Glocal di Ernesto Pappalardo
“Siamo messi molto meglio rispetto a uno o due anni fa, ma la strada della ripresa è ancora lunga”.“Infrastrutture, sfida/sviluppo” Il presidente della Camera di Commercio Andrea Prete indica le priorità per la Grande Salerno. “Un efficace sistema di collegamenti può consentire il salto di qualità del turismo nella zona a Sud del capoluogo”.
Questa intervista è stata pubblicata sul quotidiano Il Mattino (edizione di Salerno) sabato 29 luglio 2017.
“Se vogliamo immaginare in maniera plausibile una prospettiva di sviluppo dell’area urbana intorno alla città di Salerno - quella, per intenderci, che possiamo definire la Grande Salerno - ritengo che sia indispensabile prendere in considerazione prioritariamente le potenzialità di crescita turistica della fascia costiera a Sud del capoluogo. Il futuro si gioca principalmente sull’infrastrutturazione e sulla realizzazione di un efficace sistema di mobilità delle persone, sull’interconnessione della litoranea che si estende verso Paestum con le reti di strade, autostrade, ferrovie/metropolitana leggera e con l’aeroporto. E’ in questo modo che possiamo senza dubbio replicare il modello Nizza o, anche, quello della riviera di Rimini e Riccione”. Andrea Prete (nella foto) - presidente della Camera di Commercio di Salerno (oltre che di Unioncamere Campania e di Confindustria Salerno) - entra nel merito della riflessione in atto sui modelli di sviluppo in area vasta che ruotano sostanzialmente sull’esigenza di ridefinire per i prossimi anni una strategia di crescita in grado di superare i limiti evidenti dei programmi eccessivamente incentrati sulle identità municipali, causa primaria della frammentazione di progetti (e di finanziamenti) non in grado di produrre impatti adeguati sulla domanda occupazionale e di ampliamento dimensionale delle imprese. “Non dimentichiamoci – dice Prete – che siamo sempre il Paese dei mille campanili e che, quindi, bisogna muoversi con molta cautela quando si pensa ad una rimodulazione della governance di livello municipale. La cessione di sovranità amministrativa può trasformarsi in Italia addirittura in una guerra tra territori, con il risultato che assistiamo troppo spesso alla moltiplicazione di interventi di natura micro, quando, invece, dovremmo perseguire quelli macro”.
Presidente Prete, e se, invece, guardiamo alla Valle dell’Irno o alla Valle dei Picentini, aree verso le quali sé registrata una forte corrente demografica in uscita dal capoluogo, quale tipo di integrazione con la Grande Salerno ritiene possibile?
“Guardi, anche in questo caso diventa fondamentale l’infrastrutturazione delle reti di mobilità. Penso all’allungamento della metropolitana leggera fin dentro il Campus universitario ed alla possibilità di raggiungere agevolmente dalla Valle dell’Irno o dai Picentini l’aeroporto o Salerno-centro. Riuscire ad arrivare – per esempio – in 15/20 minuti da Mercato San Severino all’aeroporto di Pontecagnano significa avere messo davvero in rete la Grande Salerno. E, poi, c’è l’urgenza di rendere il raccordo Salerno-Avellino parte integrante della tangenziale del capoluogo, come di fatto è già oggi, ma in condizioni estremamente disagevoli”.
Resta il nodo dell’attrazione di investimenti aggiuntivi sul nostro territorio. I privati nel manifatturiero – ci dicono i dati più recenti – stanno già ammodernando il parco-macchine grazie al piano del Governo per la digitalizzazione. Il pubblico ancora non trova il passo giusto nel ritmo della spesa. Ma se riuscissimo a richiamare ulteriori capitali, tutto sarebbe più facile.
“Non bisogna perdere di vista lo scenario più generale con il quale occorre confrontarsi. Non solo la Campania e la provincia di Salerno si trovano a fronteggiare due criticità sostanziali. La sicurezza del territorio – alla quale si abbina una narrazione talvolta eccessiva rispetto alla realtà delle cose (pensiamo per un attimo al caso/Sun, poi per fortuna rientrato) – e l’incredibile lentezza della macchina burocratica sono due autentiche palle al piede che frenano anche gli investitori maggiormente motivati. Il tempo necessario ad ottenere una decisione per intraprendere l’avvio della realizzazione di uno stabilimento è incredibilmente lungo. O, peggio ancora, ci si ritrova di fronte a una non-decisione, alla mancanza di una risposta, al tergiversare inspiegabile se non con la paura della firma”.
Presidente Prete, quale scenario prevede nel breve e medio periodo per l’economia salernitana?
“Indubbiamente stiamo messi meglio di uno o due anni fa. Siamo in una fase di recupero anche se non in maniera omogenea in tutti i settori. Turismo, agroalimentare, export, moda e meccanica di precisione sono al centro di percorsi positivi. Ma la strada del consolidamento strutturale di un nuovo periodo di crescita diffusa e non polarizzata (tra aziende in grado di governare i processi di competizione interna ed internazionale ed imprese che rischiano l’espulsione dal circuito produttivo) è ancora lunga. La partita è in bilico, ma i motivi di ottimismo sono molto più consistenti rispetto a dodici mesi fa”.
Glocal di Ernesto Pappalardo
La laurea? Non basta
22/09/2017
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.
di P. Coccorese
ed E. Pappalardo
Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare. [Continua]
Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
07/07/2017
Lo scenario.
Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]
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