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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Le aree del capoluogo e della cintura metropolitana - con la Costiera Amalfitana - si confermano quelle con una capacità di Pil pro capite più forte.Redditi bassi, risparmio “difficile” I territori comunali che si segnalano maggiormente tra le “formiche” Vallo della Lucania (26.813 euro per abitante); Amalfi (22.865 €); Positano (20.122 €); Salerno (20.000 €) e Fisciano (16.727 €). 

    Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (Edizione Salerno) mercoledì 1° febbraio 2017.
     
    di Paolo Coccorese e Ernesto Pappalardo
     
    Se il reddito in provincia di Salerno è “bipolare”,  ne consegue che anche la propensione al risparmio e gli stessi depositi pro capite riflettono questa tendenza. Al punto che è possibile tentare di descrivere i riflessi del “dualismo reddituale” andando a rintracciarli nei numeri relativi agli “accantonamenti” familiari presso gli sportelli bancari. Da un lato troveremo i comuni cosiddetti “formica” e dall’altro quelli “cicala”. Occorre, però, tenere conto che in riferimento al 2015 la Banca d’Italia ha reso disponibili soltanto i dati dei depositi relativi a trenta comuni del Salernitano. Sulla base di questi presupposti – nell’ambito della “mappatura” delle aree vaste della nostra provincia – è stato possibile stilare una graduatoria che lascia emergere qualche sorpresa, a conferma che anche all’interno dei vari sub-comprensori territoriali non mancano “parabole” originali, in considerazione di un quadro complessivo caratterizzato da antichi e nuovi municipalismi, oltre che dalla “geografia” degli sportelli bancari che molto indirizza i flussi di risparmio delle famiglie in relazione al luogo di residenza ed alla facilità o meno di accesso al servizio bancario più comodamente raggiungibile.
    L’impostazione metodologica.
    Le informazioni quantitative sui depositi (fonte: Banca d'Italia) sono rilevate al 31 dicembre 2015 per quel che riguarda i dati sui comuni del Salernitano, mentre fanno riferimento al 31 dicembre 2014 nel caso degli aggregati provinciali, al fine di renderle omogenee con quelle sui redditi (estratte dalle dichiarazioni fiscali comunali e riguardanti l'intero anno 2014; fonte: MEF - Dipartimento delle Finanze). Tutti i dati sono rapportati alla popolazione residente a fine anno (fonte: Istat). E’ da notare che il rapporto tra depositi e redditi mette a confronto una variabile “di stock” (la prima), fotografata alla fine dell'anno, con una variabile “di flusso” (la seconda), che riguarda invece il corso dell'intero anno. Per esempio: se una determinata area territoriale esprime un valore pari a 120, significa che i depositi in quell’area a fine 2014 hanno superato del 20% l'ammontare di reddito dichiarato. Va inoltre aggiunto che  i depositi censiti in uno specifico perimetro comunale non sono necessariamente quelli espressi dai soli residenti, ma possono risentire di flussi in entrata (se provengono anche da residenti di altri comuni) e/o in uscita (se i residenti del comune in questione si servono di banche di altri comuni limitrofi).
    La top five dei comuni “formica”.
    I territori comunali che si segnalano come più propensi al risparmio sono Vallo della Lucania (26.813 euro per abitante); Amalfi (22.865 €); Positano (20.122 €); Salerno (20.000 €) e Fisciano (16.727 €). In questo caso – nella testa della “classifica” – la soglia critica è quella di 16.000 euro (non si scende al di sotto di questo parametro). L’influenza dei comuni della Costiera Amalfitana è del tutto evidente (due comuni su cinque), mentre il dato inatteso relativo a Vallo della Lucania si spiega con il fatto che, in una zona con una presenza di banche piuttosto ridotta, i suoi 7 sportelli rappresentano un’eccezione cui si abbina l’esistenza di sole 3 dipendenze bancarie nei 7 comuni che confinano con la cittadina cilentana.
    La top five dei comuni “cicala”.
    Nella parte bassa della “classifica” troviamo, invece, Vietri Sul Mare (4.305 €) – perché probabilmente risente della vicinanza a Salerno dove l’offerta bancaria è sicuramente più ampia ed articolata; Camerota (3.778 €) – che di questo gruppo di comuni è l’unico per il quale il basso ammontare di depositi riflette effettivamente un ridotto livello di reddito pro-capite; Baronissi (3.698 €) – anche in questo caso la capacità attrattiva del capoluogo può essere una delle variabili negative – Pagani (3.443 €) e Campagna (2.261 €). In questo caso nessuna località supera la soglia determinante di 4.500 €.
    Il rapporto depositi/redditi.
    Preliminarmente occorre constatare l’abissale distanza tra la consistenza dei depositi bancari per abitante in provincia di Salerno - 7.815 € - e la media/Italia: 17.175 €. Essa è la diretta conseguenza di un altro parametro che certifica la condizione di ritardo strutturale nei confronti delle regioni del Centro/Nord: il reddito imponibile per abitante. Nella nostra provincia tale valore ammonta a 7.675 €, laddove la media/Italia è pari a 11.935 €. Mentre a livello nazionale la media percentuale del rapporto depositi/reddito è del 143,9%, in provincia di Salerno è del 101,8 per cento. Come prima specificato, ciò significa che l’ammontare della massa di depositi (stock) supera soltanto dell’1,8% il flusso dei redditi dichiarati. Se consideriamo gli stessi indicatori a livello nazionale (in media), questa differenza percentuale è del 43,9%. Intercorrono, quindi, tra la media/Italia e la media della provincia di Salerno qualcosa come 42 punti percentuali di differenza. Va anche detto, però, che in Campania il nostro territorio è l’unico – insieme con il Napoletano (121%)  – ad esprimere un valore superiore a 100. Le altre province restano al di sotto: Avellino (85,6%); Benevento (74%) e Caserta (80,5%). Dunque, i depositi per abitante accantonati in queste aree sono di parecchio inferiori rispetto al reddito prodotto.
    Che ci sia un netto divario con le province del Centro/Nord  è confermato anche da altri due indicatori riferiti alle variazioni registrate nel periodo 2008/2014 in relazione ai depositi bancari per abitante ed al rapporto depositi/reddito. Nel primo caso, mentre la media/Italia fa segnare un +26,2%, in provincia di Salerno ci fermiamo al +15,2%, dietro solo al Casertano che nello stesso arco di tempo ha evidenziato una crescita del 18,5%. Nel secondo caso, mentre per l’Italia il rapporto depositi/reddito è cresciuto di 29,9 punti percentuali (passando dal 114% al 143,9%), nel Salernitano il dato è cresciuto solo di 11,7 punti (da 90,2% a 101,8%), un progresso equivalente a meno della metà di quello nazionale. Né va meglio la tendenza del dato per le altre province della regione: Napoli è cresciuta di 12,8 punti percentuali, Caserta di 12,1, Benevento di 4,2, mentre Avellino è addirittura arretrata di 4,3 punti percentuali.
    Redditi/depositi, indicatori del ritardo.
    E’ abbastanza chiaro che le aree di Salerno/città e cintura metropolitana insieme con la Costiera Amalfitana si confermano quelle con una capacità di produzione di reddito pro capite più forte rispetto alle altre zone della provincia. Come pure la “geografia” degli sportelli e la loro concentrazione incide non poco sull’orientamento dei flussi creditizi in entrata ed in uscita, anche in base a valutazioni di riservatezza del risparmiatore soprattutto nei centri più piccoli: meglio spostarsi di qualche chilometro per non fare conoscere l’entità della proprio “salvadanaio”. Ma sono le enormi “distanze” dagli indicatori medi nazionali che consentono di disegnare senza troppe difficoltà, purtroppo, il profilo di una provincia alle prese con un problema sostanziale di ritardo di sviluppo socio/economico molto difficile da recuperare in tempi brevi.


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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