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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Dati Istat 2009/2015. Boom della ricettività turistica in tutta la provincia. Il rischio d’impresa c’è, serve la regia.Bed & Breakfast? Salerno capitale Crescita record di sistemazioni low cost nel capoluogo: +700% (+217% posti-letto). Si tratta di piccole strutture realizzate con capitali limitati.

    Il valore effettivo dell’economia turistica di un territorio si evince dalle dinamiche di medio periodo anche rispetto all’aumento della sua capacità ricettiva. Da questo punto di vista, i numeri della provincia di Salerno (provenienti dall’Indagine annuale Istat sulla capacità degli esercizi ricettivi, anni 2009/2015) confermano che la crescita c’è stata ed in maniera preponderante nel segmento degli esercizi extra-alberghieri. Se si prende in considerazione l’intero territorio salernitano, la differenza è netta. La parabola del segmento alberghiero fa segnare il +9,3% come numero di strutture, mentre gli esercizi extra-alberghieri (campeggi e villaggi, alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale, agriturismi, ostelli per la gioventù, case per ferie, rifugi montani e, soprattutto, bed & breakfast) sono aumentati addirittura del 69,5%. Numeri molto al di sopra del dato regionale (+2,8% e +48%, rispettivamente), che consentono di affermare che l’economia turistica ha fatto importanti passi in avanti, anche se adottando una dimensione (specie nell’ambito extra-alberghiero) che potremmo definire “familiare” o “spontanea” e non certamente di tipo “industriale”. Il riscontro statistico, in questo caso, proviene dalla riduzione dei posti-letto per esercizio (-48,7%), che, al contrario, nelle strutture alberghiere, sebbene di poco, cresce (+5,5%). Da un punto di vista più generale, è evidente che siamo di fronte ad una carenza di investimenti consistenti. Insomma, né alberghi, né bed & breakfast medio/grandi, ma piccole strutture realizzate con capitali limitati. Non è un caso che soprattutto nell’extra-alberghiero si siano riversate ampie fasce di auto/imprenditorialità giovanile: i servizi di alloggio e di ristorazione – potendo usufruire di basse barriere all’ingresso – rappresentano uno dei canali privilegiati per tentare di entrare nel circuito dell’occupazione da parte degli under 35. Anche di fronte a questo scenario, quindi, occorre tenere presenti le costanti di una situazione generale di forte disagio della popolazione giovanile, da un lato; mentre, dall’altro, è inevitabile rimarcare come manchi ancora – o non sia ben percepibile – un disegno complessivo di sviluppo dell’economia turistica capace di “mettere a sistema” in maniera virtuosa tanta disponibilità al rischio dell’intrapresa economica. Non si tratta soltanto dell’accompagnamento finanziario attraverso operazioni a sostegno della bancabilità di questa miriade di micro/imprese (nel caso dell’extra-alberghiero in primo luogo), ma anche dell’assistenza necessaria in termini di formazione e di relazioni efficaci con le reti promozionali in Italia e all’estero.
    Le dinamiche di crescita del sistema ricettivo.
    Se si guarda al numero complessivo delle strutture ricettive turistiche in provincia di Salerno (periodo 2009/2015), occorre rimarcare che siamo di fronte ad un incremento di circa il 50 per cento, sebbene il numero totale di posti letto sia diminuito del 2,8% ed i posti-letto per esercizio siano calati del 35,2%. Se, poi, scorporiamo i dati, ci accorgiamo che i posti-letto sono aumentati nel circuito alberghiero (+15,4% come totale, e +5,5% come media per esercizio) e diminuiti nell’extra-alberghiero (-13% e -48,7%, rispettivamente). Come spiegare questa apparente contraddizione? La crescita dell’extra-alberghiero ha comportato una ridefinizione degli standard qualitativi ed una maggiore attenzione alle regole ed alla normativa vigente, ridisegnando, a ben vedere, una geografia territoriale che non manca di regalare qualche sorpresa. Per esempio, nel perimetro di Salerno-capoluogo gli esercizi extra-alberghieri tra il 2009 e il 2015 sono cresciuti del 700%, determinando un aumento dei posti-letto del 217%, anche se la media di posti-letto per esercizio si è contratta del 60,4%. Nello stesso tempo, gli esercizi alberghieri sono diminuiti del 23,1% e i posti-letto disponibili del 4%, dati a cui corrisponde un incremento della dimensione media (posti-letto per esercizio) del 24,8%. Che cosa indica tutto ciò? In questo caso, la domanda di ricettività turistica si è ampliata in maniera notevole, stimolando quel fenomeno di “spontaneismo” imprenditoriale di cui parlavamo prima. Micro-investimenti “dal basso” che si sono tradotti prioritariamente in più posti-letto extra-alberghieri. E’ evidente, quindi, come siano ancora mancanti all’appello iniziative pubbliche adeguate per sostenere percorsi di imprenditorialità turistica che attualmente si sviluppano in maniera autonoma e scollegata da un disegno “industriale” di sistema.
    La “geografia” territoriale della ricettività.
    Un altro segnale che la città turistica in qualche modo è un’entità meno astratta degli anni scorsi arriva dall’analisi delle “top ten” comunali, nelle quali si concentrano le località con una più forte capacità ricettiva. Sia nella graduatoria che considera il totale degli esercizi, sia in quelle specifiche relative all’alberghiero ed all’extra-alberghiero, il comune capoluogo è sempre presente.
    Se calcoliamo il numero complessivo dei posti-letto disponibili in un singolo comune, si configura la prevalenza dell’area a Sud di Salerno: Capaccio-Paestum, Camerota e Centola-Palinuro possono sfoggiare un ampio vantaggio sui comuni della Costiera Amalfitana. Cambia poco se scendiamo nel dettaglio degli esercizi alberghieri (Capaccio-Paestum, Centola-Palinuro e Pisciotta nelle prime tre posizioni), dove, però, ritroviamo anche Amalfi (4° posto), Positano (5° posto) e Maiori (7° posto). Non c’è partita, però, quando si passa a considerare l’ambito extra-alberghiero: Capaccio-Paestum, Camerota, Centola-Palinuro, Castellabate, Ascea, Vibonati, Eboli, Battipaglia e Salerno precedono Positano, unico comune della Costiera Amalfitana che si inserisce tra i primi dieci di questa particolare classifica.
    La rimonta di Salerno/città.
    A conti fatti il fenomeno nuovo a tutti gli effetti si concentra nel dinamismo dell’economia turistica riscontrabile nella città di Salerno. Nel 2015 (ultimo anno preso in considerazione) il capoluogo poteva contare su 202 strutture ricettive turistiche e 2.438 posti-letto (dunque, una dimensione media di 12,1 posti-letto per esercizio). Gli esercizi alberghieri ammontavano a 10 ed esprimevano 1.319 posti-letto (ovvero, 131,9 per esercizio), mentre le strutture extra-alberghiere censite erano 192 (con 1.119 posti-letto totali e 5,8 per esercizio). Ed è in questo segmento – come detto sopra – che si è manifestata una straordinaria crescita (+700% come unità, +217% come posti-letto).
    Si può chiaramente dedurre come sia stata intercettata una domanda di pernottamenti in maniera low cost: investimenti contenuti e a basso rischio, probabilmente in attesa di compiere un salto qualitativo e quantitativo che, però, andrebbe inquadrato in un piano di sviluppo turistico strutturato e affiancato da una politica di sostegni finanziari pubblici in grado di stimolare ed attrarre le risorse dei privati. Nello stesso tempo, manca ancora all’appello una progettualità configurabile in un ben chiaro disegno di marketing turistico che, già adesso, potrebbe giovarsi della gestione delle problematiche emerse nel corso di eventi che hanno dato ottimi risultati (“Luci d’artista”, per esempio). Sullo sfondo – ma non troppo – l’evidente urgenza di ottimizzare sinergie e programmazione con i Comuni delle due Coste, a Nord ed a Sud del capoluogo. Dall’esito di queste iniziative dipendono percentuali importanti di incremento del Pil provinciale (e regionale) e dei livelli occupazionali.


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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