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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Il problema della gestione del “peso” finanziario derivante dall’approvvigionamento energetico diventa sempre più pressante per le imprese.
     
    Caro-bolletta? Un’opportunità L’efficientamento è un obbligo di legge (Dlgs 102/14) e non riguarda solo le grandi aziende, ma anche le Pmi. Entro la fine di quest’anno (con aggiornamento quadriennale) si dovrà produrre una “fotografia” dei consumi. Le sanzioni pecuniarie superano i costi di adeguamento.

    In Italia le Pmi pagano l’energia elettrica quasi il 70% in più della media europea ed il costo dell’energia aumenterà per il sempre maggior peso sui mercati mondiali dei grandi Paesi energivori (India e Cina). La bolletta energetica è una delle voci più importanti del conto economico delle aziende industriali ed alcuni ritengono a giusta ragione che nel contesto economico attuale il risparmio energetico costituisca il margine aziendale. Una vera e propria zavorra che viene qualche volta affrontata in modo sbagliato (anche lasciando al buio i dipendenti!) e più spesso subita in maniera inerme come se non ci fosse nulla da fare. E’ un’immagine non rappresentativa della realtà che si preferisce utilizzare dalla parte prevalente dei media per seguire la facile direttrice del catastrofismo. Invece laddove c’è un problema, c’è sempre un’opportunità. “Le energie alternative sono una delle vie di sviluppo e di riscatto del meridione – spiega a salernoeconomy Alberto D’Anna (Bioclimatica) – perché abbiamo la disponibilità delle materie prime: vento, sole, vulcani (per la geotermia) ed anche della tecnologia necessaria”.
    L’utilizzo di tecnologie green, oltre ad avere un benefico effetto sui conti dell’azienda, ha un impatto positivo sulla collettività, fattore non secondario dal punto di vista della promozione del brand delle aziende che si dotano di strategie eco-sostenibili.
    Oltre che un’opportunità l’efficientamento energetico è un obbligo di legge (DLGS 102/14) di fonte europea, che riguarda non solo le grandi aziende ma anche le Pmi “energivore”: entro la fine di quest’anno (con aggiornamento quadriennale) sarà necessario produrre una diagnosi energetica - ossia una fotografia dei consumi - oppure adottare sistemi di gestione conformi alle Norme ISO50001. Le sanzioni pecuniarie sono significative e decisamente superiori ai costi di adeguamento ed efficientamento.
    Il problema non è solo delle aziende. Al Nord per riscaldare la casa si spende più del triplo di Austria, Svizzera e Francia; in Italia il 55% delle abitazioni ha più di 40 anni e perlomeno il 25% non è stato mai qualificato. Anche il patrimonio edilizio pubblico italiano è fortemente energivoro: lo spreco per le casse dello Stato è di 4,5 miliardi di euro l’anno.
    “Le soluzioni tecnologiche per l’efficientamento energetico sono diverse e vanno dal led a sistemi intelligenti e non invasivi di erogazione dell’energia elettrica e termica - evidenzia Mario Buonocore, consulente tecnico della Genesis srl - adottabili sia in ambito industriale che domestico”. Le azioni di efficientamento energetico possono portare, a seconda dei casi, a vantaggi che vanno dal 20 al 70% della riduzione dei consumi.
    “Esiste la possibilità - sottolinea Alessandro Di Francesco della K2 Consulting - di realizzare gli investimenti energetici attraverso modalità di finanziamento autoliquidanti e cioè senza alcun gravame per il conto economico. Ad esempio, con il noleggio operativo il costo richiesto per l’utilizzo delle apparecchiature viene pagato mensilmente deducendolo in quota parte dal risparmio mensile ottenuto sulle bollette”.
    In un recente seminario al Politecnico di Milano sono stati quantificati in 60/90 miliardi l’anno gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi di risparmio energetico imposti dal protocollo di Kyoto: un grande problema o una enorme opportunità di business? Lo ha detto anche Papa Francesco nella sua enciclica sulla casa comune.
    @LucaIovine6
    Company Trainer


    Efficientamento energetico: non solo costi per le Pmi
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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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