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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Una nuova rubrica per approfondire le tematiche legate allo sviluppo delle imprese e dei territori.Ripartire? “Stato di flusso” Fare appello a tutte le risorse interiori per sperimentare “il possesso di un’energia intensa con l’obiettivo di raggiungere un grande risultato” (Mihaly Csikszentmihalyi, psicologo ungherese emigrato negli States negli anni 50).
     

    L’Acquario è una rubrica di macro-economia il cui nome, scelto dal direttore Ernesto Pappalardo, si presta a rappresentare l’osservazione dall’esterno di vari micro-cosmi, presupponendo uno sguardo a 360 gradi.
    E’ la prima riflessione dopo Ferragosto, festività che per un imprenditore, un manager, un professionista, un lavoratore è uno spartiacque. Inizia la parte finale dell’anno, si è avuta la possibilità di riposare e di riflettere su quanto di buono e di meno buono fatto fino ad ora e soprattutto su cosa fare per chiudere in bellezza l’esercizio in corso!
    Per questo ho deciso di partire con un messaggio positivo, da un risultato che non è economico ma che comunque ha a che fare con tutti noi, la nostra identità, il nostro sentimento nazionale.
    Cominciamo dunque questa rubrica con un personaggio che nell’acqua ci sa decisamente stare: Federica Pellegrini. L’atleta italiana proprio nel mese di agosto ha ottenuto un record storico per se e gli amanti del nuoto: l’unica donna che per 6 mondiali di seguito, in 10 anni è riuscita sempre a salire sul podio nella sua disciplina i 200 SL (stile libero). Un risultato davvero storico dietro alla sua grande rivale del momento, l’americana Katie Ledecky. Tuttavia non è stato affatto semplice, perché la gara non inizia bene ma Federica ha talento, ha lavorato due anni per questa competizione e non può fallire l’occasione irripetibile. Una bracciata dopo l’altra recupera posizioni ottenendo il 2° posto che la fa entrare nella storia del nuoto mondiale, nella storia per abilità e volontà! Ma non finisce qui.
    Il giorno dopo un’altra grande sfida, la staffetta 200 SL: mai le italiane sono riuscite ad aggiudicarsi una medaglia al mondiale in questa disciplina. Non è una gara facile, dall’altra parte ci sono sempre le americane e le australiane. Le italiane partono ancora male; quando tocca a Federica lei è in quinta posizione, un’impresa quasi impossibile, anche per una che ha il suo talento, anche per una che ha lavorato tanto come lei per questa competizione. Ma oggi Federica, ha qualcosa in più: porta indosso le ali dell’entusiasmo, l’entusiasmo dell’incredibile risultato del giorno precedente, che l’ha resa unica nella storia. E allora si tuffa e vola letteralmente nell’acqua recuperando posizioni su posizioni in un vero e proprio “stato di flusso” in direzione del secondo, quasi impossibile, ambizioso traguardo. Federica ce la fa, conquista il podio, un altro secondo posto, medaglia mai ottenuta dalle italiane in precedenza. Ancora seconda, ancora dietro le americane, un caso? Il successo nella staffetta lo ottiene con un tempo strabiliante (1’54”73), quasi un secondo in meno di quello realizzato il giorno prima. Se Federica avesse fatto lo stesso tempo della gara a squadre il giorno prima, nella finale singola, sarebbe arrivata prima: ma non poteva, perché si era posta da sola il limite più grande, perché le bastava il podio!!
    Lo stato di flusso è una situazione nella quale si sperimenta il possesso di un’energia intensa, con la sensazione di avere le risorse per giungere ad un grande risultato. Così lo descrive Mihaly Csikszentmihalyi uno psicologo ungherese emigrato negli Stati Uniti d'America negli anni 50. Quando siamo nello stato di flusso facciamo appello a tutte le nostre specifiche forze ed abilità. Sappiamo di poter arrivare dove vogliamo (fiducia) e con buona probabilità ci riusciamo. Negli stati di flusso le persone sono del tutto assorbite e appagate da quello che stanno facendo, ogni cellula del corpo lo è. Lo stato di flusso non è solo una condizione individuale può essere un sentimento collettivo, può riguardare una squadra (come la nazionale italiana del mitico 4-3 alla Germania), può riguardare un popolo. E’ quello che ha pervaso gli italiani negli anni 60, nel dopoguerra, gli anni del “Miracolo Italiano”: fiducia e ottimismo nel futuro, in ogni pezzo della società civile, fecero concordemente realizzare ai nostri connazionali un progresso socio-culturale ed economico senza pari.
    Che differenza tra quegli anni e questi anni, in particolare gli ultimi sette, con i nostri leader europei e nazionali, che dopo anni di crisi continuano a prospettare ancora sacrifici e difficoltà.
    Anche nel dopoguerra le famiglie, le imprese facevano sacrifici, enormi, ma c’era un sentimento di fiducia collettivo, sulla possibilità di costruire un Paese migliore. Era differente il Capitale psicologico, il desiderio, che a tutti i livelli c’era, di realizzare qualcosa di nuovo, di migliore.
    Napoleone una volta disse: “un leader è un venditore di speranza” e soprattutto è in grado di infondere fiducia aiutando gli altri a trovare la strada verso il futuro.
    Le persone possono esprimere il meglio di sé, del coraggio e dell’impegno solamente se hanno qualcosa e qualcuno in cui credere. Senza fede non c’è futuro. Per raggiungere lo stato di flusso, per sperimentare quella scintilla di energia, anche i popoli hanno bisogno soprattutto di questo, di una Bandiera!
    Non a caso tra le aree di ricerca che trattano di country branding, che è una branca del marketing territoriale, oltre ad esempio, all’import-export ed al turismo, vi è anche la country identity, l’Identità Nazionale Collettiva che riguarda il senso di appartenenza dei cittadini al territorio.
    Il country brand è quello che le persone collettivamente dicono, provano e pensano su di un Paese e sui suoi servizi nei vari contesti della vita sociale ed economica (per esempio turistica). Fare country brand significa influenzare le persone rispetto alla percezione del brand del Paese. Fare brand management significa influenzare anche i comportamenti dei residenti che sono i primi promotori del territorio: se sei orgoglioso della tua città, del tuo Paese, ti impegni (mobilization) per salvaguardarne l’immagine! Potere della comunicazione!
    Dunque, quale sentimento di appartenenza si può suscitare nei cittadini della Campania se ogni volta che si affronta il tema sembra di essere all’ingresso dell’Inferno di Dante: “perdete ogni speranza …”? E’ SBAGLIATO! Non c’è niente di più controproducente non solo per le nuove generazioni ma anche per quelle di oggi. Certo la fiducia e la comunicazione da sole non bastano, occorrono le abilità, le infrastrutture, le competenze ma se indossi le “ali dell’entusiasmo” puoi tirare fuori il quid che fa la differenza che ti consente di colmare il gap. Del resto anche la pedagogia ce lo insegna: “ditegli che ce la faranno e la maggior parte di loro ci riuscirà davvero”; è l’effetto Pigmalione di Robert Rosental.
    Al contrario dei luoghi comuni, le aziende del Sud si fanno spesso riconoscere in tutta Italia per abilità e spirito di sacrificio, molti imprenditori, professionisti, lavoratori, molti talenti del Nord sono originari del Sud. Questo vuol dire che il potenziale c’è anche se si fa stranamente fatica a vederlo.
    “Niente piagnistei!”, in questo condivido le recenti dichiarazioni di Renzi il quale però non dovrebbe limitarsi a sferzare e dovrebbe piuttosto favorire e stimolare occasioni di sviluppo per i suoi connazionali ed in particolare i meridionali: non bisogna avere paura di scommettere sul Sud e la Campania, bisogna andare ben oltre Gomorra!
    Dopo le parole del Premier c’è stata un’alzata di scudi da parte di alcuni leader, non da tutti, non abbastanza. L’attuale Presidente della Regione Campania, dotato di enorme capitale psicologico, ha vinto una gran partita alle recenti elezioni; anche lui è entrato in uno stato di flusso per farlo: ha vinto contro tutto e tutti. Non entro nel merito di come c’è riuscito perché in questo ambito del nostro ragionamento non conta: lo ha fatto! Ora deve vincere la scommessa che più di un milione di persone hanno fatto su di lui.
    A Salerno in 20 anni ha dimostrato di essere un condottiero e, questo costituisce uno dei suoi più grandi vanti, ha alimentato un forte sentimento di appartenenza alla comunità cittadina, ne ha accresciuto il Country Brand; ora ha una macchina più grande, molti più problemi ma anche più potenziale e più risorse. Da solo tuttavia non ce la può fare, un aiuto oltre al Governo (italiano ed Europeo), glielo devono dare proprio i campani di cui il Presidente dovrà ancora contribuire a far crescere il sentimento e l’orgoglio per l’identità territoriale. Più investimenti, infrastrutture, più servizi, meno inquinamento, più MERITOCRAZIA!
    Caro Premier, Caro presidente, cari Lettori (Imprenditori, Lavoratori, Studenti, Professionisti, Insegnanti) è giunta l’ora di finirla con i piagnistei e di rimboccarsi le maniche. In tanti lo facciamo già tutti i giorni ma non sempre ciò viene adeguatamente comunicato e riconosciuto: fa più notizia parlare delle cose che non vanno in Campania piuttosto di quelle che vanno. E’ ora di puntare al podio ma senza accontentarsi, se lo facessimo ci autolimiteremmo come, nonostante la grande impresa, ha fatto Federica Pellegrini.
     


    Federica Pellegrini
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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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