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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Tra timidi segnali di ripresa e “guerre” di dati, sembra iniziata una fase meno recessiva dell’economia del Mezzogiorno.Ma solo la “fiducia” basta al Pil?  E’ in pieno svolgimento il “tormentone” della fine della recessione e dell’inizio della “ripartenza”. Ma sul piano pratico le imprese stentano ancora a cogliere una reale inversione di tendenza: progetti, annunci, ma restano i “soliti” ritardi operativi. 

    E’ ormai abbastanza chiaro a tutti che peggio di come sono andate le cose negli anni scorsi non potrà andare da qui ai prossimi dodici mesi. Certo, anche il 2015 non è stato granché in Campania ed in provincia di Salerno, ma le proiezioni più autorevoli lasciano intravedere – sebbene ancora a livello di decimali – un’uscita dalla zona degli indicatori con il segno meno. E pazienza se, poi, non saranno tutte rose e fiori. L’importante – sembra di capire – è “raccontare” che ci si sta allontanando dalle secche di una crisi che ha stravolto il panorama economico e produttivo del Sud. Ora, ripete la politica, stiamo voltando pagina e presto arriveranno le conferme.
    Nel frattempo, però, quello che è cambiato davvero è solo il sentiment che si coglie tra gli imprenditori che intravedono (per la prima volta dopo tanto tempo) un principio di “scongelamento” del risparmio delle famiglie che si è già (in parte) tradotto nell’incremento delle transazioni immobiliari e nel ritorno all’acquisto di beni durevoli. Nel secondo caso più per necessità – erano troppi anni che non si cambiavano automobili o non si portavano a casa televisori più tecnologicamente avanzati, solo per fare qualche esempio – che per reale volontà. Va da sé, quindi, che solo determinati comparti produttivi hanno iniziato a giovarsi dell’embrionale recupero della domanda interna, mentre per tutti gli altri settori la scelta obbligata resta l’orientamento all’export. E sono sempre tutti gli altri segmenti del sistema delle micro e piccole imprese campane e salernitane ad attendere che arrivi con maggiore insistenza l’onda lunga del QE della Bce, che, fino a questo momento, soprattutto al Sud non sembra essersi propagata come pure sta accadendo in altre regioni d’Italia. Il segnale importante, però, è che cresciuta la domanda di credito per investimenti: significa che l’orizzonte è più ampio e che la fase di sopravvivenza “primaria” dovrebbe essere alle spalle (per chi ha avuto la capacità di resistere).
    Se questa è la sintesi dello scenario attuale – la caduta, cioè, dovrebbe essersi fermata – ci si aspetterebbe di trovare interlocutori istituzionali almeno un po’ più consapevoli che non si può continuare a fare finta di niente e a procedere come prima. La lentezza burocratica ha distrutto il ciclo di programmazione dei fondi Ue 2007/2013, ma per il periodo 2014/2020 non si hanno ancora certezze di fondamentale rilevanza. Ed è questa la criticità più grave di tutte le altre, perché di risorse aggiuntive a quelle europee non pare proprio che il Governo abbia intenzione di farne recapitare nelle regioni meridionali. Non è neanche il caso di ricordare la storiella del masterplan e di tutto quello che non ne è derivato per il Sud. Di politica industriale regionalizzata era parso di capire che se ne sarebbe parlato non superficialmente in Campania, ma al momento non risultano imminenti provvedimenti operativi. Di “visioni” di ampia portata in termini di integrazione delle reti infrastrutturali non se ne discute più.
    E’ chiaro, quindi, che per i prossimi dodici mesi le imprese dovranno continuare a fare come hanno sempre fatto: da sole. Con un “aggravante”, se così si può definire la scadenza elettorale che riguarda il capoluogo di provincia – Salerno – chiamato ad eleggere il nuovo sindaco. Anche in questo caso impazza solo il toto/candidature, ma di programmi, idee, “aspirazioni” nemmeno l’ombra. Sarà un caso, ma a parte la ripresa di fiducia ed il relativo “enfatico” storyrtelling, altro non si vede in giro. Ma, abbiate pazienza, la ripresa sta arrivando. Prima o poi ce ne accorgeremo tutti quanti. Stiamo sereni.
    ERNESTO PAPPALARDO
    direttore@salernoeconomy.it


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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