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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Il ciclo positivo autorizza ad immaginare scenari di maggiore aggregazione sistemica tra i territori della provincia di Salerno.Turismo, una nuova stagione? Se pubblico e privato uscissero per una volta da logiche auto/referenziali, potrebbe essere la volta buona per un cambio di passo in grado di dare una scossa salutare ad economia e occupazione.

    Il racconto “in diretta” di questa stagione estiva in Campania ed in provincia di Salerno consente di fare il punto della situazione una volta di più sulle occasioni fino ad oggi sprecate. Ma con un approccio diverso: né recriminante, né strumentale alla politica del tanto peggio/tanto meglio. Un approccio, invece, consapevole che una nuova fase delle politiche di sviluppo turistico sia, ormai, ineludibile. Magari proprio approfittando di una rinnovata dinamica fortemente attrattiva che investe le località costiere e del posizionamento sempre più innovativo – non più baricentricamente inerte tra i due litorali a Nord e Sud – del capoluogo Salerno. Insomma, tutte le proiezioni relative ai mesi di luglio ed agosto (alle quali salernoeconomy.it offre ampio spazio) delineano trend con il segno più, evidenziando la capacità di trascinamento della vacanza al mare rispetto agli “aggregati” che i territori possono mettere sul piatto delle “offerte” da proporre ad un mercato turistico molto più “personalizzato” rispetto a qualche anno fa e molto più “aperto” ad accogliere il valore della qualità a dispetto della quantità. In altre parole: meglio qualche giorno in meno a tutto vantaggio di nuove esperienze che possono spaziare dall’ambito culturale e paesaggistico a quello enogastronomico e sportivo, senza intaccare “sua maestà” il mare.
    Se questo è il contesto di riferimento, appare con maggiore nitidezza all’orizzonte del breve e medio periodo l’esigenza di “strutturare” meglio il ruolo di Salerno/capoluogo come centro propulsivo di politiche di coordinamento delle offerte territoriali che, va detto, sono vivaci ed in fase di rilancio, sebbene lontane da logiche di sistema e di interrelazione tra i vari sub/comprensori provinciali. Basta dare uno sguardo ai numeri relativi ai flussi dei turisti stranieri – sui quali più volte negli ultimi mesi ci siamo soffermati – o alla crescita spontanea del circuito dell’accoglienza extra-alberghiera per rendersi conto che la risorsa/turismo resta centrale per attrezzare nuovi percorsi di crescita occupazionale soprattutto in chiave di prima risposta al dramma giovanile.
    Ma proprio in questo momento di ripresa diventa strategicamente molto rilevante immaginare “joint venture” tra l’ampio ambito dei vari “turismi” con il comparto agricolo che - deve essere evidenziato - sta mostrando di sapere cogliere le opportunità offerte dall’integrazione della produzione (il core business) con la valorizzazione del bene paesaggistico e della filiera agro/alimentare. La multi/funzionalità nel comparto primario, quindi, è già ampiamente entrata in scena e con non poche positive ricadute (vedi alla voce: bed and breakfast, empori artigianali e punti-vendita delle specialità enogastronomiche locali, ristorazione etc etc etc). Ora, però, si potrebbe/dovrebbe lavorare intensamente all’aggancio con gli altri “pezzi” dell’offerta turistica, a cominciare da quella primaria – come si accennava sopra – incentrata sulla risorsa/mare. All’interno della quale è anche necessaria una migliore armonizzazione tra i tanti segmenti che in questi anni sono emersi, consolidandosi senza però fare “rete” (in maniera non occasionale o spontanea) tra di loro.
    Non c’è da perdere altro tempo. Il ciclo è propizio. Se solo pubblico e privato uscissero per una volta da logiche auto/referenziali e finalizzate a conservare rendite di posizione, potrebbe essere la volta buona per un cambio di passo in grado di dare una scossa salutare ad economia e occupazione.
    Ernesto Pappalardo
    direttore@salernoeconomy.it
    @PappalardoE


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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