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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Appiattimento verso il basso: prevalenti il lavoro dipendente e le entrate da pensioni.Reddito "bipolare" nel Salernitano Il 60 per cento della popolazione dichiara fino a 15.000 euro. Oltre il 70 per cento della ricchezza è in mano al 40 per cento dei residenti.
     

    Questo articolo è stato pubblicato domenica 15 gennaio sul quotidiano Il Mattino (Edizione Salerno).
     di Paolo Coccorese e Ernesto Pappalardo
     La “mappatura” dei redditi dei territori che compongono la provincia di Salerno consente di “leggere” con attenzione le reali condizioni strutturali - dal punto di vista socio/economico e produttivo - con le quali occorre confrontarsi al fine di tentare di delineare modelli di crescita innovativi, in un’ottica di superamento della logica municipalistica a vantaggio di un’impostazione in sintonia con le esigenze del “salto di scala” che caratterizza le aree vaste. Preliminarmente occorre fare due considerazioni. La prima. Gli anni della crisi hanno accentuato la “polarizzazione” dei redditi e, quindi, delle condizioni di benessere e di qualità della vita della popolazione residente. Un dato su tutti: il 59,8 per cento dei contribuenti della provincia esprime un reddito fino a 15mila euro che equivale al 26,4 del reddito totale dell’intera area salernitana. Ne consegue che il rimanente 74 per cento circa del reddito complessivo è appannaggio del 40 per cento dei contribuenti. Questa dinamica fortemente duale - due realtà socio/economiche ben distinte che convivono sullo stesso “pezzo” di territorio - è diffusa in maniera abbastanza omogenea nel vari comprensori sub-provinciali. La seconda considerazione introduttiva alla descrizione dei flussi numerici segnala, invece, che la linea di demarcazione del “dualismo” reddituale è individuabile nella soglia dei diciottomila euro pro capite superata dai comuni che rientrano nelle prime cinque posizioni di questa particolare graduatoria (Salerno, Positano, Conca dei Marini, Pellezzano, Vallo della Lucania); e nella soglia dei diecimila euro non raggiunta in quei comuni che si collocano tra gli ultimi cinque (Laviano, Morigerati, Castelnuovo di Conza, Rofrano, Santomenna).
    La metodologia per l’elaborazione dei dati.
    I dati utilizzati riguardano i redditi pro capite e le principali variabili Irpef su base comunale e sono tratti dalle dichiarazioni fiscali presentate nel 2015 con riferimento all'anno di imposta 2014 (fonte: MEF-Dipartimento delle Finanze). I valori medi sono stati calcolati facendo sempre il totale del reddito di ogni area diviso il numero di contribuenti per la medesima area.
    La “fotografia” della provincia e delle 4 aree vaste.
    Il reddito imponibile medio pro capite della provincia di Salerno si attesta a 15.376 euro. Se si scende nel particolare delle singole “aree vaste” sub-provinciali si evince che nell’Agro Nocerino Sarnese si configura in 14.296 euro (-2,9% rispetto al valore medio su base provinciale); nella “Città del quarto paesaggio” è pari a 13.054 euro (-15,1%); nella Golden Coast a 16.930 (+10,1%) e nella “Grande Salerno” a 16.747 (+8,9%). In altri termini: l’area più mediamente ricca risulta la “Golden Coast” seguita da vicino dal capoluogo Salerno e dalla cintura metropolitana; abbastanza distanziato, poi, l’Agro Nocerino Sarnese e nettamente distanziata la “Città del quarto paesaggio”. Colpisce il divario percentuale – ed anche in termini assoluti – tra la Costiera Amalfitana e la zona a Sud del capoluogo (Cilento ed aree interne): la prima sfoggia il +10,1% di reddito dichiarato rispetto alla media provinciale; la seconda il -15,1%. Dualismo, quindi, strutturale e non congiunturale. Dualismo che si riflette anche scorrendo le “top five” dei comuni sempre in termini di reddito pro capite dichiarato. Tra i primo cinque comuni della provincia di Salerno – dietro il capoluogo (22.134 euro) – si “piazzano” due comuni della Costiera Amalfitana: Positano (19.797 euro) e Conca dei Marini (18.185 euro). Tra gli ultimi cinque comuni troviamo, invece, tutte aree a Sud di Salerno, con particolare riferimento al versante interno della provincia: Laviano (9.964 euro); Morigerati (9.871 euro); Castelnuovo di Conza (9.746 euro); Rofrano (9.709 euro) e Santomenna (9.293 euro).
    Le tipologie di reddito.
    Da un punto di vista delle “tipologie” di reddito sorprende –relativamente – che il reddito da pensione (14.035 euro la media complessiva provinciale) superi (e non di poco) il reddito da lavoro catalogabile come imprenditoriale (13.178 euro). Reddito, ovviamente, non derivante da partecipazioni, ma da attività lavorativa vera e propria. Saldamente in testa con il reddito mediamente più rilevante i lavoratori autonomi (25.101, dato provinciale) seguiti dai lavoratori dipendenti (15.957 euro); dai pensionati e, come detto, dagli imprenditori. Anche da questa tipologia di analisi emerge che – tranne che per la categoria dei pensionati – i redditi più alti si concentrano nei comuni della Costa d’Amalfi e quelli più bassi nell’area della “Città del quarto paesaggio”. Persiste, quindi, anche da questo punto di vista una forte componente duale. Qualche esempio. Il reddito da lavoro dipendente in Costiera Amalfitana mediamente “pesa” 17.660 euro su base annua. Nel Cilento e nelle aree interne del Salernitano, invece, 14.126 euro. Stesso trend per le pensioni: 14.452 euro in Costiera; 11.820 euro nel Cilento e nelle aree interne. Idem per il lavoro autonomo con una forbice notevole: 27.316/20.365 euro; e per il reddito da lavoro degli imprenditori: 15.123/11.226 euro.
    Le “fonti” di reddito.
    A conferma dell’appiattimento complessivo verso il basso del reddito pro capite della provincia di Salerno in rapporto alle statistiche nazionali si delineano i dati relativi alla provenienza dei redditi dichiarati. A livello provinciale il 50,4% del reddito è generato dal lavoro dipendente; il 33,1% dalle pensioni percepite e solo il 4,2% dal lavoro autonomo ed il 4,8% da reddito da lavoro imprenditoriale. La percentuale più alta del reddito da lavoro dipendente è concentrata nell’Agro Nocerino Sarnese (54,4%) e nell’area di Salerno città e cintura metropolitana (50,7%). A seguire la “Golden Coast” (49,4) e la “Città del quarto paesaggio” (46,2), che, però, fa registrate la percentuale più alta dei redditi da pensione (37,9%, rispetto alla media provinciale del 33,1%). In prima posizione per il lavoro autonomo la “Grande Salerno” (4,8%) seguita dalla “Golden Coast” (3,9%). Per quanto concerne il reddito da lavoro imprenditoriale la percentuale è più alta nel Cilento (5,8%) e nella “Golden Coast” (5,4%), probabilmente anche in ragione della diffusione di micro/attività turistiche.
    La “polarizzazione” dei redditi.
    Come si sottolineava preliminarmente, l’analisi dei dati restituisce i confini di una “geografia” socio/economica “bi-polare” che incide profondamente sulla qualità della vita delle persone e delle famiglie all’interno di uno stesso comprensorio sub-provinciale. Le dinamiche “bi-polari” che si rintracciano in Costiera Amalfitana evidenziano che circa il 78 per cento del reddito complessivo è espresso dal 46 per cento dei contribuenti. Nel capoluogo Salerno (ed area metropolitana) il 77 per cento del reddito è percepito dal 44% dei dichiaranti. Nell’Agro Nocerino Sarnese circa il 40 per cento dei residenti è titolare del 74 per cento del reddito ed, infine, nel Cilento e nelle zone interne il 32% introita il 65 per cento del reddito totale.


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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