Lo speciale
Turismo in Campania e nel Sud, un mondo da conquistare (2).Il valore economico del sorriso Per sedurre il mondo dobbiamo parlare le sue lingue e mostrare disponibilità umana. Dalle gite scolastiche alle fiction tv, qualche traccia di sviluppo.
di Alfonso Schiavino
Venerdì scorso (14.07.2017), elaborando i dati di Eurostat sul turismo nel 2015, abbiamo trovato limiti e possibilità delle regioni meridionali. Il Sud è indietro per arrivi e presenze, ma emerge se consideriamo i giorni di permanenza. In un certo senso, dunque, le nostre terre rimangono i luoghi di un “viaggio” o di una “vacanza” più che una “destinazione” stereotipata. Un altro aspetto positivo è l’opportunità di migliorare, sia perché le strutture sono poco utilizzate sia perché esistono flussi da intercettare soprattutto all’estero.
Vediamo ora qualche traccia di sviluppo: quello che si può fare con le risorse locali, magari con gemellaggi fra Regioni, in attesa di politiche nazionali positive su aspetti decisivi come i visti e i voli diretti.
Infrastrutture materiali e attrezzature immateriali
Se vogliamo invitare il mondo in casa nostra, le infrastrutture propriamente dette servono eccome. Però anche le disponibilità immateriali hanno un valore. Nel mondo globalizzato, una singola figuraccia con un turista dell’Australia o del Piemonte può costare qualche prenotazione in meno. Il clima generale di un territorio, poi, influenza sicuramente la disposizione degli inviati e dei blogger.
Il valore economico del sorriso
Una pubblicazione del Comune di Rimini, ripercorrendo le vicende della stazione turistica, rivela un segreto storico degli operatori locali. “I riminesi nel dopoguerra – spiega il testo – si rimboccano le maniche e ricostruiscono. Innovano, inventano, si impegnano, ma soprattutto sorridono”. Perché “i vacanzieri sembravano arrivare a Rimini sempre più per rilassarsi, divertirsi, sorridere”.
Come vanno le cose da noi?
Da noi le cose vanno benino, ma non benissimo. Vediamo due recensioni trovate sulle piattaforme turistiche digitali. La prima riguarda la cameriera di una pizzeria, che ha chiesto ad alcuni clienti di lasciare libero il tavolo. Un’altra cameriera, in un ristorante che serve acqua di rubinetto, ha lasciato insoddisfatta una donna incinta che voleva una bottiglia di minerale. I titolari, replicando ai rilievi, parlano di “rotazioni veloci” e politiche del locale.
Esiste un modo diverso per gestire le piccole crisi. I commenti restano lì. In eterno.
E quanti di noi si sono trovati in un negozio dove gli addetti, mentre preparano il caffè o imbustano i pantaloni, parlano dei fatti loro o si lamentano del lavoro?
Vogliamo invitare gli amici cinesi?
Nel mondo, Internet è una fonte privilegiata per la costruzione di un viaggio. L’Italia è indietro nell’utilizzo della rete, quindi non percepiamo appieno questo principio. Basta aprire qualche sito turistico per capire la situazione. Spesso il testo inglese è carente o assente, il cinese e il russo sono lingue sconosciute. Insomma, siamo chiusi verso i mercati che arricchiscono altre zone d’Europa.
Il Nord si difende almeno con le sue armi. E noi? I turisti cinesi nel 2015 hanno comprato 830mila pernottamenti nel Veneto e 726mila in Toscana, ma solo 80mila in Campania e 2.807 in Puglia. I cinesi sono speciali, certo, perché richiedono standard certificati. Ma non sono impossibili.
Napoli ha una sede universitaria, l’Orientale, che ispira determinate relazioni fin dal bel nome, per tacere della sua storia. È un dato trascurabile?
In Campania? No, da Capri all’Irpinia
Il mondo non conosce la Campania, perché il concetto amministrativo di regione è poco diffuso all’estero. Il mondo conosce Napoli, Capri, Pompei, il Vesuvio, Amalfi, Positano, Paestum e il Cilento. Questi richiami possono servire per valorizzare altri territori.
Oltretutto abbiamo un giacimento di libri e dipinti realizzati qui da grandi artisti stranieri durante un paio di secoli. Due esempi: l’Atrani di Escher e il Vesuvius di Warhol esposto a Capodimonte.
Idee?
Gite scolastiche, un treno (storico) per Pietrarsa e Paestum
Nessuna regione ha un patrimonio naturale e culturale diversificato come la Campania.
Esempio. A Pietrarsa c’è un museo ferroviario raggiungibile con un treno storico. Se invitiamo le scuole tecniche italiane a visitarlo, aggiungendo una puntata all’Osservatorio vesuviano, un gelato ad Amalfi e una cena a Paestum, non stiamo proponendo 3-4 giorni da urlo?
Il metodo della rete può fecondare programmi su tutta la regione. Se il sistema funzionasse, la proposta potrebbe essere estesa alle scuole europee.
Facciamo un regalo alle tv
La Nuova Zelanda ha acquisito fascino planetario dopo aver ospitato i set della trilogia “Il signore degli anelli”. Il commissario Montalbano ha rigenerato il distretto ibleo. Perfino “Benvenuti al Sud” ha prodotto a Castellabate qualche fenomeno, per quanto minore e caciarone.
Allora, un’ipotesi. Regaliamo qualche vecchia serie di Montalbano alle televisioni di alcuni Paesi. I costi dovrebbero essere umani, perché si tratta di produzioni Rai. Anche la soap “Un posto al sole” può servire come test. Vediamo che succede. (2 / continua)
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Glocal di Ernesto Pappalardo
La laurea? Non basta
22/09/2017
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.
di P. Coccorese
ed E. Pappalardo
Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare. [Continua]
Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
07/07/2017
Lo scenario.
Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]
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