Glocal di Ernesto Pappalardo
Territorio: tra marketing e vecchi "difetti"
Capita di ritrovare tra le proprie carte un documento di Unioncamere-Upi (“Marketing Territoriale. Soggetti e Progetti”) che risale al 2005 (mese di giugno). Un secolo fa, dal punto di vista delle dinamiche economiche e produttive. Perché rispolverarlo? Perché a distanza di sette anni e mezzo lo scenario descritto è cambiato solo in parte, ma, soprattutto, non è successo assolutamente niente dal punto di vista più importante: la coesione degli attori sociali ed istituzionali chiamati a mettere in movimento le dinamiche attrattive di un territorio che si presenta oggi particolarmente immobile. Anzi, in netto peggioramento. Nel documento preso in considerazione si entra nello specifico del “caso-Salerno” (pag. 50) e vale la pena di approfondire qualche aspetto. Per quanto concerne le opportunità di sviluppo si segnalano principalmente due questioni. La prima: “L’offerta infrastrutturale della provincia di Salerno, grazie al sistema attualmente disponibile e in fase di realizzazione, assumerà un ruolo strategico per lo sviluppo economico e sociale del territorio”. La seconda: “L’offerta territoriale in “senso stretto” è caratterizzata da un mix di competenze, tradizioni, “asset” e “saperi” che connota in modo eccellente i principali settori/filiere della provincia (agroalimentare, turismo e artigianato)”. Il documento ribadisce la necessità dell’apertura al traffico civile dell’aeroporto di Pontecagnano, dell’ampliamento del porto commerciale di Salerno, della creazione di una piattaforma logistica: anche se il vero salto di qualità – spiegano altri autorevoli analisti – arriverà solo quando queste tre infrastrutture saranno realmente in “rete” tra di loro. Novità rispetto a quello che da oltre un decennio si predica da un convegno all’altro? No, ma, per la verità, qualcosa si sta muovendo. La ristrutturazione del porto commerciale è ben avviata e già sono stati realizzati interventi molto importanti. Il network delle aree logistiche immaginate come vero e proprio retro-porto “diffuso” in varie zone della provincia è un riferimento strategico abbastanza condiviso. Sull’aeroporto arrivano, invece, le note dolenti, ma è sempre più evidente che in questo caso siamo in presenza di una partita politica (ricolma di interessi economici), prima ancora che istituzionale, tra Napoli e Salerno. E questo aspetto la dice lunga su come siamo “combinati” da queste parti quando si affrontano questioni in grado di condizionare il destino di intere province. A Salerno come in tantissime altre realtà del Mezzogiorno (ma non solo), manca, poi, l’elemento che fa la differenza tra sistemi di sviluppo locale competitivi e aree sempre più residuali. “Solamente l’unità di intenti e la collaborazione tra tutti coloro che hanno diversi interessi sul territorio - è scritto nero su bianco nel documento Unioncamere-Upi del 2005 - sono in grado di portare i risultati sperati”. Ma chi sono i veri portatori di interessi territoriali? L’elenco vale la pena rileggerlo con attenzione: Amministrazioni Comunali, Provincia e Regione; Camera di Commercio; Organismi Comunitari, Associazioni di Categoria, Autorità Portuale, Confederazioni Sindacali. Ed Università, aggiungiamo noi. Senza la condivisione delle coordinate strutturali del prodotto-territorio non è possibile mettere in campo una rappresentazione credibile ed attrattiva per quanti avessero anche vagamente l’idea di investire da queste parti. Senza un modello di sviluppo “pesabile” sul mercato dei capitali e senza un clima accogliente determinato dall’efficienza dei meccanismi amministrativi e dalla capacità da parte del privato di rendere dinamico l’ambiente produttivo non c’è proprio alcun verso di assicurarsi le risorse necessarie alla crescita di Salerno e dell’intera provincia. Speriamo solo che tra altri sette anni il documento Unioncamere-Upi del 2005 non sia ancora beffardamente attuale come lo è oggi. ERNESTO PAPPALARDO direttore@salernoeconomy.it
Glocal di Ernesto Pappalardo
La laurea? Non basta
22/09/2017
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.
di P. Coccorese
ed E. Pappalardo
Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare. [Continua]
Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
07/07/2017
Lo scenario.
Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]
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