Glocal di Ernesto Pappalardo
Dati relativi al reddito imponibile delle persone fisiche per l’addizionale Irpef.Povertà, Agro più in difficoltà Nel 2011 nell’intera provincia le persone che percepiscono meno di 3.000 euro annui sono state 17.630, il 4,35% del totale dei dichiaranti nel Salernitano.
Questo articolo è stato pubblicato su Il Mattino (Edizione Salerno) venerdì 11 agosto 2017.
di Paolo Coccorese ed Ernesto Pappalardo
Ma quanti sono i poveri in provincia di Salerno? Se prendiamo in considerazione le dichiarazioni dei redditi relative al 2011 - e, quindi, escludiamo in partenza una vasta area di indigenza che gravita nell’ampio bacino del sommerso e dell’economia illegale - le persone che percepiscono meno di 3.000 euro annui ammontano a 17.630, il 4,35% del totale dei dichiaranti che risiedono nel Salernitano. I comprensori dove l’incidenza di questa fascia di popolazione è più alta sono l’Agro Nocerino Sarnese, il Cilento, il Vallo di Diano e la Piana del Sele. I comuni nel cui perimetro municipale questo indicatore è significativamente maggiore sono Castelnuovo di Conza, Camerota e Roscigno. Quelli, invece, dove è più basso sono Amalfi, Palomonte ed Acerno. Ma, al di là della logica dei numeri, emerge con chiarezza la stretta correlazione - in perfetta sintonia con le dinamiche segnalate dall’Istat qualche giorno fa - tra ampiezza del nucleo familiare e tasso di povertà. La presenza di minori o di giovani in cerca di occupazione è di per sé un elemento strutturale delle difficoltà finanziarie che attanagliano la quotidianità delle famiglie ed in particolare di quelle numerose.
Il metodo della ricerca.
I dati sono relativi al reddito imponibile delle persone fisiche ai fini delle addizionali all’Irpef e fanno riferimento all’anno di imposta 2011. Si tratta dei dati più recenti pubblicati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze tra quelli che forniscono informazioni dettagliate sulle fasce di reddito inferiori a 10.000 euro. I calcoli sono stati effettuati considerando 120 comuni sui 158 della provincia di Salerno (per i restanti comuni, alcune informazioni non erano riportate per motivi di privacy, a causa della scarsa numerosità dei dati, e quindi non è stato possibile includerli ai fini dell’analisi). Come soglia di povertà è stato considerato un reddito (lordo) di 3.000 euro in quanto questo è il livello massimo (calcolato sulla dichiarazione Isee) che attualmente consente l’accesso al programma di sostegno per l’inclusione attiva elaborato dal Governo per contrastare la povertà e aiutare le famiglie più disagiate.
La mappa della povertà.
Nell’Agro Nocerino Sarnese le persone che hanno dichiarato meno di 3.000 euro sono 4.927 (il 4,93% dei dichiaranti). Il loro reddito totale (6 milioni e 312 mila euro) è stato pari allo 0,33% dell’intero reddito dichiarato nel comprensorio, dove la media dell’imponibile pro-capite si è attestata a 19.445 euro. Stesso tasso di incidenza dei redditi poveri nel Cilento, dove, però, i dichiaranti al di sotto dei 3.000 euro sono molti di meno (2.335 unità). Anche in questo caso le loro entrate (la metà di quelle registrate nell’Agro Nocerino Sarnese: 3 milioni e 85 mila euro) gravitano intorno allo 0,3% (0,34% il dato specifico) del reddito dichiarato. L’imponibile medio pro-capite è molto vicino a quello dell’Agro: 19.353 euro. Altro comprensorio con un tasso di incidenza tra i più alti della provincia è il Vallo di Diano (4,86%), sebbene con un numero di persone molto più contenuto (981) a causa della scarsa densità demografica. Il coefficiente percentuale riferito al totale del reddito dichiarato si aggira sempre intorno allo 0,3% (0,33% per la precisione). L’imponibile medio pro capite è il più basso della provincia (17.859 euro) dopo quello del Calore-Alburni, Tanagro Alto e Medio Sele (16.619). Leggermente migliore la situazione nella Piana del Sele (4,58% di poveri, 2.635 persone) e nel Calore, Alburni, Tanagro, Alto-Medio Sele (4,21%, 1.323 persone). Per trovare percentuali di incidenza sul totale dei dichiaranti al di sotto del 4 per cento occorre avvicinarsi all’orbita della Grande Salerno, l’area, cioè, che comprende il capoluogo e si estende alla Valle dell’Irno ed alla Valle del Picentino. Sorprende, per certi versi, la situazione della Costa d’Amalfi che, comunque, registra la presenza di 1.524 dichiaranti al di sotto della soglia dei 3.000 euro (4,07% sul totale di coloro che presentano il rendiconto delle entrate al fisco e che esprimono un reddito medio pro-capite tra i più alti della provincia). In questo caso è abbastanza evidente un fenomeno di polarizzazione della ricchezza prodotta.
La Grande Salerno.
Il dualismo centro/periferia, capoluogo/provincia, territori ricchi/territori poveri prende forma attraverso la lettura dei dati specifici che riguardano - come accennato sopra - le aree geografiche limitrofe a Salerno (Valle dell’Irno e Valle del Picentino). E’ l’ulteriore conferma che la cintura metropolitana vera e propria è già ben delineata e non si allarga - nei suoi effetti economici propulsivi - alla Piana del Sele a Sud e all’Agro Nocerino Sarnese a Nord. Il riflesso sui redditi medi consente di affermare che - soprattutto nel settore dei servizi e nell’ambito delle professioni - si è verificato un processo integrativo prima di tutto dal punto di vista della stabilizzazione residenziale. Di conseguenza si abbassa il tasso di incidenza dei redditi più bassi a vantaggio del ceto impiegatizio sia nel pubblico che nel privato. Non è un caso che Agro Nocerino Sarnese e Piana del Sele scontino, tra l’altro, la lunga crisi dell’industria in senso stretto che, nel ciclo recessivo ancora non del tutto messo alle spalle, ha stimolato la crescita dei nuclei con il capo-famiglia “espulso” dal ciclo produttivo. Per rimanere ai numeri, il tasso più basso di incidenza percentuale dei contribuenti poveri si rintraccia a Salerno (3,27%), nella Valle del Picentino (3,79%) e nella Valle dell’Irno (3,83%).
I comuni più poveri e meno poveri.
In questa specifica graduatoria non compaiono comuni della “Grande Salerno”, né dell’Agro Nocerino Sarnese (ad eccezione di San Marzano sul Sarno, che appartiene, però, al sub-comprensorio dove il tasso di ampiezza del nucleo familiare è superiore alla media provinciale) o della Piana del Sele. In vetta si collocano Castelnuovo di Conza (tasso di incidenza sul totale dei dichiaranti pari al 9,89%), Camerota (8,22%), Roscigno (7,74%) e San Giovanni a Piro (7,14%), tassi ben al di sopra della media provinciale (4,35%). Se, invece, allarghiamo lo sguardo ai comuni con meno dichiaranti poveri, è Amalfi a guidare la classifica (2,55%), seguito da Palomonte (2,56%) e Acerno (2,58%). Tra i meno poveri rientrano altri due comuni della Costiera Amalfitana (Scala e Maiori), ma non mancano località delle aree interne, sebbene con scarsa densità demografica.
Le tendenze di fondo.
E’ chiaro che in una ricerca di questo genere occorre tenere conto delle “ricadute” sui dati della difficoltà a rintracciare il “peso” reale del reddito non dichiarato sull’economia delle famiglie. E’ del tutto probabile che, al di là della mappatura ufficiale delle entrate, si configuri l’esistenza di una fascia di indigenti che non riescono nemmeno ad essere censiti. Come, pure, l’evasione fiscale va considerata altamente incidente sul tentativo di delineare questo tipo di dinamiche. La tendenza maggiormente caratterizzante che può essere messa a fuoco è da individuarsi nella perimetrazione di un’area “metropolitana” (Salerno/Valle del Picentino/Valle dell’Irno) che ben si distingue dal resto della provincia anche in termini di identità socio/economica, mentre lo splendido “isolamento” della Costa d’Amalfi non si riflette ancora adeguatamente in margini di compressione della fascia di povertà (4,07% il tasso di incidenza dei dichiaranti sotto i 3.000 euro rispetto al totale mediamente benestante con 21.027 euro pro-capite).
Glocal di Ernesto Pappalardo
La laurea? Non basta
22/09/2017
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.
di P. Coccorese
ed E. Pappalardo
Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare. [Continua]
Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
07/07/2017
Lo scenario.
Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]
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