Glocal di Ernesto Pappalardo
Appare sempre più chiaro come sia lontana dal vero la rappresentazione che la politica ci propina dei nostri territori.Sviluppo e fuga di cervelli
Occorre rivalutare fortemente le logiche orizzontali relative a nuove governance aperte, non piramidali. Insomma, è un problema di approccio culturale.
Ogni volta che prende forma la triste realtà dei numeri sull’emigrazione giovanile, appare sempre più chiaro come sia lontana dal vero la rappresentazione che la politica (e non solo la politica, per la verità) ci propina dei nostri territori. L’analisi dei flussi in uscita dei residenti in provincia di Salerno compresi nella fascia anagrafica 25/34 anni - vedi approfondimento nel numero on line della newsletter del venerdì - conferma quello che è addirittura diventato un luogo comune. Ma avere superato la soglia di 5.000 ragazzi con la valigia, è davvero molto triste. Tuttavia, sorprende ancora “scoprire” che, mentre la politica celebra ogni presunto successo legato alle percentuali che l’Istat rende note ciclicamente, non appare mai chiaro, invece, quale sia la “visione”, l’idea realmente sostenibile che potrebbe/dovrebbe almeno arrestare l’emorragia, se non invertire la tendenza. Gira e rigira il “piatto forte” resta sempre il tentativo di captare consenso vecchio e nuovo nel breve termine, tamponando, rattoppando, ma senza mai andare alla radice del problema. Senza dubbio vanno bene gli interventi sul carico fiscale – per imprese e lavoratori – ma è altrettanto vero che occorre immaginare una “risposta” in termini di innovazione del modello di sviluppo del territorio provinciale in grado di creare occupazione aggiuntiva. In altre parole, la strada del grande intervento di stimolo per le imprese non può non incrociarsi con il problema di fondo che resta - non solo a Salerno, ma nell’intero Mezzogiorno - l’attivazione di dinamiche di crescita di media e lunga durata in sintonia con le vocazioni territoriali. Per intenderci: le ben note piattaforme competitive - all’interno delle quali si ritrovano interazioni virtuose tra le varie componenti del sistema economico e produttivo - non si “inventano” senza un progetto condiviso dai diversi attori locali. Le politiche di sviluppo orizzontale ed omogeneo, capaci di “contaminare” le diverse filiere, si collocano alla base di un disegno di non breve respiro.
D’altro canto, le problematiche che abbiamo di fronte sono di tale complessità che si dovrebbe partire dal presupposto che l’emigrazione giovanile non può essere arginata in base ad una risposta solo di natura quantitativa. E’ necessario, invece, lavorare con intensità ad un’articolazione dell’offerta di lavoro che contempli la qualità dei profili. Perché siamo in presenza di un paradosso che danneggia due volte il Sud. Da un punto di vista del disagio sociale e familiare, e non è questione secondaria. Ma anche sul versante dell’investimento finanziario (pubblico e privato) in capitale umano con un notevole valore aggiunto in termini di competenze (la fuga dei cervelli) che va ad arricchire altri territori.
E, allora, bisogna procedere rimettendo al centro della riflessione i modelli di sviluppo e le necessarie infrastrutture materiali ed immateriali in grado di avviarne in tempi ragionevoli il decollo. Il primo punto dal quale partire è molto probabilmente legato al superamento delle logiche “esclusive” che tendono a restringere i “perimetri” della crescita. E’ indispensabile abbracciare dinamiche “inclusive”, allargando le aree, fino a farle diventare vaste, curando al loro interno il dialogo ottimale tra tutte le componenti dello sviluppo socio/economico. Rivalutando fortemente - è bene ripeterlo - le logiche orizzontali di nuove governance aperte, non piramidali. Insomma, è un problema prima di tutto di approccio culturale. E proprio per questa motivazione non è di facile soluzione. Né aiuta la ricerca di consenso a breve che la politica esercita, ormai, senza nemmeno osare di guardare più lontano del suo naso.
direttore@salernoeconomy.it
@PappalardoE
Glocal di Ernesto Pappalardo
La laurea? Non basta
22/09/2017
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.
di P. Coccorese
ed E. Pappalardo
Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare. [Continua]
Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
07/07/2017
Lo scenario.
Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]
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