Glocal di Ernesto Pappalardo
Come sono cambiate le “coordinate” della comunicazione rispetto alle due precedenti consultazioni amministrative.Corsa al voto “low profile”
A Salerno la campagna elettorale non “buca” il cancello delle redazioni e si mantiene a lunga distanza dalle problematiche della città reale. Pesa anche l’assenza di leadership a proprio agio nel circuito mediatico.
Diventa sempre molto complicato provare a sintetizzare i dati salienti di un “non evento” rispetto ad un evento vero e proprio. Può sembrare un paradosso. Ma descrivere un “non fatto” è più difficile che entrare nel merito di un “fatto”. L’esempio calzante di questa situazione proviene dalla campagna elettorale che sarebbe in corso di svolgimento a Salerno. Perché - a sommesso avviso dello scrivente - lo schema imperante non riesce a “bucare” il cancello delle redazioni (e fin qui potrebbe trattarsi di una perfetta strategia della parte che si sente ampiamente in vantaggio) e, soprattutto, la soglia minima di attenzione dell’elettorato. In altre parole: siamo in presenza di una spenta liturgia comunicativa che pare destinata soltanto agli addetti ai lavori e a quella stretta fascia di “appassionati” (si fa per dire) di politica. La città reale, la stragrande maggioranza dei salernitani - ad ascoltare bene quanti si incontrano in questi giorni per strada o in un riunioni di lavoro - sembra guardare le vicende del voto con grande distacco e a distanza di sicurezza. Più annoiati che delusi; più disincantati che ragionevolmente consapevoli che si sta decidendo il destino dei prossimi cinque anni della loro città.
E’ questo - molto probabilmente - l’effetto mediatico principale dell’assenza nell’arena della competizione politica dell’ex sindaco ed attuale presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che nelle ultime due tornate elettorali comunali (2006 e 2011) è stato capace di attivare un percorso comunicativo in grado di catalizzare l’attenzione di una fetta molto ampia della cittadinanza. Anche al di la della stessa competizione politica.
Siamo oggi di fronte ad uno scenario molto diverso, senza leadership marcatamente delineate – in termini di comunicazione – sia nel centrosinistra che nel centrodestra. A ciò bisogna aggiungere che (almeno fino agli ultimi quindici giorni utili) si è preferito non approfondire le tematiche che sono senza dubbio le più avvertite dalla maggioranza degli elettori: lavoro/occupazione; rilancio degli investimenti sempre in termini di attivazione di nuove opportunità di impiego soprattutto per gli under 35; qualità della vita o, meglio ancora, innalzamento della soglia di vivibilità (traffico/parcheggi/raccolta rifiuti/pulizia della città/sicurezza reale e percezione dei livelli di sicurezza), solo per citare le principali.
Ed ecco, quindi, la difficoltà da parte del circuito mediatico ad ascoltare i protagonisti del percorso verso le elezioni sui problemi veri, perché – a ben vedere – le macchine elettorali in campo non sono andate (o non hanno dato questa sensazione) oltre l’elenco delle progettualità e non hanno stabilito un nesso realistico tra enunciazione dei punti programmatici e poste finanziarie disponibili o anche attivabili nel breve e medio periodo.
In considerazione di questa situazione, si comprende bene la “tonalità” minore della campagna elettorale attualmente in corso rispetto a quelle degli anni passati. Ma, naturalmente, questa non è “attenuante”, al massimo può rappresentare una parte della spiegazione. Resta, per la verità, un vuoto molto difficile da riempire nei prossimi mesi: la distanza tra la “narrazione” della città che verrà (almeno si spera) e quella che si manifesta sotto gli occhi della stragrande maggioranza dei salernitani quando escono di casa ogni mattina. Sotto il profilo della comunicazione sarà interessante verificare – dopo il responso delle urne – quale profilo sceglierà la nuova Amministrazione. Il low profile in continuità con la campagna elettorale o – come è prevedibile – l’enfatizzazione dell’azione di governo del territorio cittadino?
In ogni caso, le leggi del marketing – anche di quello politico, naturalmente – dovrebbero indurre a tenere presente che se non si lavora in profondità alla competitività del prodotto (che in questo caso si configura nella capacità di dare e veicolare risposte concrete ai problemi reali di Salerno), anche la migliore strategia info/comunicativa è destinata a fallire. Anche perché senza leadership in grado di “dominare” (o quanto meno di non subire eccessivamente) i meccanismi mediatici - come è parso di capire in questi giorni - sarà difficile uscire dalla trappola delle “bad news” che per giornali, televisioni e siti web sono sempre e comunque “good news”.
ERNESTO PAPPALARDO
direttore@salernoeconomy.it
@PappalardoE
Glocal di Ernesto Pappalardo
La laurea? Non basta
22/09/2017
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.
di P. Coccorese
ed E. Pappalardo
Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare. [Continua]
Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
07/07/2017
Lo scenario.
Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]
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