Glocal di Ernesto Pappalardo
Il racconto mediatico della complessa vicenda amministrativa del primo cittadinoLa telenovela del sindaco? Oscura anche Draghi Nella settimana del quantitative easing nemmeno una parola per spiegare a famiglie ed imprese i potenziali effetti positivi sulle economie più deboli della manovra della Bce.
Travolti dalle notizie di “prima linea” che la cronaca politico-istituzionale ha sfornato in quantità industriale nel corso di quest’ultima settimana, abbiamo continuato a perdere contatto con la quotidianità problematica di famiglie ed imprese. Come sempre più spesso accade il “valore” mediatico degli accadimenti ha preso il sopravvento – nel bene e nel male – sulle cose che realmente incidono sulla qualità (ed il tenore di vita) dei cittadini della provincia di Salerno e della Campania. Il racconto delle vicende legate alla permanenza del sindaco De Luca – per esempio – nelle sue funzioni istituzionali certamente ha contribuito ad alimentare il giudizio negativo che una persona normale può elaborare rispetto alle dinamiche dei vari organi dello Stato. Prima sindaco, poi sindaco “emerito”, poi di nuovo sindaco, ma in attesa della valutazione di merito che – pare – si concretizzerà a metà febbraio. Un “balletto” di notizie che avrà senza dubbio appassionato gli addetti ai lavori, ma che ha avuto impatto zero su quanti (la stragrande maggioranza) hanno altre preoccupazioni: mandare avanti una famiglia o un’azienda, per essere chiari. Per questa platea molto estesa di soggetti quanto accaduto ha confermato la distanza tra la vita reale che tocca in sorte ai comuni mortali e gli accadimenti che si verificano nel perimetro delle lotte per il potere politico. La settimana che si conclude oggi è stata, per dire, quella del “Qe” (quantitative easing) di Mario Draghi. Non c’è dubbio che la gigantesca manovra di immissione di liquidità messa in campo dalla Banca Centrale Europea non è soltanto la notizia che caratterizzerà il mese di gennaio 2015, ma la notizia dell’anno (ed anche del 2016, almeno fino a settembre, se non oltre). Dalla riuscita o meno dell’operazione di politica monetaria attivata da Francoforte dipendono in larga parte le sorti delle economie delle aree deboli ricadenti nella zona euro. Ed all’interno di questi Paesi a rischio – come l’Italia – si ritrovano le economie ancora più deboli come il Mezzogiorno e la Campania. Cosa c’entra Mario Draghi con Vincenzo De Luca? Naturalmente nulla. Ma proprio l’accostamento tra due notizie così distanti può essere utile per rafforzare la metafora di due mondi ormai paralleli che non si incrociano quasi mai. La politica con le sue leggi e le sue logiche da una parte; il day by day delle comunità territoriali che viaggia quasi sempre in un’altra dimensione. Da un lato un’intera settimana di articoli e prime pagine dei giornali dedicati a sviscerare minuto per minuto l’evoluzione di una vicenda sicuramente importante come quella di De Luca; dall’altro l’argomento più determinante per la ripartenza delle economie disastrate come quelle della Campania e della provincia di Salerno relegato nelle pagine nazionali come un fatto lontano, quasi irrilevante dal punto di vista delle ricadute effettive anche in provincia di Salerno. Miopia del circuito mediatico? Prevalenza dei valori-notizia legati all’emotività e non alla razionalità? Di fatto nessun articolo, nessun commento, nessun trafiletto riservato a spiegare quali vantaggi il quantitative easing dovrebbe (condizionale d’obbligo) riservare anche alle famiglie (tassi in discesa per i mutui destinati all’acquisto delle case?) ed alle imprese salernitane: un euro più debole influirà sicuramente sulle dinamiche dell’export, una ragione in più per spingere sui processi di aggregazione delle aziende e di orientamento all’estero delle strategie di vendita e marketing. Niente di niente. Tutti appesi al filo del racconto del sindaco/sindaco emerito/di nuovo sindaco.
In ogni caso questo atteggiamento degli organi di informazione è perfettamente in linea con l’abitudine – mai abbastanza contestata e messa in discussione – dei candidati a qualsiasi cosa (Comuni, Regione, Parlamento e via dicendo) a non presentare mai programmi concreti per lo sviluppo del territorio che dovrebbero, poi, rappresentare. Una molto sapiente costruzione di scenari possibili, di futuro a portata di mano. Totale assenza di crono-programmi agganciati all’individuazione di fondi e di percorsi di sostegno finanziario per pochi e ben precisi progetti. Perché farlo? Nessuno – o quasi – chiederà di entrare nel merito e di spiegare meglio di che cosa si sta parlando quando si fa riferimento a parole-chiave come industria, turismo, commercio, occupazione, innovazione, competitività, produttività. E quello che è peggio è che fino a quando non arriverà il giorno delle elezioni regionali, la telenovela non avrà fine. Per non parlare di quella che ci toccherà in sorte immediatamente dopo.
ERNESTO PAPPALARDO
direttore@salernoeconomy.it
Glocal di Ernesto Pappalardo
La laurea? Non basta
22/09/2017
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.
di P. Coccorese
ed E. Pappalardo
Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare. [Continua]
Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
07/07/2017
Lo scenario.
Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]
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