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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Cresce il segmento delle telecomunicazioni, ma lo zoccolo duro si concentra nel commercio, nelle costruzioni e nel turismo.Imprese “under 35” con il segno più In provincia di Salerno la rilevazione di Unioncamere (31 dicembre 2016) segnala un indicatore del 10,8%. In Campania la quota di questa tipologia di aziende è pari al 13,7% sul totale delle imprese iscritte nei registri camerali. 

    Il tasso di crescita delle imprese “under 35” in provincia di Salerno continua ad essere sostenuto. La rilevazione più recente di Unioncamere (al 31 dicembre 2016) segnala un indicatore del +10,8% a fronte della media nazionale del 10,2%. A conti fatti si tratta di 16.215 imprese (con un saldo positivo pari a +1.770 unità) che collocano il Salernitano al 25° posto nella specifica graduatoria di riferimento. La nostra provincia precede  Benevento (58° posto, +9,4%); Avellino (65° posto, +9,2%) e Caserta (66° posto, +9,1%), ma segue quella di Napoli che si trova in 18ma posizione con un tasso di crescita dell’11,7%. La percentuale di Salerno corrisponde esattamente alla media regionale. In Campania, va aggiunto, la quota di aziende “under 35” è pari al 13,7% sul totale delle imprese iscritte nei registri camerali: un dato superiore alla media/Italia che si attesta al 10%.
    Naturalmente sulla base di questi numeri si può certamente ritenere che sia in atto un fenomeno positivo in termini di propensione all’imprenditorialità, ma occorre riflettere sul fatto che i tassi di crescita di questa tipologia di aziende sono concentrati soprattutto nelle regioni meridionali dove si configurano le più alte percentuali di disoccupazione giovanile. Ai primi posti della graduatoria di Unioncamere si ritrovano le province di Matera (tasso di crescita imprese giovanili 18,3%); Nuoro (16,4%); Potenza (15,7%) e Campobasso (15,7%). In altre parole, il ricorso a forme di auto/imprenditorialità si rintraccia proprio nelle aree del Paese dove è più difficile “bucare” il cancello del circuito occupazionale.
    I settori più “gettonati”. Telecomunicazioni in ascesa.
    “Su 100 nuove imprese che si occupano di telecomunicazioni e di servizi di accesso a internet, nate lo scorso anno, il 52,4% ha alla propria guida giovani con meno di 35 anni”. Il dato viene evidenziato dagli analisti di Unioncamere e InfoCamere che sottolineano come “grazie a questi nuovi capitani d’azienda, il settore delle telecomunicazioni” possa contare su “2.200 imprese di giovani, poco meno di un quinto di tutte quelle esistenti”. Ma tra i comparti che si possono definire “emergenti” tra le giovani generazioni occorre segnalare anche quello finanziario: “le 3.400 imprese giovanili iscritte nel 2016 che si occupano di attività ausiliarie (promotori, agenti e broker assicurativi) - chiarisce il report -  rappresentano quasi il 50% delle nuove attività fondate in questo comparto”. Ma si confermano molto attrattive anche attività più tradizionali: parrucchieri, barbieri ed estetisti restano, in ogni caso, tra i mestieri maggiormente diffusi.
    Lo zoccolo duro.
    Al vertice dei comparti maggiormente attrattivi in termini di imprenditoria giovanile restano quattro settori tradizionali. “Oltre il 60% delle attività giovanili registrate - si legge sempre nella nota di Unioncamere - si concentra nel commercio (174mila imprese), nelle costruzioni (85mila), nel turismo (62mila) e, con sorpresa, considerando la lenta riduzione che sta da tempo conoscendo il settore nel nostro Paese, nell’agricoltura: 52mila le attività giovanili registrate a fine dicembre, quasi 10mila le iscrizioni nel 2016, oltre un terzo di quelle totali”.
    Il contesto generale.
    A fine dicembre 2016, il Registro delle Camere di Commercio poteva contare su 608.204 imprese guidate da giovani meno che trentacinquenni. Nei dodici mesi da poco trascorsi, “i giovani imprenditori dello Stivale hanno messo a segno un saldo di 63.646 unità in più tra  aperture e chiusure di imprese (+10,2%)”. Se si analizza il peso delle imprese “under 35” sul totale delle aziende esistenti a fine 2016, “tra le attività di lotterie, scommesse e case da gioco i giovani imprenditori sono 1 su 4; nei servizi postali e attività di corrieri sono 1 su 5. Consistente la presenza di imprese anche nelle attività di servizi per gli edifici e il paesaggio (che includono sia le imprese di pulizia sia quelle di giardinaggio), dove i giovani sono oltre il 16% del totale delle imprese registrate; nei servizi alla persona (15,5%); nella ristorazione (15,2%) e nelle attività di supporto per le funzioni di ufficio (15%)”.
    Le aree territoriali.
    La Basilicata “è la regione in cui le imprese giovanili hanno particolarmente accelerato il passo nel 2016 rispetto al 2015: +16,7% il saldo tra iscrizioni e cessazioni e +1.078 le imprese. A seguire si incontrano il Molise (+14,7%, +570) e il Trentino Alto Adige (+13,8%, +1.294). I tassi di crescita più contenuti si registrano invece in Abruzzo (+7,1%, +1.094), Valle d’Aosta (+8,5%, +102) e Sicilia (+8,8%, +5.389). In valori assoluti, la classifica è però guidata da Lombardia (+8.800 imprese di under 35), Campania (+8.600) e Lazio (+7.600). In valori assoluti, ottime le performance dei giovani a Roma (+5.514, +12%), Napoli (+4.667, +11,7%) e Milano (+3.738, +12,8%).
    La forma giuridica.
    Aumentano di quasi il 16% nel 2016 le società di capitali, sfiorando le 113mila unità. Aumenti superiori al 9% interessano anche le società di persone e le ditte individuali, che, con 435mila imprese registrate a fine 2016, restano la forma giuridica più diffusa anche tra i giovani capitani d’impresa.
    (Fonte: unioncamere.it/ 18.02.2017)


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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