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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • La sfida dei territori

    Il turno elettorale amministrativo sta ampiamente confermando lo stato confusionale della politica, acuendo il diffuso senso di insofferenza dei cittadini verso i partiti. Le analisi sui flussi del voto (e del non voto) configurano nettamente il rischio concreto di uno “scollamento” generale tra le aspettative della popolazione e l’incapacità dei soggetti che dovrebbero rappresentarli di mettere definitivamente da parte il vecchio armamentario demagogico ritenuto utile per attrarre il consenso. In un’intervista (28 marzo 2012) rilasciata al sito on line della Diocesi di Roma (“Romasette.it”) il presidente del Censis Giuseppe De Rita articola una riflessione di estremo interesse sui nuovi percorsi della rappresentanza. “Quello che spaventa di più - dice De Rita - è la fine della sovranità dello Stato, che significa poi la fine della politica”. Per De Rita in questo momento in Italia “la sovranità slitta sempre più verso l’alto, verso la finanza internazionale e i mercati, e la dimensione orizzontale non fa più decisione, diventa il cinguettio dei twitter”. De Rita coglie il grave pericolo incombente per una democrazia sana e solidale: “Stiamo preparando inconsapevolmente - sottolinea - una deriva populista della politica. La sovranità verticale riduce la capacità della base di avere un’identità ed è proprio per fare argine a questa emergenza che occorre recuperare la validità dei corpi intermedi, come cinghia di trasmissione irrinunciabile, per non appiattirsi su un qualunquismo orizzontale”. I corpi intermedi. La riforma dei partiti. L’urgenza di riportare le istituzioni al di fuori della logica dell’occupazione partitica. Ecco, allora, che anche quanto sta accadendo a Salerno assume – potrebbe assumere – valore paradigamatico di dinamiche in atto già da tempo in aree più competitive del Paese. A Salerno – questo è l’auspicio – si potrebbe, cioè, configurare l’embrione di un’alleanza territoriale trasversale tra i vari soggetti della rappresentanza economica e sociale che provano ad opporsi a quella deriva populistica e strumentale – di cortissimo respiro – verso la quale sono incamminati i partiti. Insomma, le “cinghie di trasmissione” delle istanze del mondo reale del fare sicuramente ritornano centrali e si “alleano” in nome degli interessi del territorio inteso come piattaforma in grado di collocarsi in maniera competitiva sul mercato del lavoro e della produttività, un mercato con caratteristiche sempre più “glocali”. Potrebbe essere il prologo - si spera - di una declinazione pratica e trasparente del principio di sussidiarietà. Solo qualche spunto citazionale per sottolineare l’urgenza di contrastare forme di accentramento, di burocratizzazione, di assistenzialismo, di presenza ingiustificata ed eccessiva dello Stato (e della politica nelle istituzioni). Al contrario, occorre lavorare nella direzione della piena attuazione di tale principio proprio per la valorizzazione “delle associazioni e delle organizzazioni intermedie, nelle proprie scelte fondamentali e in tutte quelle che non possono essere delegate o assunte da altri”; per “l'incoraggiamento offerto all'iniziativa privata, in modo tale che ogni organismo sociale rimanga a servizio, con le proprie peculiarità, del bene comune”; per “l'articolazione pluralistica della società e la rappresentanza delle sue forze vitali”, (…)”,(Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa). E’ davvero auspicabile, quindi, la costruzione di queste nuove “alleanze” per il territorio, a patto che siano effettivamente scevre da tentazioni “politiche” e da personalismi anacronistici. I prossimi mesi saranno veritieri rispetto al movimentismo sociale e categoriale positivamente in atto. Per il momento sarà interessante ascoltare il presidente degli industriali Mauro Maccauro ed il segretario generale della Cgil Campania Franco Tavella a confronto in un convegno in programma a Salerno il prossimo 25 maggio proprio sul tema della competitività dei territori in questo Sud che sembra sempre così lontano dall’Europa. ERNESTO PAPPALARDO direttore@salernoeconomy.it


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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