Glocal di Ernesto Pappalardo
Gli scenari economici e produttivi per il prossimo anno confermano le gravi difficoltàCamere di Commercio? Agenzie di sviluppo locale Individuare pochi obiettivi strategici condivisi per provare ad arginare la grande crisi. Di fronte al taglio delle risorse diventa prioritario concentrare i fondi sulle priorità.
L’anno che si chiude contiene molti punti interrogativi sulle dinamiche dell’economia in generale e, più in particolare, su quella provinciale e regionale. Appare sempre più evidente la necessità di mettere in campo – per quanto possibile – iniziative in grado di sfruttare al meglio risorse e potenzialità al momento disponibili nei singoli territori. In altre parole, diventa urgente definire ambiti di intervento partendo da quello che c’è in casa, senza stare troppo ad aspettare che arrivi qualcosa dall’alto.
Se questo è il sentiero lungo il quale ci muoveremo nei prossimi mesi, sarebbe il caso di provare a ragionare in termini di sistema locale, ma, soprattutto, con una ben percepibile visione delle directory di crescita verso le quali incamminarsi con unità d’intenti. In questo contesto il ruolo delle Camere di Commercio è di estrema importanza, sia per le funzioni istituzionali che sono chiamate a svolgere, che per la spinta che possono conferire al tessuto produttivo.
La domanda di partenza è, quindi, molto semplice: ma che cosa può fare la Camera di Commercio per contribuire in maniera propulsiva alla ripartenza dell’economia salernitana? Dare uno sguardo altrove, dove si costruiscono modelli di riferimento e buone pratiche, è sempre un esercizio utile. Risulta molto convincente, per esempio, la risposta che la Camera di Commercio di Milano fornisce alla domanda: “Chi siamo” (www.mi.camcom.it). Che cosa fa l’Ente Camerale della capitale dell’economia italiana per sostenere le imprese? Come descrive e rappresenta la sua azione? “(…) In particolare - si legge sul sito web istituzionale - attua iniziative dirette a favorire la formazione imprenditoriale, l'accesso al credito da parte delle imprese, l'innovazione ed il trasferimento delle tecnologie, la promozione della diffusione del commercio elettronico, la tutela ambientale nell'esercizio dell'attività d'impresa, lo sviluppo delle infrastrutture e la valorizzazione delle risorse del territorio”. E poi: “Realizza, inoltre, interventi diretti a favorire lo sviluppo economico del territorio e la competitività del sistema imprenditoriale locale, promuovendone l'internazionalizzazione. Esercita inoltre le attività amministrative previste dalla legge”.
Se ci riflettiamo un attimo, si tratta della sintesi di un piano di politica industriale vero e proprio con precise scelte strategiche: formazione imprenditoriale; accesso al credito; innovazione e trasferimento tecnologico; promozione dell’e-commerce; tutela dell’ambiente; infrastrutture; internazionalizzazione.
Tornando a Salerno, basta andarsi a rileggere sul sito dell’Ente Camerale il “Programma pluriennale 2011-2016. Linee di indirizzo strategico” (approvato dal Consiglio Camerale nella seduta del 26 ottobre 2011 con deliberazione n.13) per rendersi conto che le idee - fin dal 2011 - sono molto chiare. La Camera di Commercio è intesa – si legge a pag. 3 del documento – “quale naturale punto di incontro tra imprese e mercato, tra imprese e istituzioni, tra imprese e consumatori” e “si deve qualificare come motore dello sviluppo, percorrendo quella strada che persegue la promozione e la valorizzazione del tessuto produttivo locale, contribuendo alla crescita della competitività del territorio”. E a pagina 4 dello stesso documento il concetto è espresso ancora più approfonditamente. “Da più parti - è messo nero su bianco - è emersa forte la voce che chiede all’Ente camerale, e in generale a tutto il sistema locale, di lavorare in sinergia, di fare squadra a livello locale: espressione talvolta abusata ma sempre importante, non solo per evitare sovrapposizioni, ma soprattutto per moltiplicare l’impatto delle politiche e delle strategie che ogni ente realizza sul territorio locale”. E ancora: “La ricerca di sinergie e collaborazioni dovrà svilupparsi ad ampio raggio e su diversi piani di intervento: da quello della comune individuazione delle problematiche a quello della condivisione delle strategie e della progettazione e realizzazione congiunta degli interventi”.
E, allora, se così stanno le cose, l’auspicio è che presto, molto presto, la Camera riesca a diventare la principale Agenzia di Sviluppo del Territorio (oltre che di Attrazione degli Investimenti). La vera sfida, insomma, è questa. Non c’è più spazio (e più tempo) per tutto quello che non c’entra con la “missione” che la Camera si è data fin dal 2011. Poche priorità condivise e concentrazione delle risorse (quelle che ci sono) sui punti considerati - anche sulla base di parametri analitici e statistici - effettivamente strategici.
L’esempio di Milano - dove pure circolano ben altre risorse - potrebbe essere, forse, una buona bussola per provare (tutti insieme) ad arginare la grande crisi.
ERNESTO PAPPALARDO
direttore@salernoeconomy.it
Glocal di Ernesto Pappalardo
La laurea? Non basta
22/09/2017
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.
di P. Coccorese
ed E. Pappalardo
Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare. [Continua]
Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
07/07/2017
Lo scenario.
Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]
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