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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • L’intervista. L’analisi della giornalista che da anni racconta le aziende di qualità in provincia di Salerno ed in Campania.“Marchi e reti di territorio” Maristella Di Martino (www.pianetagourmet.net) : “La vera sfida è mettere in rete le nostre eccellenze agroalimentari ed integrarle virtuosamente con l’offerta turistica. Il web grande volano di promozione sui mercati interni ed esteri”.

    “Abbiamo a disposizione veri e propri giacimenti di risorse enogastronomiche, produzioni agricole di primissima qualità in territori in grado di richiamare flussi di visitatori da ogni parte del mondo, ma ancora non abbiamo trovato la ricetta per mettere a sistema questo grande patrimonio mediante il quale dare risposte ai problemi occupazionali e fare crescere i livelli di redditività delle aziende”. Maristella Di Martino (nella foto), giornalista ed esperta della filiera del food – direttore della testata online www.pianetagourmet.net, oltre che opinion maker del settore molto seguita ed ascoltata – in questa intervista a salernoeconomy.it sottolinea con forza il gap esistente tra le potenzialità ed i risultati che, sebbene positivi, sono ancora lontani dal naturale approdo sui mercati nazionali ed esteri.
    Nonostante il quadro complessivo in agricoltura sia in evoluzione positiva, permane il rammarico per una condizione non adeguata agli standard di qualità che il comparto esprime in provincia di Salerno e nell’intero Mezzogiorno. E’ così?
    “Sì, purtroppo, siamo in questa situazione ormai da diverso tempo. Senza dubbio va sottolineato che negli ultimi anni sono stati compiuti passi da gigante. Abbiamo tutti acquistato maggiore consapevolezza del valore generale del territorio inteso in tutte le sue componenti. L’agricoltura è il primo presidio di tutela del paesaggio e, nello stesso tempo, l’attività delle aziende agricole – che non è più soltanto legata alla produzione, ma in moltissimi casi anche alla trasformazione ed alla commercializzazione – conferisce una maggiore forza attrattiva alle nostre regioni del Sud anche dal punto di vista turistico”.
    Ma, pare di capire, che c’è ancora molto dal lavorare.
    “Bisogna prendere atto che siamo di fronte ad un positivo ricambio generazionale. Il ritorno alla coltivazione delle terre con il ricorso alle nuove tecnologie ed all’innovazione di processo è un dato di fatto. La riscoperta dell’agricoltura come fonte di guadagno e di esperienza professionale gratificante è un aspetto determinante del nuovo scenario che abbiamo di fronte a noi. Ma, è chiaro che occorre proseguire sulla strada della formazione e del miglioramento continuo dal punto di vista delle tecniche di coltura, ma anche (se non soprattutto) della promozione e della commercializzazione dei prodotti e delle tipicità della nostra terra”.
    In quale modo?
    “Occorre agire su due livelli. Da un lato accentuare i percorsi formativi e gestionali: seguire con attenzione – per esempio – l’evoluzione delle tecniche di tracciabilità e rintracciabilità delle produzioni in una logica di filiera che esalta la qualità totale con un conseguente ritorno di redditività al momento dello sbarco su nuovi e vecchi mercati. Dall’altro, non trascurare le strategie di comunicazione  attraverso il racconto della storia del marchio e delle storie anche personali che si celano dietro l’itinerario di un’azienda. E, poi, c’è il grande tema dell’integrazione tra agricoltura e turismo o, meglio ancora, turismi”.
    Agricoltura e turismo, il binomio vincente per il Sud?
     “Senza dubbio. E’ questa la strada da seguire che può consentire un grande salto in una dimensione più ampia di business. E’ indispensabile uscire da logiche troppo individualistiche e realizzare fin da subito reti di aziende che, senza rinunciare alla propria identità produttiva, operanti in una logica di marchi di qualità legati ai territorio di appartenenza. Non solo, quindi, marketing aziendale, ma marketing territoriale. Del resto, non mancano esperienze di queste genere coronate da un grande successo in altre regioni d’Italia dove non esiste un paniere di eccellenze agroalimentari così ampio come nella provincia di Salerno ed in Campania”.
    Che cosa consiglia alle aziende che visita quotidianamente?
    “Di fare tesoro delle loro specificità territoriali e produttive. Di utilizzare al meglio le potenzialità dei nuovi mezzi di comunicazione: soprattutto il web rappresenta un acceleratore delle diverse leve del marketing. Bisogna uscire da ambiti troppo ristretti, senza rinunciare, sia chiaro, alla propria nicchia originale. La strada della crescita compatibile è legata a doppio filo con l’ampliamento del target sia in termini di qualità che di quantità. La sfida è aperta e bisogna affrontarla, facendo squadra con tutti gli attori territoriali. Non è una partita semplice da giocare. Ma nel Mezzogiorno abbiamo tutti i requisiti per uscirne vincenti”.
     


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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