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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Il territorio intelligente

    “Le acque si smuovono creando un vortice virtuoso, attraverso rapporti di collaborazione non basati soltanto sul business, ma sulla passione, le idee, le emozioni. E’ in questo modo che si crea la visione della crescita e si va avanti anche nelle difficoltà”. La riflessione è di Massimo De Giorgio, giovane imprenditore salernitano impegnato nel settore dell’innovazione tecnologica (piattaforme informatiche condivise) ed è molto utile per sintetizzare quello che manca in questo momento per fare ripartire la crescita economica e produttiva. “Diventa fondamentale - ha aggiunto Antonio Sessa, manager di un’azienda anch’essa salernitana che propone soluzioni di “business intelligence” - “pianificare, prevedere, attuare e misurare correttamente le azioni a tutti i livelli decisionali, con vantaggi, quindi, anche in termini di migliore contributo dei singoli al successo dell’organizzazione”. “Per ogni unità produttiva - ha concluso Vincenzo Trama, Direttore Pmi Campania Ibm Italia - è possibile, anzi auspicabile, ritagliare un “abito” gestionale su misura, tenendo conto della particolarità del suo “core business”. Questa sequenza di dichiarazioni – tutte emerse nel corso del workshop dedicato alla “Sfida dei territori” che si è svolto venerdì pomeriggio a Salerno – chiarisce bene quanto pesa l’efficienza gestionale e la dotazione tecnologica delle aziende nel posizionamento sui mercati di interi sistemi locali. Insomma, al di là delle necessarie economie di scala che ogni territorio deve sapere garantire alle imprese - infrastrutture, logistica integrata, trasparenza e velocità di risposta della macchina burocratico-amministrativa, legalità e controllo dell’ordine pubblico (pre-condizione questa assolutamente imprescindibile) – è indiscutibile che il valore-base resta la qualità delle unità produttive. L’eccellenza è, quindi, il riferimento centrale intorno al quale costruire le famose (e in tanta parte del Mezzogiorno davvero inesistenti) politiche industriali. Senza stare a perdere tempo con disegni calati dall’alto, magari sulla base di analisi statistiche e di trend “vocazionali”, quel che conta davvero è mettere mano al più presto ad una nuova “lettura” del territorio al fine di disegnare la reale geografia delle aziende virtuose ed “intelligenti”. E’ in questo senso che la costruzione delle “reti” (anche e soprattutto in senso giuridico) d’impresa può e deve trasformarsi in “alleanze” legate dal filo comune dell’eccellenza, attraversando in maniera trasversale comparti e segmenti produttivi di riferimento. Occorre, cioè, un grande bagno d’umiltà, ricominciando dalla conoscenza e dallo studio di quanto si muove realmente in provincia di Salerno come in tutto il Sud d’Italia. E’ urgente mettersi alle spalle teoremi e modelli di sviluppo che non tengono conto di come tutto stia cambiando o per necessità – la tremenda crisi economica e finanziaria che ancora imperversa – o per virtù (capacità imprenditoriale di aprirsi al futuro attraverso l’innovazione tecnologica di processo e di prodotto). Il territorio che funziona c’è già, ma non viene visto e probabilmente non interessa più di tanto alla politica e alle istituzioni perché non è utile a creare consenso: in genere sa fare da sé e non ha bisogno di sostegni clientelari. Ma non basta. E’ indispensabile creare quel vortice virtuoso di cui parlano gli imprenditori che sperimentano ogni giorno sul campo le proprie capacità e la propria forza di competere sui mercati più agguerriti. Mancano drammaticamente all’appello la politica e le istituzioni che non si rendono conto che il tempo è abbondantemente scaduto e che sarà difficile, se non impossibile, recuperare il terreno per offrire una fetta di futuro dignitoso a migliaia e migliaia di giovani tagliati fuori da una prospettiva di lavoro nella propria terra. E’ per questo che a guardarsi intorno resta l’amaro in bocca: tra tanto “declino” anche le speranze - anzi, le certezze - di molte aziende che giustamente si sentono all’altezza della sfida tra territori si perdono nella logica dei grandi numeri dell’Italia e dell’Europa a due velocità. ERNESTO PAPPALARDO direttore@salernoeconomy.it


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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