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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Analisi Coldiretti/Le condizioni di caldo eccezionale cambiano il “calendario” della produzione vitivinicola.La vendemmia parte in anticipo La  raccolta si classifica come la seconda più precoce dal Dopoguerra, seconda solo a quella del 2003, l’anno di una storica  siccità, quando iniziò il 2 agosto. La produzione è stimata in aumento di almeno il 5% rispetto al 2014 per un totale atteso di circa 44 milioni di ettolitri di ottima qualità.

    E’ avvenuto con quasi una settimana di anticipo il distacco del primo grappolo d’uva da vino, in Franciacorta, destinato alla produzione di spumanti che tradizionalmente sanciscono l’avvio delle vendemmia in Italia. A darne notizia la Coldiretti che ha sottolineato come il grande caldo abbia accelerato i processi e anticipato la raccolta che si classifica come la seconda più precoce dal dopoguerra, seconda solo a quella del 2003, l’anno di una storica  siccità, quando iniziò il 2 agosto. Quest’anno si prevede una produzione stimata in aumento di almeno il 5% rispetto allo scorso anno, per un totale atteso di circa 44 milioni di ettolitri, con ottima qualità.
    Si parte con uve pinot e chardonnay.
    La vendemmia è partita con la raccolta di uve pinot e chardonnay in un percorso che proseguirà a settembre ed ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e che si concluderà nel mese di novembre con le uve di Aglianico e Nebbiolo e Nerello. Lo stato fitosanitario dei vigneti risulta molto buono in tutta Italia con assenza di situazioni di criticità e la qualità attesa è superiore a quella dello scorso anno. Le temperature record di luglio hanno però fatto aumentare l’impegno ed i costi dei viticoltori che per scongiurare il rischio siccità, che inizia a farsi sentire in diverse zone, hanno dovuto intervenire con mirate irrigazioni di soccorso, specie nei vigneti più giovani.
    Produzione 2015: Italia superata dalla Francia.
    Sul piano produttivo l’Italia dovrà rinunciare al primato produttivo rispetto alla Francia dove le prime proiezioni per il 2015 prevedono una produzione che si attesterà sui 46,6 milioni di ettolitri, in leggero calo (-1%) sul 2014, secondo l’Istituto del Ministero dell’Agricoltura d’Oltralpe. Se non ci saranno sconvolgimenti si prevede che la produzione Made in Italy sarà destinata per oltre il 40% ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), il 30% ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% a vini da tavola.
    Export in crescita del 6% in valore nel primo quadrimestre dell’anno.
    Secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat nel primo quadrimestre del 2015 le esportazioni sono aumentate del 6% in valore, con oltre la metà del fatturato realizzato dal vino ottenuto dalle vendite sul mercato estero. Sempre secondo Coldiretti sarà di quasi 9,5 miliardi il fatturato derivante solo dalla vendita del vino, che genererà una occupazione pari a 1,25 milioni di persone. Per la vendemmia 2015 saranno utilizzati 650mila ettari di vigne, di cui ben 480mila Docg, Doc e Igt ,e oltre 200mila aziende vitivinicole. Coldiretti ha evidenziato come per ogni grappolo di uva raccolta si attivano ben diciotto settori di lavoro dall’industria di trasformazione al commercio, dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi, continuando con trasporti, accessori, enoturismo, cosmetica, bioenergie e molto altro.
    Moncalvo (Coldiretti): “Dal vino lavoro per giovani, donne ed immigrati”.
    “La decisa svolta verso la qualità ha messo in moto nel vino un percorso virtuoso in grado di conciliare ambiente e territorio con crescita economica e occupazionale anche attraverso l’integrazione di categorie come giovani, donne e immigrati che in questo momento hanno maggiori difficoltà nell’accesso al lavoro”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. La ricaduta occupazionale riguarda sia le persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia quelle impiegate in attività connesse e di servizio.
    (Fonte: coldiretti.it/06.08.2015)


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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