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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Le occasioni derivanti dai numeri positivi dei flussi di visitatori rintracciabili sul territorio salernitano.Gioco di squadra, do you know? Per incrementare l’attrattività turistica manca ancora l’integrazione “industrializzata” delle offerte dei diversi comprensori che compongono l’area provinciale.

    L’analisi che pubblichiamo sul numero di questa settimana della nostra newsletter – elaborata con il Prof. Paolo Coccorese – in merito ai flussi di turisti stranieri in provincia di Salerno, consente di riprendere alcune riflessioni che (sebbene risultino generalmente condivise) da troppo tempo non vengono, poi, tradotte in iniziative efficaci dal sistema economico locale. In premessa va, in ogni caso, sottolineato il ruolo crescente del capoluogo che, però, ancora non si è dato un “profilo” turistico ben definito, capace di andare oltre quello di “snodo” logistico tra le due Costiere (Amalfitana e Cilentana). Eppure, i numeri complessivi (vedi articolo in questa stessa newsletter) inducono a pensare che  si potrebbe davvero fare un lavoro redditizio, se solo si riuscisse ad attrezzare un’offerta – nel perimetro urbano – in grado di trattenere e di indurli alla spesa i visitatori in partenza per le località più famose dei dintorni. In altre parole, si ravvisano tutte le condizioni ottimali per provare a giocare non solo la carta del “baricentro” tra Positano e Sapri - che è oggettivamente una constatazione geografica molto rivelante rispetto alla scelta di basarsi a Salerno da parte del turista straniero (proiettato, ovviamente, anche verso Napoli, Pompei, Sorrento, Ischia, Capri etc etc) – ma anche quella del “sito” autonomo, in grado di offrire itinerari ed opportunità che vale la pena testare tra una gita e l’altra nei territori della provincia circostante. Qualcosa si sta muovendo, a dire il vero, ma ancora non si percepisce il disegno strategico compiuto, indispensabile per avviate un processo di “industrializzazione” del prodotto-Salerno sui mercati esteri. Manco a dirlo, l’esperimento di “Luci d’Artista” ha già dato risposte sul versante dell’attrattività del “marchio” del capoluogo, ma il passo successivo – la sistemizzazione vera e propria – non sembra privo di difficoltà. A cominciare dall’efficientamento della relazione pubblico/privato.
    Altra problematica che prende forma “leggendo” i numeri dell’analisi sui flussi di turisti stranieri in provincia di Salerno è, certamente, quella legata alla mancanza di un dialogo strutturale tra i due ambiti territoriali nei quali si localizzano le mete più gettonate. E’ del tutto evidente che la Divina e la Costa de Cilento procedono singolarmente per la propria strada. Anzi, anche nell’ambito di questi due sub-comprensori non si percepisce ancora una logica di sistema marcata e chiara. La “questione” è veramente antica. La “filosofia” municipalista domina da decenni e ha prodotto anche buoni risultati, ma i modelli di turismo appaiono oggi statici e non dinamici, difensivi e non “offensivi”. Insomma, sembra di intravedere più un “arroccamento” che una spinta verso la necessaria individuazione di offerte sempre più integrate, diversificate, ma, nello stesso tempo, “ancorate” al proprio specifico Dna che ha consentito un posizionamento (soprattutto sul versante della Costiera Amalfitana) così forte e conosciuto in tutto il mondo.
    L’entità dei numeri consente di affermare che le potenziali ricadute derivanti dalla realizzazione di “pacchetti” orientati al “rimbalzo” dei visitatori - non solo da una Costa all’altra, ma anche in base all’interazione con le preziose ed ancora tutte da esplorare (in termini turistici) aree interne - “giustificano” visioni più lunghe, “cessioni” di “sovranità” comunale a vantaggio di “salti di scala” e di intese comprensoriali ed inter/comprensoriali.
    Occorre, cioè, un approccio culturale più ampio, una visione che mandi definitivamente in archivio i localismi. Il ritardo accumulato rispetto ad altre zone d’Italia - molto meno dotate turisticamente, ma molto meglio organizzate - è già notevole. Forse è arrivato davvero il momento di fare squadra e di essere coesi.
    Ernesto Pappalardo
    direttore@salernoeconomy.it
    @PappalardoE


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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