contatore accessi free Salerno Economy - Blog di informazione economica

ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • L’analisi di Unioncamere/Infocamere. In netto calo gli effetti non pagati all’incassoLa crisi gela anche i protesti Nel 2014 in provincia di Salerno ne sono stati registrati 33.568. All’interno di questa massa di titoli risultano 29.152 cambiali con un importo medio di 1.414 euro. In virtù di questi dati Salerno si colloca al 45° posto nella graduatoria nazionale in ordine decrescente.


    (Er.Pa.) - Nel 2014 in provincia di Salerno sono stati registrati 33.568 protesti con un importo medio di 1.805 euro. All’interno di questa massa di titoli risultano 29.152 cambiali con un importo medio di 1.414 euro. In virtù di questi dati Salerno si colloca al 45° posto nella graduatoria nazionale - elaborata da Infocamere per conto di Unioncamere - realizzata in base all’importo medio (in ordine decrescente) delle cambiali protestate. In ambito regionale la provincia di Salerno è preceduta da quella di Avellino (23° posto) che si segnala per 8.516 protesti con un importo medio di 2.920 euro (le cambiali si attestano a quota 6.950 con un importo medio di 1.712 euro). Segue Avellino la provincia di Benevento (38° posto) con 5.653 titoli protestati con un importo medio di 1.647 euro ( di cui 5.242 cambiali con un importo medio di 1.473 euro). Precede Salerno anche Caserta (40° posto) con 24.070 protesti con un importo medio di 1.888 euro (di cui 21.074 cambiali con un importo medio di 1.468 euro). Segue, invece, Salerno la provincia di Napoli (51° posto) con 64.432 protesti con un importo medio di 2.199 euro (di cui 54.246 cambiali con un importo medio di 1.376 euro). Va segnalato che l’importo medio a livello nazionale delle cambiali in protesto ammonta a 1.406 euro e che, quindi, le province di Caserta, Benevento, Avellino e Salerno superano ampiamente la soglia tendenziale della media/Italia.  
    Lo scenario regionale.
    Se si allarga lo sguardo a tutto il territorio regionale in Campania nel 2014 sono stati protestati 136.239 effetti, di cui 116.664 cambiali. Il valore complessivo degli effetti protestati ammonta a circa 282 milioni di euro (281.907.189 euro, di cui 166.425.827 euro in cambiali). Sotto il profilo delle variazioni percentuali in Campania nel periodo 2014/2013 i protesti sono calati del 22,2% (stesso calo anche per le cambiali, -22,2%). Per quanto concerne il valore totale degli effetti protestati il calo si quantifica nel -35,2% per il totale degli effetti e nel – 39,2% per le cambiali. In entrambi i casi (protesti complessivi e cambiali) la contrazione dei protesti è superiore alla media Italia (-33,6% per gli effetti complessivi e -34,5% per le cambiali).
    Le dinamiche.
    Come spiegare queste dinamiche contrattive? L’analisi di Unioncamere evidenzia che “nonostante i segnali di ripresa, gli italiani continuano a dimostrare una grande cautela nei rapporti d’affari. Anche nel primo trimestre del 2015, come negli ultimi anni, cittadini e imprenditori sembrano più che prudenti nell’accettare promesse di pagamento, con il risultato di un peso più leggero di cambiali e assegni non onorati in circolazione lungo lo Stivale”. 
    I dati a livello nazionale.
    “In termini assoluti - è scritto sempre nella nota di sintesi di Unioncamere - nel confronto tra il primo trimestre del 2015 e lo stesso periodo del 2014 il totale degli effetti protestati è diminuito di circa 50mila unità, di cui più di 37mila costituiti da cambiali e oltre 11mila da assegni. In termini percentuali, però, il calo più consistente è quello degli assegni: -23% nei primi tre mesi di quest’anno rispetto al 2014, a fronte di una riduzione nel numero delle cambiali che si è fermata al -19,2%.  Andamento speculare per quanto riguarda la dinamica dei valori in gioco. In termini monetari, il monte complessivo dei “pagherò” non incassati tra gennaio e marzo è sceso di oltre 138 milioni di euro rispetto al 2014, di cui oltre 74 dati da cambiali e di 60 da assegni. Anche in questo caso, in termini relativi a ridursi maggiormente rispetto al primo trimestre 2014 sono stati gli assegni (-29,1%), con le cambiali che si attestano a -25,5%”.
    La lunga frenata della crisi.
    Nella prospettiva di medio periodo “i dati trimestrali - analizza Unioncamere - sono una conferma dell’andamento generale dei protesti in questi anni di crisi: al netto della lieve ripresa del 2012, sia nel numero che negli importi, a partire dal 2010 i default degli italiani mostrano di seguire un trend discendente, come a rispecchiare la lunga frenata imposta dalla crisi alla nostra economia. Osservando gli ultimi quattro anni, l’indagine evidenzia una più marcata frenata degli assegni andati in fumo, sia nel numero che nel valore: rispetto al 2011, nel 2014 il numero complessivo dei pagherò modello “cabriolet” si è esattamente dimezzato, passando da 341.544 a 170.724 con una riduzione in valore totale del 58%. Nello stesso periodo il monte delle cambiali si è assottigliato “solo” del 24% in termini di numerosità e del 41,4% in valore, con il risultato che alla fine del 2014 il totale dei protesti circolanti in Italia risulta composto per l’80,6% da cambiali e per il 18,7% da assegni (a fronte di una ripartizione, nel 2011, che vedeva rispettivamente le cambiali al il 73,2 e gli assegni al 25,8%)”. 
    Scende il valore medio dei protesti.
    “Un’ulteriore indicazione della contrazione delle attività economiche determinata dalla crisi viene dal valore medio degli effetti protestati: se nel 2011 un protesto valeva in media 2.673 euro, nel 2014 questo valore si è assottigliato di ben 727 euro, scendendo a 1.946 euro mentre per le cambiali la riduzione media è stata di 416 euro (da 1.823 a 1.406)”.
    Nel 2014 “il monte complessivo dei protesti levati in Italia si è ridotto di circa 270mila unità (il 22,7% in meno), pari ad una riduzione in valore vicina ai 900 milioni di euro (-33,6% in termini relativi). In termini numerici, lo scorso anno la diminuzione ha riguardato soprattutto assegni, scesi del 25,8% rispetto al 2013, mentre la diminuzione delle cambiali si è fermata al 22%. In termini monetari, tuttavia, è stato il valore delle cambiali a contrarsi di più: 544 milioni (-33,5%) contro 342 milioni di assegni in meno rispetto all’anno precedente”. 
    I contesti territoriali.
    L’analisi territoriale dei dati “mostra come i protesti siano diminuiti, sia nel numero sia nel valore complessivo, più sensibilmente nel Centro (rispettivamente -25,7 e -39,9%). Osservando le regioni, nel 2014 la frenata più vistosa nel complesso dei protesti si registra nelle Marche (-28,1%), seguite da Abruzzo (-26,7%) e Veneto (-26,4%). Unica regione in controtendenza è la piccola Valle d’Aosta, dove l’anno scorso il numero dei protesti è cresciuto del 9,7%. Anche in termini monetari lo stop più evidente si è registrato nelle Marche (-48,3% rispetto al 2013) con a ridosso la Sardegna (-44,6%) e il Lazio (-39,1%)”.
    Le province dove pesano di più le “farfalle”.
    Tra le province “quella in cui le “farfalle” pesano di più è Prato (3.125 euro il valore medio di una cambiale scoperta nella patria delle stoffe), seguita a grande distanza da Forlì-Cesena (2.441 euro). All’altro capo della classifica i residenti del Verbano-Cusio-Ossola, ultimi con 670 euro. In valore assoluto, i più protestati restano i romani, con un monte pagherò non onorati pari a quasi 221 milioni di euro, seguiti dai milanesi (162 milioni) e napoletani (142 milioni)”.
    (Fonte: unioncamere.it/10.07.2015)


    Nel 2014 in provincia di Salerno registrati 33.568 protesti
Torna indietro Stampa

La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

  • thumbnail-small-1.jpg

    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


  • Il Convertitore Valuta è offerto da Investing.com Italia.