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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Osservatorio Unioncamere/L’analisi delle dinamiche delle aziende guidate da donneImprese rosa, Benevento prima in Italia Sotto il profilo del tasso di “femminilizzazione” Salerno con il 23,28% si conferma al di sopra della media nazionale (21,55%). Sopra il 30 per cento (30,15%) anche la provincia di Avellino, bene anche Caserta con il 24,63%. Dinamiche più contenute nel Napoletano (20,33%).

    Le imprese femminili consolidano i loro asset strutturali ed organizzativi e conquistano posizioni rilevanti rispetto alla media in alcuni settori specifici come quelli dei servizi alla persona (49,8%), della sanità e dell’assistenza sociale (38,30%), dell’istruzione (29,5%) e, ancora, nelle filiere agroalimentari e turistiche (28,3%). In questo ultimo caso si riscontra una presenza diffusa in bar, ristoranti e take away. Ma va segnalata anche l’ottima pervasività nella gestione di alberghi, B&B e residence. Situazione di particolare incisività anche nei servizi di guide turistiche, oltre che nelle agenzie di viaggio e nel segmento delle attività di restauro.
    Sotto il profilo del tasso di “femminilizzazione” (percentuale di incidenza delle imprese guidate da donne rispetto al numero complessivo di aziende iscritte nei registri camerali), la provincia di Benevento (con il 30,49%) continua a conservare il primato a livello nazionale, mentre quella di Salerno con il 23,28% si conferma al di sopra della media-Italia (21,55%). Sopra il 30 per cento (30,15%) anche la provincia di Avellino, mentre Caserta con il 24,63% precede Salerno. Dinamiche più contenute, infine, in provincia di Napoli (20,33%).
    Se si considera, invece, complessivamente il territorio regionale, la Campania risulta al terzo posto con 130.099 imprese femminili registrate ed un tasso di femminilizzazione pari al 23,03%, superiore alla media-Italia del 21,55%. Precedono la Campania per numeri assoluti soltanto la Lombardia (172.817 imprese, ma con un tasso di femminilizzazione del 18,20%) ed il Lazio con 136.731 aziende (21,75%). Dal punto di vista dell’incidenza percentuale spicca il 25,71% dell’Abruzzo ed il 24,71% dell’Umbria. Ma a guidare questa graduatoria sono il Molise (28,33%) e la Basilicata (26,51%). Unioncamere ha, poi, analizzato l’incidenza delle imprese guidate da donne straniere. In questo caso in Campania ne risultano presenti 8.500 (su 130.099), con un tasso di incidenza sul totale delle aziende femminili pari al 6,53%.
    Lo scenario nazionale.
    Alla fine del 2014 le imprese rosa a livello nazionale costituiscono il 21,5% dell’universo imprenditoriale italiano, “ma è una realtà – spiega Unioncamere – che sta mostrando di sapersi fare strada rapidamente. All’anagrafe delle imprese, infatti, più del 66% delle aziende femminili ha meno di 15 anni e ha conquistato, via via, un peso maggiore sul tessuto produttivo. Le imprese nate dal 2010 in poi, infatti, incidono per oltre il 26% sul totale delle imprese registrate nello stesso periodo, quasi 5 punti percentuali in più rispetto alla media generale. L’imprenditoria al femminile, poi, si presenta più cosmopolita. Quasi una donna alla guida d’impresa su 10 parla straniero in Italia (contro l’8,68 del totale imprese)”.
    In termini assoluti “con  94.834 imprese femminili è Roma ad aggiudicarsi la “maglia rosa”, seguita a distanza da Milano 59.617 e Napoli 56.297”. Ma per tasso di femminilizzazione, come sopra sottolineato, è Benevento a conquistare la posizione più alta del podio (il 30,49% delle imprese sono capitanate da donne), tampinata da Avellino (30,15%) e, con più distacco, da Chieti (28,56%)”.
    La maggioranza delle donne imprenditrici “sceglie la forma giuridica individuale che costituisce il 65% delle imprese rosa contro il 53,9% della base imprenditoriale complessiva. Le forme organizzative più complesse si declinano al femminile con minore enfasi rispetto all’universo complessivo imprenditoriale, solo le società di capitali sono una realtà che pesa il  18,6% sulle imprese rosa mentre incidono per il 24,6%  a livello totale”.
    Agricoltura più rosa.
    Nel contesto nazionale su 835.367 imprese agroalimentari 234.684 sono condotte da donne (28,1%). “Le imprenditrici - evidenzia Unioncamere - si dedicano prioritariamente alla coltivazione agricola dove si registrano il 92,5% delle aziende dell’intera filiera al femminile. Tra queste, per numerosità, si distinguono 38.573 imprese dedite alla coltivazione di  canna da zucchero, 25.383 di colture permanenti, 23.817 di cerali”. Per  incidenza di imprese “rosa” sul tessuto produttivo, “l’imprenditoria femminile si fa strada più marcatamente nella coltivazione di tabacco (il 43,9% sulle complessive 6.404 aziende), di riso (il 39,5% delle 1.697 imprese totali), e  di spezie e piante aromatiche (il 39% di 630 imprese)”. Nel comparto della pesca e della silvicoltura “la presenza dell’imprenditoria femminile nel sistema imprenditoriale è marcatamente più bassa rispetto alla media contando poco meno di 3 mila imprese su 23.382 complessive ovvero il 13%”. 
    Nell’alimentare “2 imprese rosa su 5 sono panetterie”. In generale “nel comparto si contano 14.694 imprese capitanate da donne che pesano il 6,2% sull’intera filiera rosa”. In questo caso l’indice di femminilizzazione pari al 21,3% appare più ridotto rispetto alla media. Ma non mancano eccezioni. “è il caso della produzione di paste alimentari, nella quale l’incidenza delle aziende rosa sul totale sfiora il 43%  (2.359 su 5.505), della pasticceria con il 34,3% (691 su 2.014). Ma in termini assoluti sono le panetterie a guida femminile a distinguersi nel comparto che con 6.133 unità costituiscono il 41,7%”.
     


    A Salerno il tasso imprenditoriale femminile è pari al 23,28%
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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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