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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Coldiretti/L’analisi delle dinamiche di mercato conferma la crescita della propensione agli acquisti green. Consumi, il “bio” tira la volata  Sfonda il tetto dei venti miliardi di euro il fatturato della spesa delle famiglie destinato nel 2015 agli acquisti di prodotti naturali, a chilometro zero e a denominazione d'origine controllata. 

    Sarà di oltre 20 miliardi di euro il fatturato della spesa “green” delle famiglie italiane nel 2015 (biologico, chilometro zero, denominazione d’origine). Questo il dato emerso da una analisi della Coldiretti presentata nei giorni scorsi in occasione di “Italia del Bio” nell’ambito di una mostra/mercato delle produzioni biologiche e tipiche provenienti da tutte le regioni che si è svolta a Torino. Benessere e sostenibilità ambientale alla base delle scelte dei consumatori sempre più interessati ad una “spesa consapevole”.
    Prodotti a chilometri zero per il 35% degli italiani.
    Oltre l’incremento del 20% degli acquisti di prodotti biologici confezionati rilevato nei primi sei mesi dell’anno, la Coldiretti ha evidenziato anche i quindici milioni di consumatori (il 35%) che preferiscono mettere nel carrello prodotti locali a chilometri zero che non devono percorrere lunghe distanza con mezzi di trasporto inquinanti, mentre ad acquistare regolarmente prodotti tipici legati al territorio sono ben 2 italiani su tre secondo l’indagine Doxa per Coop.
    Salute in tavola: non si bada a spese.
    Il consumatore non bada a spese quando c’è di mezzo la propria salute. Nonostante la crisi, infatti, il 70% degli italiani si dichiara disposto a spendere qualcosa in più per i prodotti naturali, il 65% per quelli “Ogm Free” ed il 62% per quelli bio secondo una analisi della Coldiretti su dati Nielsen. “Una predisposizione che – ha precisato la Coldiretti - si traduce in scelte di acquisto nel carrello dove ad esempio nel primo semestre del 2015 aumentano gli acquisti di uova bio ma calano quelli delle uova normali, cresce la pasta bio è si riduce quella classica e ci sono più succhi di frutta bio e meno tradizionali, nonostante che le differenze nei prezzi di vendita possono essere anche sensibili”.
    Agricoltura italiana? La più green d’Europa.
    La crescita dei consumi “green” in Italia è sostenuta anche da un’agricoltura “Made  in Italy” che è diventata la più green d’Europa – ha sottolineato la Coldiretti – “avendo il maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine Dop/Igp che salvaguardano tradizione e biodiversità; la leadership nel numero di imprese che coltivano biologico; la più vasta rete di aziende agricole e mercati di vendita a chilometri zero che non devono percorrere lunghe distanza con mezzi di trasporto inquinanti, ma anche la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma”. Senza contare la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati come avviene in 23 Paesi sui 28 dell’Unione Europea.
    I record della produzione agricola green italiana.
    L’Italia è l’unico Paese che può vantare 273 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp), più della Francia, oltre ventimila agriturismi, ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1,4%) e di quasi 20 volte quella dei prodotti extracomunitari (7,5%). “Sempre in Italia – ha aggiunto la Coldiretti – sono in vigore le regole produttive più rigorose relativamente alle caratteristiche dei prodotti alimentari: dal divieto di produrre pasta con grano tenero a quello di utilizzare la polvere di latte nei formaggi fino al divieto di aggiungere zucchero nel vino, che non valgono in altri Paesi dell’Unione Europea”. Sempre sul territorio nazionale si riscontra il maggior numero di agricoltori biologici a livello europeo. Secondo un’analisi Coldiretti su dati Sinab, “il nostro Paese conta 49.070 imprese biologiche, in aumento del 12% rispetto all’anno precedente, mentre cresce anche la superficie coltivata, salita a quasi 1,4 milioni di ettari (+5%). Le aziende bio italiane sono il 17% di quelle europee, una percentuale che ci rende campioni continentali del settore, seguiti da Spagna (30.462 imprese, 12% dell’Ue) e Polonia (25.944, 10% di quelle europee)”.
    (Fonte: coldiretti.it/11.10.15)


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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