certezza che occorre fare da soli. Anzi, che forse è meglio cercarsi un’altra squadra e un altro campo di gioco (in questo caso, un altro territorio). La cartina di tornasole di questo doloroso stato di cose si materializza quando, invece, la “squadra” si guarda negli occhi nello spogliatoio e decide che non solo deve scendere in campo, ma che è il caso anche di provare a giocare per vincere la partita. L’esempio appartiene alla cronaca recente. Martedì scorso è stato presentato nella sede dell’associazione degli industriali di Salerno un “tavolo” che mette insieme tutti gli attori della filiera agro-alimentare. Senza entrare nella specificità “tecnica” delle finalità del “tavolo di monitoraggio”, è importante sottolineare che dal mondo “del fare” arriva un altro segnale positivo: finalmente si sceglie di “costruire” percorsi condivisi, di fare “filiera” lunga, di stare insieme per elevare ancora di più il tasso di qualità dell’offerta produttiva – in un settore trainante per l’economia di tutto il Mezzogiorno, non solo della provincia di Salerno – tenendo conto dell’esigenza di mostrarsi coerentemente anche all’esterno come un territorio “coeso”, che conosce bene le proprie eccellenze ed i propri punti di criticità. Peccato che il “tavolo” della filiera agro-alimentare resti - solo al momento, speriamo - un “progetto-pilota” in beata solitudine. Si dirà: ma proprio adesso che ci sono le elezioni politiche alle porte si può pensare di parlare di “coesione” istituzionale? E, se, invece, proprio perché ci sono le elezioni politiche alle porte il “mondo del fare” prendesse la palla al balzo per sottoporre ai candidati di destra, sinistra e centro il manifesto delle “priorità” indifferibili per smuovere le acque di un sistema economico e produttivo aggrappato disperatamente al traino dell’export dell’agro-industria? Sarebbe un modo semplice, ma diretto per mettere in primo piano gli interessi del territorio (delle imprese e dei lavoratori) chiedendo in piena autonomia e trasparenza impegni precisi agli aspiranti parlamentari che dovranno rappresentare la provincia di Salerno nei prossimi cruciali anni. La sensazione è che la “squadra” come sempre giocherà - se giocherà - in ordine sparso, senza schemi e puntando sull’azione personale del “fuoriclasse” di turno. Una partita già vista e che abbiamo perso fin troppe volte. ERNESTO PAPPALARDO direttore@salernoeconomy.it


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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