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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Confcommercio/La crisi influisce negativamente anche sulle vendite promozionali
    Budget in calo per i saldi La maggioranza (79,4%) stanzia meno di 200 euro, mentre solo il 20,6% supererà questa cifra rispetto al 43,35% di cinque anni fa. In aumento anche la percentuale dei consumatori che considerano più importante il prezzo rispetto alla qualità.

    Sarà di 336 euro la spesa media di ogni famiglia per l’acquisto di capi d’abbigliamento, calzature ed accessori nel corso dei saldi invernali 2015, per un valore complessivo di circa 5,3 miliardi di euro. Questo quanto evidenziato dalle stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio che sottolineano, comunque, un significativo calo della propensione dei consumatori ad acquistare in saldo.
    Saldi 2015: Abbigliamento al top, ma cala propensione all’acquisto.
    Anche in questi saldi invernali 2015, partiti il 2 gennaio in Campania e Basilicata e, il giorno dopo, in tutte le altre regioni italiane, l’abbigliamento costituirà uno dei settori maggiormente attrattivi per i consumatori italiani. Dopo i capi d’abbigliamento, di gran lunga in cima ai desideri dei consumatori del periodo dei saldi, seguiranno gli acquisti di articoli sportivi, biancheria intima, accessori (guanti, cinte, sciarpe, cappelli, etc.), mentre è in crescita l’interesse per le calzature.  Secondo  il consueto sondaggio sui saldi realizzato da Confcommercio e Format Research un italiano su due (il 51%) approfitterà degli sconti di inizio anno. Risulta però, sempre secondo Confcommercio, in calo del 7,3% rispetto al 2014 la propensione dei consumatori ad acquistare in saldo, con una flessione che raggiunge quasi il 20%, negli ultimi 5 anni.
    Budget ridotto: per la maggioranza dei consumatori meno di 200 euro.
    In riduzione il budget che i consumatori stanzieranno per lo shopping scontato. Per la maggioranza di essi (il 79,4%) verranno stanziati meno di 200 euro, mentre solo il 20,6% di essi supererà tale cifra rispetto al 43,35 di 5 anni fa. Crescono coloro che durante i saldi invernali acquisteranno qualsiasi tipo di prodotto (87%), quindi anche quelli “necessari” e non griffati, mentre calano, parallelamente, coloro che attendono i saldi per l’acquisto di articoli “particolari”, passati dal 58,9% di 5 anni fa all’attuale 41,9%. In aumento anche la percentuale dei consumatori che considerano più importante il prezzo dei prodotti in saldo rispetto alla qualità: il 35% rispetto 16,5% del gennaio 2010. Il 37,1% dei consumatori, pur di contenere la spesa, si recherà in punti di vendita diversi da quelli frequentati abitualmente.
    Negative le previsioni dei negozianti sul flusso clienti.
    Pessimistiche anche le previsioni degli imprenditori del commercio su quello che sarà l’afflusso della clientela negli esercizi commerciali durante questi saldi invernali. Secondo il 28% di essi il proprio esercizio sarà visitato in misura inferiore rispetto al gennaio 2014 (con un decremento di 3,7 punti percentuali del flusso di clienti), a fronte di un 53,7% che scommette su una situazione di sostanziale invariata, mentre soltanto il 18,3% crede che il proprio negozio potrà essere visitato in misura maggiore rispetto a dodici mesi fa.
    Cala percentuale sconti al pubblico.
    Le imprese del commercio al dettaglio che proporranno mediamente non oltre il 30% di sconto sugli articoli posti in saldo sono circa il 63% rispetto ad una percentuale inferiore al 58% registrata nello scorso anno (cinque punti percentuali in più).
    Il commento del Vice Presidente Confcommercio, Renato Borghi.
    "La debolezza dei consumi, le spese obbligate ed incomprimibili (luce, gas, assicurazioni, canone rai subito dopo l'ultima ondata di pagamenti di tasse che ha interessato gli italiani a dicembre), la sfiducia nel futuro e l'atteggiamento estremamente prudenziale dei nostri connazionali sempre più indirizzati al contenimento delle spese, ci fa pensare che anche per quest'anno i saldi non rappresenteranno la via d'uscita per il dettaglio moda. Rimane vivo, tuttavia, – rileva Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia e Vice Presidente Confcommercio – l'appeal delle vendite di fine stagione nel settore abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori, articoli sportivi e tessile per la casa: più di un italiano su due ha deciso di fare acquisti proprio nel periodo dei saldi. Confermata la tendenza degli acquisti nei negozi tradizionali e di una scelta sempre più orientata al prodotto di qualità ad un prezzo accessibile. Il mio augurio per questo inizio di anno – sottolinea ancora Borghi – è che i saldi possano rappresentare per i negozi al dettaglio plurimarca finalmente un'occasione di rilancio, con soddisfazione per i consumatori più attenti al rapporto qualità prezzo”.
    (Fonte: confcommercio.it/30.12.14)


    La crisi condiziona anche i saldi invernali 2015
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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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