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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • I censiti regolarmente ammontano a meno del 5% della popolazione residente.Immigrati, 51.000 in prov. Salerno Le comunità più numerose: rumeni (15.325), maggiormente presenti ad Eboli (1.676) e Battipaglia (1.132), e marocchini (9.148), insediati soprattutto ad Eboli (1.879) e a Scafati (966).

    Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (Edizione di Salerno) lunedì 13 marzo 2017.
    di P. Coccorese e E. Pappalardo
    Si parla spesso a sproposito dei flussi di migranti in entrata nel territorio italiano. Conviene, allora, provare a fare il punto della situazione partendo dai dati relativi agli immigrati regolari e registrati. In questo modo emergono numeri che disegnano una “geografia” molto precisa, in grado di dissipare molte inesattezze e di restituire la “fotografia” esatta del fenomeno al netto delle presenze irregolari. Ricostruire la mappa dell’immigrazione legale in provincia di Salerno consente, quindi di comprendere a fondo come il fenomeno sia quasi del tutto funzionale alla domanda di occupazione in alcuni settori e servizi che evidentemente non riescono a “captare” manodopera italiana e di conseguenza assorbono forza/lavoro straniera molto ampiamente disponibile sul mercato. Inutile dire che questa sovrabbondanza di offerta straniera, nei casi più deteriori, “sollecita” la compressione del costo del lavoro. A conti fatti, al 1° gennaio 2016 gli immigrati regolarmente censiti nel Salernitano erano 50.998 su una popolazione complessiva di 1.106.506 residenti e, quindi, rappresentavano meno del cinque per cento del totale (fonte: Istat). Numeri che, sebbene lontani da quelli di altre aree del Paese, in qualche caso hanno suscitato reazioni strumentali da parte di politica ed istituzioni. Appare, invece, evidente che molti di essi vanno a coprire una richiesta occupazionale per molti aspetti non secondariamente caratterizzata da competenze specifiche o, quanto meno, da una disponibilità a posizionarsi in filiere e sotto/filiere non riscontrabile presso il bacino occupazionale composto da lavoratori italiani. Segmenti specifici come zootecnia, agricoltura, costruzioni, servizi alla ristorazione ed al turismo, servizi alla persona diventano il bacino privilegiato per attingere manodopera straniera. E’ chiaro che questa situazione così magmatica e dinamica pone il problema di un’attenta valutazione del rispetto delle regole e dei diritti dei lavoratori. D’altro canto, non mancano, purtroppo, episodi assurti all’onore delle cronache palesando scenari non degni di un Paese civile.
    La “mappa” delle competenze.
    Senza entrare troppo nel dettaglio analitico, si può senza dubbio ricondurre la presenza delle comunità più numericamente diffuse sul territorio salernitano – rumeni e marocchini – all’impiego in comparti come l’edilizia e l’industria nel senso più esteso del termine (i primi) o come l’agricoltura, senza sottovalutare il commercio ambulante o alcuni segmenti della ristorazione non solo di strada (i secondi). Significativa la relazione con alcune specializzazioni nel segmento dell’allevamento da latte dei cittadini indiani, prevalentemente dislocati (quasi la metà dei 2.271 presenti nella nostra provincia) nei comuni di Eboli, Capaccio-Paestum, Battipaglia, Altavilla Silentina e Sassano. Mentre, in riferimento alla rappresentanza ucraina (ben radicata in centri di medie dimensioni, oltre che nel capoluogo), si rivela predominante l’ambito dei servizi alla persona (in primo luogo l’assistenza agli anziani). Nello stesso perimetro di attitudini si orientano i filippini: ben il 74% sul totale dei censiti nell’intera provincia (849) vive a Salerno, ambito urbano dove evidentemente la presenza diffusa di famiglie alla ricerca di personale di servizio in casa (cuochi, colf, baby sitter, ecc.) consente maggiori chance di occupazione. La concentrazione maggiore di senegalesi (804 in tutto) è riscontrabile sempre a Salerno (18%), ma, poi, si allarga alla Valle dell’Irno: Baronissi (14%) e Fisciano (13%) sono località che si prestano anche dal punto di vista degli spostamenti (soprattutto per attività di ambulantato) in altre zone della provincia.
    Il turismo straniero residenziale.
    Vanno segnalate anche altre tipologie di flussi di immigrazione non legate al circuito lavoro/produttività. Per esempio, quasi la metà dei residenti tedeschi (339) vive nei comuni di Castellabate, Salerno, Capaccio, Eboli, Ascea, Casal Velino, Camerota e Agropoli: in altre parole, hanno scelto in prevalenza località turistiche del Cilento. Stesso orientamento per i residenti provenienti dal Regno Unito (252), che comunque prediligono anche la Costiera Amalfitana (il 9% circa risiede tra Positano, Maiori e Ravello). I cittadini statunitensi sono “dislocati” per oltre il 40 per cento del loro totale (136) a Salerno, poi a Positano (9,6%) e Cava de’ Tirreni (6,6%). Colonia di brasiliani a Castellabate (il 20,5% su un totale di 444).
    La top ten dei Comuni per numero di immigrati.
    La “geografia” che emerge analizzando i dati Istat racconta di un territorio che è “scelto” dagli immigrati in base alle “specializzazioni” lavorative, anche se sarebbe meglio catalogarle come “vocazioni” o “disponibilità”. La comunità più numerosa è quella rumena (15.325 immigrati) seguita da quella marocchina (9.148). Il comune che registra una maggiore presenza di stranieri è Salerno (5.380), dove “prevalgono” gli ucraini (1.356) e, appunto, i rumeni (826). Alla pari con Salerno troviamo Eboli, che – in virtù della dimensione demografica sensibilmente inferiore al capoluogo – può definirsi la “capitale” dell’immigrazione nel Salernitano (gli stranieri qui sono il 13,4% dei residenti). In questo caso a prevalere sono i cittadini di origine marocchina (1.879), seguiti dai rumeni (1.676). Quote consistenti di immigrati – in rapporto alla popolazione residente – a Battipaglia (3.259), Capaccio-Paestum (2.610), Scafati (2.284), Pontecagnano (1.947), Sarno (1.739), Nocera Inferiore (1.426), Agropoli (1.237) e Cava de’ Tirreni (1.143).
    Le aree a più alta densità.
    Se analizziamo le dinamiche dell’immigrazione nella nostra provincia dal punto di vista delle aree comprensoriali, l’ambito Salerno-Piana del Sele al 1° gennaio 2016 segnala la presenza di 27.804 stranieri, il 5,3% della popolazione residente complessiva (a fronte dell’1,9% del 1° gennaio 2006). A seguire il Cilento-Vallo di Diano, con una quota del 4,5% rispetto al totale dei residenti (9.115 su 202.843), 2,9 punti in più rispetto al 2006. Subito dopo si colloca il Calore-Alburni-Tanagro e Alto/Medio Sele, con 2.454 stranieri su 63.013 residenti, pari al 3,9% (erano lo 0,9% nel 2006). Percentuale inferiore per l’Agro Nocerino Sarnese (3,7%) sul totale dei residenti (288.042), sebbene complessivamente gli stranieri siano in questo caso 10.800 (la loro quota percentuale è cresciuta di 1,8 punti negli ultimi 10 anni). Dinamiche molto più contenute in Costiera Amalfitana con 825 immigrati su 29.988 residenti (2,7%), in aumento di 1,3 punti rispetto al 2006. In riferimento all’intero territorio provinciale – come detto – la quota di stranieri è inferiore al 5 per cento: siamo oggi al 4,6%, rispetto all’1,8% del 2006.
    Le provenienze.
    Se si prende in considerazione il Paese di provenienza, in testa a questa particolare graduatoria si collocano i rumeni (15.325), che risultano maggiormente insediati ad Eboli (1.676) e Battipaglia (1.132). Seguono, nettamente staccati, i marocchini (9.148), che hanno i loro principali punti di riferimento territoriali a Eboli (1.879) e Scafati (966). Troviamo quindi: gli ucraini (8.176), principalmente a Salerno (1.356) e Scafati (562); gli indiani (2.271), prioritariamente a Eboli (339) e Capaccio-Paestum (272); i polacchi (1.768), con consistenti aggregazioni a Salerno (229) e Agropoli (105); i bulgari (1.717), soprattutto ad Eboli (218) e Scafati (128); gli albanesi (1.263), dei quali 247 a San Marzano Sul Sarno e 236 ad Angri; i cinesi (876), residenti in primis a Scafati (141) e Salerno (113); i filippini (849), presenti per lo più a Salerno (628) e Battipaglia (43); i senegalesi (804), particolarmente a Salerno (144) e Baronissi (113).
     


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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