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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Risultano più rilevanti i comparti “Vini e mosti”, “Oli e Grassi” e “Cereali, riso e derivati”.Agroalimentare al top in Usa Ismea. Nei primi mesi del 2017 bilancia commerciale con surplus in crescita grazie ad un aumento delle esportazioni Made in Italy del + 4,2%.

    Il mercato a stelle e strisce si conferma un punto di approdo importante per l’export agroalimentare Made in Italy. I numeri elaborati da Ismea evidenziano il particolare appeal nei confronti dei consumatori americani del “food” italiano. Di conseguenza, le preoccupazioni per un paventato innalzamento delle soglie doganali restano più che fondate. E’ evidente che la posta in gioco è rivelante e che si rende indispensabile una forte azione diplomatica a livello internazionale. Il ruolo dell’Unione Europea anche in questo caso potrebbe rivelarsi fondamentale, ma restano i dubbi degli osservatori sull’efficacia della sua reale capacità di azione. Già in altri casi non sono stati raggiunti i risultati auspicati. Nel caso dell’export dell’agroalimentare tricolore negli Usa il rischio di un grave danno economico all’Italia è particolarmente concreto, come conferma il report di Ismea che di seguito abbiamo sintetizzato. “Gli Stati Uniti - è spiegato nel documento - si confermano un mercato di sbocco molto importante per i prodotti agroalimentari italiani: dopo Germania (17,5%) e Francia (10,9%), è il Paese oltre Atlantico a costituire una delle mete principali dei prodotti italiani, con una quota del 10% dell'export”.
    I numeri.
    “Guardando allo scambio con gli Usa - evidenzia sempre Ismea - il surplus per l'Italia nel 2016 è stato di 2,9 miliardi di euro, 350 milioni di euro in più rispetto all'anno precedente: importiamo dagli Stati Uniti meno di quanto esportiamo, come confermato anche dai primi due mesi del 2017. In controtendenza rispetto al resto dell'agroalimentare italiano, che ha mostrato un peggioramento del deficit rispetto a gennaio/febbraio 2016, la bilancia commerciale con gli Usa vede una crescita del surplus di 24 milioni di euro in avvio del 2017, grazie all'aumento delle esportazioni (+ 4,2%) e alla stabilità delle importazioni (-0,3%). Negli ultimi due anni la crescita degli acquisti Usa dall'Italia è stata maggiore rispetto all'espansione dell'import statunitense nel complesso, con un differenziale positivo del 2%”.
    I comparti più rilevanti.
    “Nelle esportazioni - spiega ancora Ismea - risultano maggiormente rilevanti i comparti "Vini e mosti", che da soli rappresentano il 35% dell'export totale nel 2016, "Oli e grassi" (il 14%) e "Cereali, riso e derivati" (12%); nel complesso questi tre aggregati esprimono oltre il 60% dell'export complessivo. Per quasi tutti i comparti produttivi, nel 2016 gli scambi con il mercato statunitense fanno registrare un surplus di bilancio; fanno eccezione le coltivazioni foraggere, l'ittico, le coltivazioni industriali e la frutta fresca e trasformata”.
    La quota di mercato.
    “La quota di mercato dell’Italia negli Stati Uniti per i prodotti agroalimentari nel complesso nel 2016, sulla base delle statistiche d’importazione del Paese - specifica Ismea - è del 3,3%. Negli ultimi due anni, le importazioni dall’Italia sono cresciute più del totale, con una forte crescita nel 2015 (+22%, a fronte del 20% del totale import) e un +4,2% nel 2016. I dati provvisori del primo trimestre del 2017 non mostrano risultati altrettanto positivi per l’Italia, con una crescita del valore dei prodotti italiani del 2,6%, inferiore rispetto all’incremento delle importazioni totali statunitensi, in recupero del 7% su base tendenziale”.   
    (Fonte: ismea.it/ 23.05.2017)


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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