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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Le strategie per affrontare i passaggi cruciali del nuovo ciclo economico sul territorio provinciale.Non solo governance Occorre elaborare un modello di gestione dell’area vasta intorno alla città utilizzando tutto il potenziale delle infrastrutture materiali ed immateriali.
     

    Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano “Il Mattino” (Edizione Salerno) domenica 10 settembre 2017.
     
    di Pasquale Persico e Ernesto Pappalardo
     
    Come si “progetta” un futuro diverso? Un futuro meno avaro di lavoro e di prospettiva di realizzazione professionale per le nuove generazioni? Come si fa a trattenere al Sud i “ragazzi con la valigia” (migliaia e migliaia come documentato dal Mattino) e, nello stesso tempo, a recuperare un’idea condivisa di sviluppo sostenibile in grado di assicurare livelli occupazionali e di benessere in linea con il resto d’Italia e d’Europa? Il disegno del percorso necessariamente da intraprendere appare per molti versi inevitabile, ma anche destinato ad incontrare le “resistenze” di un tessuto politico ed amministrativo (e non solo) ancora lontano dalla condivisione del principio sostanziale della “cessione di sovranità” istituzionale di livello locale - che implica, naturalmente, l’assunzione di rischi di non poco conto sul piano del controllo del consenso - in nome di una visione più ampia. In altre parole: il superamento del municipalismo difensivo degli anni ’90 del secolo scorso appare propedeutico alla costruzione di piattaforme territoriali in grado di generare qualità della vita migliore rispetto al passato e, nello stesso tempo, di “produrre” valore aggiunto in sintonia con i giacimenti naturali di cui sono dotate. Insomma, manifatturiero green oriented e piena valorizzazione delle filiere asimmetriche (Censis) incentrate sul dialogo tra agricoltura, paesaggio e turismi taylor made.
    Il completamento delle grandi opere.
    Le recenti raccomandazioni del Governatore della Campania Vincenzo De Luca a quanti in questo momento amministrano la città di Salerno riguardano, non a caso, la velocizzazione del completamento delle opere da tempo programmate. Le gallerie che collegano il porto commerciale alla rete autostradale; il Crescent; la modernizzazione delle altre parti della città da interconnettere con la Valle dell’Irno; la riqualificazione della linea di costa fino a Pontecagnano ed il completamento della viabilità veloce verso l’aeroporto mediante la metropolitana. Sono tutti tasselli fondamentali per accedere ad una nuova visione della città.
    Il riposizionamento del capoluogo.
    Sembra abbastanza chiaro che realizzare le opere programmate ed avviate nel corso del sindacato di Vincenzo De Luca significa rendere concreto un innovativo riposizionamento della città. Una città che può guardare ed interagire con l’area vasta nella quale è inserita - Valle dell’Irno/comprensorio universitario, Valle dei Picentini,  litorale a Sud da Pontecagnano fino a Paestum, con la porta magica dell’aeroporto -  valorizzando il proprio tessuto urbano e diventando capace di  produrre nuove densità di servizi per la popolazione residente e per quella in transito.
    La città territorialmente intelligente.
    Insomma, non solo Salerno città turistica, ma anche città smart che traina il suo smart land di riferimento. Una città intelligente che non perde nessun pezzo per strada, ma che valorizza e promuove la qualità del territorio che intorno ad essa si ritrova. Basti pensare al ruolo del porto commerciale che ha reso possibile da diversi anni il miracolo dell’industria agro-alimentare export oriented. Dopo un ventennio di buona stabilità della governance comunale che ha attivato con successo un percorso di recupero e di ri-orientamento dell’identità municipale, adesso occorre pensare al prossimo ventennio con occhi contemporanei, riposizionando sul mercato della competitività dei territori l’area vasta di Salerno, quella che definiamo, appunto, Grande Salerno. Un’operazione, in piccolo, già portata a termine con successo in Europa da molte altre città grandi o medie.
    La rete ecologica.
    E’ giusto ammettere che non si tratta di un obiettivo di poco conto, ma inevitabilmente occorre elaborare un modello di gestione integrata dell’area vasta che utilizzi tutto il potenziale delle infrastrutture esistenti o da creare sul territorio, compresa quella che definirei una vera e propria rete ecologica, un’infrastruttura indispensabile per affrontare in maniera efficace alcuni rischi connessi alla vivibilità urbana (anche alla luce di cambiamenti climatici sempre più invasivi). Progettare infrastrutture materiali ed immateriali per la città significa uscire dalla negligenza unilaterale dello spazio e del tempo fino ad allargare la prospettiva della governance urbana verso un approccio orientato a sviluppare le economie di scala, di scopo e di diversità della città futura.
    Governance, ma non solo governance.
    Resta il nodo della ridefinizione della governance sovra-comunale che non si  è certo giovata della falsa abolizione delle Province o del mancato decollo delle Città Metropolitane. E’ il punto dolente, il nodo irrisolto. Ma realizzare la Grande Salerno non significa soltanto allargare i confini amministrativi della governance. E’ indispensabile rilanciare una visione dei problemi e delle loro soluzioni che vada oltre i perimetri angusti dei comuni, fino a  diventare essa stessa – la Grande Salerno – un’infrastruttura complessa, inclusiva ed aperta dove l’attenzione ai non residenti impegnati in attività di sviluppo della città creativa è massima, senza, però, tralasciare minimamente il problema del miglioramento degli standard della qualità della vita dei residenti. Anche se la  popolazione dei residenti equivalenti risulta decisiva per aprire una prospettiva veramente innovativa dell’area vasta che deve offrire nuove opportunità a persone in grado di vedere un nuovo potenziale in crescita ed attraente.
    Basti pensare agli studenti universitari provenienti da altre aree geografiche e ai lavoratori qualificati attratti da percorsi di specializzazione innovativi. Il dialogo con queste categorie di residenti equivalenti diventa la vera cartina di tornasole per verificare sul campo come stabilizzare il maggior numero di residenti che sono costretti ad emigrare proprio perché non trovano accoglienza nel circuito occupazionale locale ancora non diffusamente in grado di interagire con quelli che si definiscono ragazzi con la valigia. Laureati in cerca di adeguata collocazione nel Nord Italia e all’estero, dove incrociano molti più laboratori urbani di riferimento.
    Vivere di Salerno, non a Salerno.
    In altre parole, cambia il paradigma della residenza: da fase passiva a fase attiva. Il concetto di vivere di Salerno deve prevalere sulla dizione di vivere a Salerno e ciò è valido se il tema della globalizzazione viene concepito come opportunità per l’area vasta della Grande Salerno, come nel caso del porto e delle connessioni interportuali ad esso collegate. Ma la globalizzazione come opportunità presuppone un cambiamento di scala nella visione del potenziale e la Grande Salerno può/deve diventare un Laboratorio Urbano Aperto da immaginare come cambiamento culturale prim’ancora che operativo. E la  comunicazione può svolgere un ruolo importante.
    A livello istituzionale in termini di nuova programmazione o di visione strategica è prioritario attivare percorsi di  sussidiarietà, interagendo e dialogando a fondo con i corpi intermedi: associazioni categoriali, ordini professionali, Camera di Commercio, Università. Elaborare nuovi indicatori di benessere - per esempio - non è compito solo dell’Istat, ma anche delle categorie produttive e delle professioni. Insieme si sviluppa meglio la resilienza innovativa, valore fondante delle città e dei territori che verranno.
     


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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