Glocal di Ernesto Pappalardo
L’analisi dei dati contenuti nell’indagine della Banca d’Italia relativa alle valutazioni dei visitatori.Maiori al top per gli stranieri La località della Costiera Amalfitana al vertice della classifica di gradimento stilata dai turisti provenienti dall’estero. Seguono Ravello e Positano. Poi tre comuni della zona a sud di Salerno: Centola-Palinuro, Agropoli e Ascea.
Questo articolo è stato pubblicato sul Mattino (Edizione di Salerno) venerdì 31 marzo 2017.
di Paolo Coccorese e Ernesto Pappalardo
Hanno tutti buoni voti in “pagella”, sfiorano in alcuni casi i dieci/decimi. Ma tra i primi della classe non manca qualche sorpresa. I giudizi dei turisti stranieri che hanno visitato la provincia di Salerno aiutano a ricostruire la “geografia” di quella parte di economia che funziona ed attrae risorse anche da queste parti. Una “geografia” che a livello internazionale poggia quasi per intero il suo appeal sul “brand” della Costiera Amalfitana. Anche se tra le prime tredici località più visitate si inseriscono cinque comuni del Cilento. I dati sono tratti dall’Indagine Campionaria sul Turismo Internazionale realizzata annualmente dalla Banca d’Italia e basata su interviste a viaggiatori in transito alle frontiere italiane. Le informazioni sono state desunte dai questionari sottoposti ai viaggiatori stranieri che hanno trascorso almeno una notte in un comune della provincia di Salerno negli anni 2012, 2013, 2014 e 2015. Ancora una volta, a leggere con attenzione le dinamiche che emergono dai flussi dei numeri, viene fuori un enorme “giacimento” composto da varie tipologie di “turismi” che non dialogano tra di loro. Al punto che gli itinerari a più ampio raggio (sempre nel perimetro provinciale) non raggiungono livelli di business commisurati alle potenzialità diffuse (per non dire disperse). Se solo si attivassero meccanismi virtuosi di interazione tra i diversi territori del Salernitano in possesso di una ricca dote di risorse (ambientali, artistiche, culturali, balneari, enogastronomiche, etc.), si genererebbe un effetto moltiplicatore di grande rilevanza sui ricavi e sulla filiera occupazionale.
Gli indicatori alla base dei giudizi.
L’indice principale – il voto complessivo “assegnato” ai comuni – è accompagnato da altre valutazioni su diversi indicatori, tra i quali spiccano: la qualità urbana e le opere d’arte presenti; il paesaggio e l’ambiente naturale; gli alberghi e le altre possibilità di alloggio; i pasti e la cucina; i prezzi ed il costo della vita; le informazioni e i servizi per i turisti.
I primi della classe.
Nelle prime tredici posizioni della classifica “generale” si concentrano sette comuni della Costiera Amalfitana, il comune capoluogo di provincia, e cinque comuni del Cilento. In vetta si piazza Maiori (9,22/10). Alle sue spalle: Ravello (9,20) e Positano (9,18). Poi tre comuni della zona a Sud di Salerno: Centola-Palinuro (9,05), Agropoli (9,04) e Ascea (9,00). Subito dopo è ancora la Costiera Amalfitana a primeggiare: Minori (8,81) e Amalfi (8,76). A seguire Salerno (8,62), Vietri Sul Mare (8,61), Capaccio-Paestum (8,53), Praiano (8,50) e Castellabate (8,50).
La graduatoria dispiega pienamente i suoi riflessi nella classificazione per Aree Vaste della provincia di Salerno dal punto di vista dell’economia turistica. Ovviamente il giudizio complessivo premia la Costiera Amalfitana (8,94) rispetto al Cilento (8,69), mentre Salerno fa registrare un 8,62/10.
Le caratteristiche vincenti.
Se analizziamo le singole caratteristiche premiate dai turisti stranieri, ci rendiamo conto che non mancano alcune singolarità. Per esempio, la piccola ma bellissima Minori è la destinataria dei voti più alti in merito alla qualità della città e delle opere d’arte che è in grado di rendere fruibili per i turisti stranieri (9,49) e per l’ambiente naturale nel quale è immersa (9,79). Centola-Palinuro (8,77) risulta in vetta, invece, per le possibilità di alloggio che complessivamente è in grado di offrire all’utenza dei visitatori stranieri. In questo caso, appare chiaro come le opportunità a disposizione del turismo alternativo alla catena dell’ospitalità tradizionale – campeggi e villaggi in primo luogo – abbiano fatto la differenza. E’ Ascea il comune nel quale i pasti e la cucina in generale sono stati più apprezzati (9,50), mentre ancora Centola-Palinuro spicca per la convenienza dei prezzi e del costo della vita (7,58), in contrapposizione a Ravello, dove si spende di più (6,35). A Maiori lo scettro per la qualità delle informazioni e dei servizi per i turisti (8,59). Si rivela, infine, per tanti aspetti “illuminante” il confronto tra questi indicatori in riferimento alle due Aree Vaste. Per Città/Opere d’Arte prevale la Costiera Amalfitana sul Cilento (9,01 vs. 8,65), come pure per Paesaggio/Ambiente Naturale (9,51 vs. 9,27). Perfetta parità per Alberghi/Alloggi (8,51 vs. 8,51). Ancora Costiera Amalfitana avanti per Informazioni/Servizi ai Turisti (7,82 vs. 7,19). Parti invertite, infine, con il Cilento più gradito agli stranieri per Pasti/Cucina (9,11 vs. 9,06) e per Prezzi/Costo della Vita (7,39 vs. 6,95).
Gli itinerari all’interno della provincia.
A conferma della scarsa interrelazione tra i due sistemi turistici più significativi della provincia di Salerno (Costiera Amalfitana e Cilento), la ricerca della Banca d’Italia fornisce alcuni elementi sostanziali. Se si prendono in considerazione gli itinerari dei turisti stranieri che hanno pernottato nel nostro territorio in almeno due comuni diversi, è possibile individuare quote percentuali molto contenute di spostamenti da una Costa all’altra: 0,2% (sul totale dei turisti stranieri) in relazione al percorso Costa d’Amalfi-Cilento, e 0,5% per quello Cilento-Costa d’Amalfi.
Il motivo della vacanza.
Tra il 2012 ed il 2015 è risultata prevalente - tra le motivazioni della scelta della provincia di Salerno - l’attrazione per la vacanza culturale e/o in una città d’arte (49,9%). Subito dopo si colloca la vacanza al mare (42,9%). Seguono a grande distanza la vacanza in montagna (1,4%), la vacanza verde/agriturismo (1,4%) e quella enogastronomica (0,7). Anche questi dati sottolineano il ritardo strutturale nella valorizzazione di risorse molto ben presenti sul territorio, ma ancora lasciate allo “spontaneismo” degli operatori che, evidentemente, non sono ben accompagnati e sostenuti dalla rete istituzionale.
La tipologia di alloggio prescelto.
La prevalenza del modello “tradizionale” di vacanza - proprio perché ancora non trova riscontro l’azione di supporto istituzionale a “format” turistici più innovativi rispetto a quelli ereditati dai passati decenni - si riscontra anche nella scelta del tipo di alloggio da parte dei turisti stranieri. Alberghi e villaggi turistici risultano l’opzione preferita dal 69,3% del campione di riferimento dell’indagine della Banca d’Italia. A seguire: casa in affitto (9,7%); bed and breakfast (6,9%); appartamenti di parenti o amici (4,7%); casa di proprietà (2,6%); tenda o roulotte (2,1%); ostello della gioventù (1,6%); agriturismi (1,4%); camper (1,2%).
I pernottamenti nei comuni di destinazione.
La graduatoria elaborata tenendo conto dei pernottamenti (periodo 2012-2015) vede in testa Amalfi (32,1% del totale), seguita da Positano (28,9%) e, più distaccata, Salerno (11,4%). Percentuali minori contraddistinguono Ravello (4,4%), Maiori (3,4%) e Praiano (3,2%). Solo al 7° posto compare il Cilento con Capaccio-Paestum (2,1%). Subito dopo ancora un comune della Costa d’Amalfi, Minori (1,9%), che precede Castellabate (1,7%) e Agropoli (1,4%).
Gli scenari nel breve e medio periodo.
Sulla base di questi presupposti è del tutto evidente che occorre lavorare ad una maggiore integrazione dell’offerta complessiva a livello provinciale. I punti di forza, in buona sostanza, non risultano valorizzati in una logica di “brand Salerno” sul mercato straniero (ma anche sul mercato interno). L’inconsistenza di itinerari sistemici e non occasionali costruiti sull’interazione tra le due Coste (Amalfitana e Cilentana) con i loro inestimabili patrimoni (si pensi soltanto alla “rotta” Amalfi/Ravello-Paestum, giusto per fare un esempio irripetibile a livello globale) è uno dei talloni d’Achille dell’offerta. Ma si potrebbe elaborare, purtroppo, un elenco molto più lungo. Il ritardo accumulato verso altre aree del Paese – meno dotate sotto vari aspetti – è difficile da recuperare in tempi brevi. Eppure, non esiste altra strada che rimettersi in corsa dal punto di vista della competitività e dell’ampliamento dell’offerta. E’ questa la vera sfida dei prossimi anni. Ammesso che saremo capaci di vincere localismi e vetero/municipalismi che favoriscono soltanto inconcepibili rendite di posizione.
Glocal di Ernesto Pappalardo
La laurea? Non basta
22/09/2017
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.
di P. Coccorese
ed E. Pappalardo
Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare. [Continua]
Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
07/07/2017
Lo scenario.
Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]
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