contatore accessi free Salerno Economy - Blog di informazione economica

ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Per innalzare il livello di competitività dei territori risulta sempre più determinante la qualità dei servizi che la filiera istituzionale è in grado di offrire.Sviluppo Locale? Nuova governance La grande occasione di spendere entro il 2020 i fondi del “Patto per la Campania” (9,5 miliardi di euro) si intreccia con l’urgenza di superare la “logica” dei Consorzi Asi, accelerando il processo di trasformazione in Agenzie capaci di attrarre nuovi investimenti.

    Le vicende dei Consorzi per le Aree di Sviluppo Industriale (Asi) - più o meno omogenee dal punto di vista della scarsa capacità di contribuire ai processi di crescita reale dei territori del Sud - rappresentano una significativa cartina di tornasole per misurare la necessità di accelerare il più possibile i percorsi di rinnovamento della governance delle economie locali. Senza entrare nel merito delle perfomance gestionali dei singoli Enti – argomento che pure non poche volte è stato utilizzato in maniera strumentalmente politica (senza eccezioni di coloritura partitica) e che, comunque, meriterebbe dettagliati approfondimenti – il punto centrale resta il ridisegno della missione di queste strutture consortili nel contesto attuale. E’ inevitabile constatare il forte ritardo della parte pubblica rispetto all’urgenza di confrontarsi con l’esigenza di attivare partenariati con il privato al fine di intervenire su due aspetti sostanziali. L’efficientamento logistico, infrastrutturale e tecnologico delle aree industriali da un lato; la promozione di best practices amministrative (ed anche fiscali, oltre che creditizie) al fine di attirare capitali esogeni o, comunque, di stimolare nuovi investimenti endogeni. In altre parole, la trasformazione dei vecchi Consorzi in vere e proprie Agenzie di Sviluppo Locale – organizzate e coordinate nell’ambito di un organismo regionale (peraltro in Campania già facilmente individuabile ed operativo) – appare la strada più convincente per portare avanti la “scommessa” di archiviare  quello che per decenni è apparso un dogma: il trasferimento di fondi pubblici per andare avanti. Non che si debba passare ad un regime privatistico da un giorno all’altro. E’ questa una prospettiva non realistica, per la verità. Ma è del tutto evidente che soltanto con il pieno coinvolgimento delle imprese - fin dalla fase embrionale di nuovi progetti ed iniziative, mirando prioritariamente all’innalzamento degli standard dei servizi minimali – si potranno mettere in campo azioni ormai irrinunciabili per essere attori non residuali nella fondamentale sfida tra territori o, meglio ancora, tra piattaforme territoriali dotate di “appeal” nei confronti dei capitali in cerca di remunerativa allocazione. Come già evidenziato qualche settimana fa in questa rubrica di www.salernoeconomy.it, non si tratta di inventare granché. In Veneto l’assessore al Commercio Estero (e già l’attribuzione di questa delega in seno alla Giunta Regionale delinea un approccio innovativo al problema) ha anticipato che è in via di definizione la fase di start up dell’Agenzia Regionale per gli Investimenti, che si chiamerà “Invest in Veneto”. “Veneto Promozione” - attualmente operativa -  non è più ritenuta lo strumento adatto per affrontare le attuali sfide. Nascerà, quindi una nuova Agenzia “che metterà attorno ad un tavolo, forse prima dell’estate, imprese, Università, centri di ricerca, associazioni di categoria, per individuare insieme le strategie migliori per costruire l’immagine del Veneto e attrarre investimenti dall’estero”. Ma per capire ancora meglio il disegno della Regione Veneto è stato deciso che “la regia di questa nuova iniziativa potrebbe essere appannaggio di Veneto Sviluppo, lo strumento finanziario regionale che sta acquistando e acquisterà in futuro un ruolo sempre più fattivo nelle dinamiche economiche del territorio”.
    Con la firma del “Patto per la Campania” tra Governo e Regione, questo va detto, si sono meglio delineate le linee strategiche in base alle quali provare ad investire qualcosa come 9,5 miliardi entro il 2020. Anche in questo caso - mettendo da parte per un momento la polemica fondi vecchi/fondi nuovi, fondi in più/fondi in meno rispetto a precedenti intese Governo/Regione - il problema di fondo si configura nella reale capacità di erogare i finanziamenti in tempi certi e, soprattutto, superando l’imbuto dei soggetti attuatori che – alla fine – non realizzano (e non spendono). Quale migliore occasione, quindi, per “ristrutturare” il “circuito” della governance dello sviluppo locale? Quale migliore occasione per tentare la strada dell’Agenzia Regionale per lo Sviluppo – articolata in cinque nuclei provinciali – intesa come braccio operativo di Palazzo Santa Lucia e come “stimolatore” di partnership pubblico/private?
    ERNESTO PAPPALARDO
    direttore@salernoeconomy.it
    @PappalardoE


Torna indietro Stampa

La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

  • thumbnail-small-1.jpg

    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


  • Il Convertitore Valuta è offerto da Investing.com Italia.