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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • La deriva dei social e la predominanza del percepito sulle notizie “reali”.VotAntonio, votAntonio La disperata corsa al consenso nelle campagne elettorali per le comunali. Come cambiano i “profili” dei candidati ed i “racconti” programmatici.

    In tempi di competizione elettorale - soprattutto quando si tratta della scelta del sindaco e dei consiglieri comunali - i processi info/comunicativi assumono “sembianze” abbastanza “creative” (ad essere buoni). Assistiamo, cioè, ad una metamorfosi del racconto della realtà, ma, soprattutto, alla descrizione insistita e talvolta compiaciuta di profili biografici a dir poco agiografici. Si perdono le coordinate spazio/temporali, si dimenticano le storie personali e politiche, ci si incammina in percorsi e ricostruzioni francamente improbabili. In altre parole, prende il sopravvento il tentativo (molto spesso maldestro) di accreditare il candidato sindaco ed i candidati consiglieri come personalità esclusivamente dedite al bene comune. Improvvisamente il linguaggio corrente si arricchisce di una terminologia derivante dalla politica “alta”: servizio, civismo, bene comune, interesse dei cittadini e della cittadinanza, futuro etc etc etc. Funziona questo “racconto” del candidato sindaco e del candidato consigliere? Molto di negativo (da questo punto di vista) bisogna attribuire – a valutare bene – alla legge che ha istituito l’elezione diretta del sindaco. E’ dall’inizio degli anni Novanta del secolo scorso che il primo cittadino ha dovuto – probabilmente per necessità – assumere le fattezze del super/eroe. I poteri rafforzati dalla legge, che lo hanno reso predominante rispetto al Consiglio Comunale, si sono rapidamente mutati, appunto, in “super/poteri”. Da qui una certa deriva verso il decisionismo, il municipalismo, l’arroccamento – nella stragrande maggioranza dei casi – in meccanismi auto/referenziali che hanno prosciugato i partiti (già in crisi ben prima dell’introduzione dell’elezione diretta dei sindaci), fino a farne scomparire la stessa identità reale e mediatica. Basta svolgere un semplice test. Chi ricorda i nomi dei dirigenti di partito? Nessuno (o quasi). Mentre tutti noi ricordiamo il nome del sindaco.
    E’ in questo contesto che bisogna inserire la disperata rincorsa alla visibilità del consigliere o dell’assessore comunale. Una lotta impari. Costellata da veri e propri blitz alle spalle del sindaco per ritagliarsi un posto nell’inquadratura o nella foto, per “acchiappare” una dichiarazione o un passaggio televisivo.
    Basta trasporre queste dinamiche all’interno di una campagna elettorale per le comunali e ci si rende conto che l’esasperazione dei personalismi (talvolta molto controproducenti)  non è che l’altra faccia dell’improbabile caccia alla notorietà considerata porta di accesso al voto. Se, poi, aggiungiamo, il famoso cortile di casa rappresentato da Facebook, il quadro è completo. Non possiamo, cioè, che ritrovare null’altro che una prolissa ed auto/promuovente (a tratti commovente per la sua fatua vena narcisistica) campagna di info/comunicazione al cui interno si mescolano notizie di servizio (data e ora degli incontri, eventi, iniziative) con dichiarazioni “programmatiche” o spaccati di vissuto personale. Un miscuglio “micidiale” che tracima sui giornali e nelle Tv soltanto quando consente di scatenare la rissa mediatica a tutti gli effetti. Scambi di accuse, contumelie di vario genere, talvolta ingiurie belle e buone.
    E le cose vere? I problemi veri? Le proposte vere? Insomma, la realtà nella sua complessa configurazione? Non esiste più. Diventa il fondale della campagna elettorale. Sul palcoscenico, intanto, è possibile tutto ed il contrario di tutto. A chi credere? Chi ha torto e chi ha ragione? Il sentiment, la percezione la fanno da padrone. La confusione scatena il distacco dall’analisi delle criticità dei candidati (e dei loro “programmi”). Forse per queste motivazioni non si parla dei problemi, ma del futuro che deve essere migliore. Evocare e sperare non costa niente. E l’elettore si rassicura. Può darsi – così – che voterà con l’emozione. Anzi, è certo. Voterà chi lo farà emozionare di più (nel bene e nel male).
    Ernesto Pappalardo
    direttore@salernoeconomy.it
    @PappalardoE


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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