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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • La questione dell’accorpamento dei porti di Napoli e Salerno continua a suscitare dubbi e perplessità nella comunità degli operatori locali.Il Pd boccia l’Autorità unica Roberto De Luca: “Non assisteremo impassibili all’adozione di due pesi e due misure. Non si può restare indifferenti quando ci sono in ballo centinaia di posti di lavoro ed il futuro di aziende che ci invidiano. Si corre il rischio di mettere a repentaglio l’efficienza di interi comparti produttivi di eccellenza, primo fra tutti l’agroindustria”.

    I dubbi e le perplessità della comunità degli operatori del porto di Salerno continuano a tenere banco nelle more del percorso - che, ormai, sembra in fase attuativa - di accorpamento delle Autorità Portuali di Napoli e Salerno. Mentre prosegue la mobilitazione delle imprese, prende posizione il Partito Democratico attraverso il responsabile provinciale del Dipartimento Economia Roberto De Luca che ha incontrato nei giorni scorsi una delegazione composta dai principali rappresentanti delle aziende attive all’interno dello scalo. Presente anche il presidente della Commissione Trasporti della Regione Campania Luca Cascone.
    “Abbiamo ascoltato con attenzione – ha dichiarato Roberto De Luca – le argomentazioni delle rappresentanze imprenditoriali della comunità portuale che hanno evidenziato come manchi un criterio omogeneo a livello nazionale in base al quale procedere agli accorpamenti”. “Il rischio palese di assistere ad un depotenziamento dei flussi di traffico commerciale ed al rallentamento della realizzazione dei progetti di miglioramento infrastrutturale in corso ci impone di intraprendere tutte le iniziative necessarie in sede politica e parlamentare – ha ancora evidenziato De Luca – per evitare incomprensibili penalizzazioni del nostro porto rispetto al quadro nazionale dove scali marittimi con volumi di movimentazione meno rilevanti riescono, invece, a conservare la piena autonomia gestionale”. “E’ chiaro – ha concluso Roberto De Luca – che non potremo assistere impassibili all’adozione di due pesi e due misure. E non potranno certo accusarci di proporre una battaglia di campanile, avendo i nostri operatori avanzato una proposta di razionalizzazione addirittura territorialmente più ampia. Tuttavia, non si può restare indifferenti quando ci sono in ballo centinaia di posti di lavoro, il futuro di aziende che in altri porti d’Italia e d’Europa ci invidiano e si mette a repentaglio anche l’efficienza di interi comparti produttivi di eccellenza del territorio, primo fra tutti l’agroindustria”.
    Il documento del Dipartimento Economia del Pd.
    Il documento diffuso agli organi d’informazione dal Pd prende in considerazione alcuni punti ritenuti strategici per evitare conseguenze negative sull’economia dello scalo salernitano in seguito all’attuazione del disegno di riforma della legge 84/94:

    • “Mancanza di un criterio chiaro e oggettivo relativo alle ipotesi di accorpamento di alcune Autorità Portuali. In tal senso, già la legge 84/1994 stabilisce delle soglie quantitative e di 'massa critica' da raggiungere affinchè uno scalo possa essere sede di Autorità, cui si potrebbe far riferimento per procedere con la riforma”.
    • “Lungi da ogni pretesa di campanilismo, un'ipotesi probabilmente maggiormente percorribile in una reale ottica di efficienza potrebbe essere la creazione di macroaree che si configurino come veri e propri sistemi logistici, all'interno dei quali i porti rappresenterebbero un tassello in un quadro più complesso di logistica che sia davvero integrata e intermodale”.
    • “La pretesa di applicare in Italia modelli utilizzati nel Nord Europa ha poco senso. E' possibile immaginare che la conformazione del territorio di aree come Genova, Napoli o Salerno possa essere paragonabile ad Amburgo o Anversa? Siamo certi che sia una strada virtuosa e che, invece, non crei inefficienze?
    • “Anche il mantra della specializzazione degli scali sembra avere poco senso, soprattutto nel momento in cui molte delle Autorità superstiti governano scali generalisti, che movimentano contenitori ma hanno anche traffico crocieristico e altre funzioni”.
    • “Sembra non reggere anche la pretesa di esatta correlazione tra accorpamento e maggiore efficienza, nel momento in cui le strutture accorpate rimarrebbero pur sempre fisicamente distanti. In questo caso, sarebbe comunque necessaria una direzione di scalo autonoma, forte e in grado di gestire la grande complessità che un porto presenta. Probabilmente dovremmo agire su tutta una serie di altri fattori che hanno finora appesantito l'operatività dei nostri porti: burocrazia, possibilità di varianti all'interno del perimetro portuale, dragaggi, e così via”.
    • “Desta perplessità anche la mancanza (almeno stando alle bozze circolanti) di una norma transitoria o comunque di coordinamento che regoli questa fase di accorpamento. Come saranno gestite concessioni che hanno scadenza diversa, come sarà governata la partita dei canoni demaniali? Il sospetto è che per fare in fretta si rischi davvero di generare confusione e di spaventare gli investitori stranieri che, finora, sono stati invece attratti dai porti gestiti in maniera efficiente”.
    • “Per ciò che riguarda le funzioni, un'importante considerazione: i porti, così come altre infrastrutture hanno come scopo principale quello di supportare i sistemi produttivi del territorio di riferimento. Nel nostro caso, una diversa funzionalizzazione o un indebolimento dello scalo rappresenterebbero un danno per larga parte del sistema produttivo della provincia e oltre. Pensiamo soltanto al danno che riceverebbero asset strategici come l'agroindustria, le produzioni ortofrutticole, la manifattura di qualità dei nostri territori: secondo alcune indiscrezioni trapelate sulla nuova norma, le nostre produzioni non dovrebbero essere imbarcate neanche a Napoli, bensì a Gioia Tauro o Taranto”.
    (Fonte: Com. Stampa Dipartimento Economia Pd Salerno/12.12.2015)


    Roberto De Luca, responsabile provinciale Dip. Economia Pd
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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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