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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Ed i partiti “risorgono” improvvisamente in vita

    Siamo, ormai, nell’imminenza del break estivo e, mentre la crisi economica continua a mordere - con imprese e famiglie in grave difficoltà - l’attenzione si sposta sull’interessato “attivismo” dei partiti. Molto si muove, si sonda, si arzigogola nei Palazzi salernitani, che, pure, in questi mesi non si sono distinti per particolare dinamismo rispetto alle complesse problematiche del sistema produttivo. Stride non poco con il contesto attuale accorgersi che i partiti “esistono” ancora, che – anzi – sono affaccendati nelle solite, antiche ed insopportabili “liturgie” che dovranno sfociare in accordi sui nomi “buoni” per le prossime elezioni alla Camera ed al Senato. Naturalmente, la partita in corso sul sistema di voto complica non poco schemi e “strategie” elaborati nelle consuete stanze del potere vero, che controlla quel che resta dei partiti a Salerno. Ma non è questo il focus del discorso. Qui si intende solo sottolineare che nella pre-bagarre in atto non si scorge – e non è affatto una sorpresa anche questa – alcun elemento di discontinuità con il passato – remoto e recente – di questa città e di questa provincia; né c’è qualche buon “samaritano” che annunci di volersi prendere la briga di mettere nero su bianco uno scarno, ma sostanziale elenco di cosette da fare subito per arginare il crollo dell’economia locale che sta subendo una vera e propria mutazione genetica. Né si intravedono iniziative davvero concrete sul piano della necessaria ed inderogabile “ricucitura” tra politica, istituzioni e corpi intermedi. Gli elementi sui quali riflettere in questa situazione sono, quindi, sostanzialmente due. Da un lato i partiti vanno avanti come se niente fosse accaduto in questi ultimi sette-otto mesi e pensano a gestire alla vecchia maniera la fase pre-elettorale; dall’altro non si sente assolutamente parlare di una exit strategy dalla crisi per il sistema economico locale. Insomma, anche nell’imminenza del voto – con qualsiasi sistema sarà architettato – l’emergenza economica della nostra provincia non ha nessun diritto di cittadinanza. Vogliamo parlare del “credit crunch”? Oppure delle decine di vertenze che alla fine sono arrivate al capolinea senza ragionevoli margini di recupero? O, ancora, di come disinvoltamente si mischino le carte in tema di inefficienza dei servizi essenziali per imprese e cittadini? O di come l’identità turistica di Salerno e di altre zone della provincia naufraghi ed affoghi nella pessima qualità – addirittura visiva – delle acque del mare? Di fronte a tutto questo è davvero difficile rintracciare prove effettive della presenza in vita dei partiti negli ultimi mesi. Non è un problema soltanto salernitano. Deprime ulteriormente la stucchevole “fiera”che ci viene propinata per dimostrare che quel seggio in Parlamento o alla Regione è occupato sul serio e può essere utile alla comunità alla quale dovrebbe fare riferimento. E’ la vecchia – ma solidamente arroccata – politica che non ha nessuna intenzione di cedere il passo. Neanche ad una parvenza di rinnovamento. Il timore – fondato – è che si auto-rigeneri, nonostante tutto, la linea di un potere inutile se non dannoso. Un potere completamente senza voce in capitolo a Napoli come a Roma, capace soltanto di emarginare dai processi di crescita un territorio che ha tutte le carte in regola per competere e migliorare le proprie condizioni socio-economiche. La verità è che non c’è riscontro alcuno - in quella che un tempo poteva definirsi “società civile” - di una volontà concreta di cambiamento. Forse sono troppi i legami consociativi che bloccano ogni mutamento necessario. E questo la politica lo sa bene, al punto che non si agita più di tanto e lascia correre, sguazzando in un “habitat” specializzato nel perpetuare assetti ed alleanze – anche e soprattutto di natura familiare – retaggio della peggiore “tradizione” meridionale. Insomma, è molto chiaro che per le nuove generazioni di salernitani continuerà ad essere notte fonda: il famoso ascensore della “mobilità sociale” non solo non sale e non salirà, ma addirittura scende - e continuerà a scendere - nei “sottoscala” del lavoro e delle carriere, con buona pace di lauree, master e lingue straniere fluentemente parlate. ERNESTO PAPPALARDO direttore@salernoeconomy.it


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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