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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Nelle imprese di medie e grandi dimensioni – in linea con il trend nazionale – si concentra la percentuale più alta di Npl (Non Performing Loans).Sofferenze? "Credito di relazione" In provincia di Salerno ammontano a 2 miliardi e 382 milioni. Il 79 per cento è riconducibile ai “top client” che ottengono il 64,7 per cento dei finanziamenti per cassa.

    Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) giovedì 26 gennaio 2017.
     
    Le sofferenze lorde in provincia di Salerno ammontano a 2 miliardi e 382 milioni di euro (al 30 settembre 2016) e su di esse incidono per il 79% quelle riconducibili ai prestiti erogati al primo 10% degli affidati che ottengono il 64,7% dei finanziamenti per cassa. I dati – come già evidenziato lo scorso 14 gennaio dall’Ufficio Studi dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre (Cgia) – sono stati elaborati dalla Banca d’Italia e fanno riferimento ai flussi segnalati dalla Centrale dei Rischi. Nella “classifica” stilata in base alla quota di sofferenze causata dal primo 10% di affidati, la provincia di Salerno si colloca al 52° posto. Va notato che i finanziamenti per cassa ottenuti da questo primo 10% di affidati equivalgono al 64,7% di quelli complessivamente erogati: quota che genera, come detto, il 79% delle sofferenze dell’intera provincia. I dati prendono in considerazione i finanziamenti per cassa accordati dalle sole banche (con esclusione, quindi, della Cassa Depositi e Prestiti e degli altri intermediari finanziari non bancari) ed effettivamente utilizzati dalla clientela.
    La “fotografia” di quanto accade in provincia di Salerno coincide sostanzialmente con il quadro nazionale sotto il profilo delle sofferenze generate dal primo 10% di affidati (la  media Italia è 81,1%), anche se la quota di finanziamenti ottenuti da questa fascia di clientela è inferiore rispetto al trend nazionale (80,2%), molto probabilmente anche perché nel nostro territorio non si concentra un numero abbastanza elevato di aziende medio/grandi.
    Le altre province campane.
    In questo tipo di “classifica” solo la  provincia di Benevento  (53° posto) può esibire tassi meno negativi di quella di Salerno. Nel Sannio, infatti, sul monte totale delle sofferenze (467 milioni di euro) la quota di incidenza di crediti non performanti (Npl) riconducibile a questa fascia di clientela  è pari al 78,9 per cento (su una massa di crediti che si configura come il 61,2% dei finanziamenti concessi per cassa). Sono, invece, in condizioni più difficili le altre province campane. Napoli (10° posto in Italia) esprime 6,462 miliardi di sofferenze totali: la quota di finanziamento al primo 10% di affidati è pari al 73,5% ed incide per l’83,3% sull’universo delle sofferenze totali. In provincia di Avellino (35° posto, 744 milioni di sofferenze) il primo 10% per cento di affidati attrae il 68% dei finanziamenti e genera l’80,8% delle sofferenze. Al 45° posto si colloca la provincia di Caserta (1,384 miliardi di sofferenze) con la quota del 66% dei finanziamenti attratta dal primo 10% degli affidati: 79,5% delle sofferenze totali.
    Il quadro complessivo.
    La Cgia di Mestre ha evidenziato che - sempre al 30 settembre 2016 – le sofferenze lorde riferite al sistema bancario italiano si sono attestate a 186,7 miliardi di euro, sottolineando che “sebbene il nostro tasso di copertura continui ad essere superiore alla media europea, in nessun altro Paese dell’Ue la dimensione complessiva dei crediti deteriorati ha raggiunto tale importo”.  Ma la caratteristica prevalente che emerge dallo studio dei flussi è sintetizzabile nel fatto che “l’80 per cento circa dei finanziamenti per cassa” risulta “erogato dalle nostre banche al primo 10 per cento degli affidati. Soggetti, questi ultimi, di segmento alto che sicuramente non appartengono alle categorie dei piccoli commercianti, degli artigiani o dei lavoratori autonomi. Per contro, la quota di sofferenze causate dal primo 10 per cento degli affidati è pari a poco più dell’81 per cento”. In altre parole: poco credito ai piccoli che, però, restituiscono e creano meno sofferenze rispetto a quanto ricevono. Difficile smentire - in considerazione di questi numeri - l’analisi della Cgia di Mestre che stigmatizza “il massiccio ricorso al credito relazionale”, molto spesso senza una verifica appropriata della valenza qualitativa delle garanzie prestate. “Anche analizzando l’ammontare complessivo delle sofferenze bancarie suddivise per classi di grandezza - è scritto sempre nella ricerca della Cgia di Mestre - emerge che dei 186,7 miliardi di crediti deteriorati ben 131,2 sono ascrivibili a prestiti sopra i 500.000 euro che, di norma, vengono erogati a grandi gruppi e a grandi aziende”.
    Nelle regioni del Sud il primo 10 per cento degli affidati ottiene meno credito rispetto alle altre zone del Paese, “ma genera una quota di sofferenze quasi in linea con il dato medio nazionale”. In pratica - sostiene la Cgia -  “i grandi gruppi del Nord sono più virtuosi di quelli presenti nel Mezzogiorno”.  


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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