contatore accessi free Salerno Economy - Blog di informazione economica

ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Istat/L’analisi delle dinamiche dei flussi migratori evidenzia scenari negativi per il SudScatta la grande fuga dalla Campania Nel 2013 circa 6.000 persone hanno lasciato il territorio regionale per andare all’estero. Le principali mete di destinazione dei laureati: Regno Unito, Svizzera, Germania e Francia, Usa, Brasile.

    di Mario Gallo

    L’emigrazione di cittadini campani verso altre regioni d’Italia nel 2013 ha determinato un saldo regionale migratorio negativo in Campania pari a -3,1 per mille residenti, un dato superato, in negativo, solo dalla Calabria (-3,3 per mille residenti). Il dato, presente all’interno del Report “Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente” curato dall’Istat, conferma l’attrattività delle regioni settentrionali, tutte con saldo migratorio positivo, rispetto a quelle meridionali. In generale, ha evidenziato l’Istat, nello scorso anno si è assistito ad un aumento degli italiani emigrati all’estero (82mila, +20,7% sul 2012), ma anche ad un incremento delle cancellazioni di cittadini stranieri residenti (44mila, +14,2% sul 2012).
    Campania: saldi migratori negativi verso estero ed altre regioni.
    Nel 2013 i cittadini italiani emigrati all’estero dalla regione Campania sono stati complessivamente 5.784, mentre gli immigrati dall’estero, sempre relativamente ai cittadini italiani, sono stati 2.199, per un saldo negativo pari a 3.585 unità. Riguardo ai trasferimenti verso altre regioni italiane, il saldo della Campania è stato pari a -3,1 per mille abitanti all’interno di un Mezzogiorno nel quale, escludendo l’Abruzzo che presenta un saldo di +0,1 per mille, in tutte le regioni si sono registrati saldi interregionali negativi. Nell’insieme le regioni del Mezzogiorno raccolgono soltanto il 27% delle destinazioni interregionali (90 mila) ma in esse si registra il 40% delle origini dei trasferimenti (133 mila).
    L’Italia? Un Paese sempre meno attraente.
    Se negli ultimi anni il saldo migratorio positivo con l’estero ha più che compensato il saldo naturale negativo della popolazione italiana, le immigrazioni sono passate da 527 mila unità nel 2007 a 307 mila nel 2013, con un calo del 41,7%. Inoltre, nello stesso periodo, le emigrazioni sono più che raddoppiate, passando da 51 mila a 126 mila. Le iscrizioni dall’estero, rispetto al 2012, si sono ridotte del 12,3% mentre le emigrazioni per l’estero sono cresciute del 18,4% per un saldo migratorio netto con l’estero pari a +182 mila, il valore più basso dal 2007.
    Immigrazione straniera in calo del 13,2%.
    Nel 2013, dei 307 mila iscritti dall’estero, 279 mila sono stati cittadini stranieri, con una riduzione dell’immigrazione straniera di 42 mila unità (-13,2%) rispetto all’anno precedente. Il calo maggiore riguarda i cittadini rumeni, passati da 82 mila immigrati nel 2012 a 58 mila nel 2013 con una diminuzione pari al 29%. In termini relativi, la contrazione degli ingressi è significativa anche per i cittadini dell’Ecuador (-37%), della Costa d’Avorio (-34%), della Macedonia (-26%) e della Polonia (-24%). Salgono, parallelamente, le emigrazioni dei cittadini stranieri che nel 2013 sono state 44 mila, il 14,2% in più rispetto al 2012.
    Mai tanti emigrati italiani negli ultimi dieci anni.
    Lo scorso anno il numero di emigrati italiani è stato pari a 82 mila unità, il più alto degli ultimi dieci anni, con un incremento del 20,7% rispetto al 2012. Tale aumento, insieme alla contrazione degli ingressi, ha prodotto, nel 2013, un saldo migratorio negativo per gli italiani pari a -54 mila, quasi il 40% in più di quello del 2012 nel quale il saldo risultò pari a -38 mila. Principali Paesi di destinazione sono quelli dell’Europa occidentale: Regno Unito (13 mila emigrati), Germania (oltre 11 mila emigrati), Svizzera (circa 10 mila), Francia (8 mila), oltre agli Stati Uniti (5 mila).
    L’identikit dell’emigrato italiano: maschio, 34 anni e, se laureato, preferisce il Regno Unito.
    Il 57,6% degli italiani che emigrano all’estero è di sesso maschile rispetto al 45,9% degli emigrati stranieri. Oltre il 60% dei flussi migratori riguarda soggetti con età compresa tra i 20 ed i 45 anni per un’età media che per gli italiani è di 34 anni, mentre per gli stranieri è di 31 anni. Sempre nel 2013 sono stati oltre 19 mila gli italiani in possesso di laurea che hanno lasciato il Paese rispetto agli oltre 6 mila di rientro, per un saldo negativo pari a 13 mila laureati. Le principali mete di destinazione dei laureati sono il Regno Unito (3.300 individui), la Svizzera (2.400), la Germania (2.000) e la Francia (1.600). Al di fuori dell’Europa, i laureati italiani si recano soprattutto negli Stati Uniti (1.400) e in Brasile (800). In media, il 31% di chi emigra possiede la laurea, con punte del 35% e del 34% per chi si trasferisce, rispettivamente, negli Stati Uniti e nel Regno Unito.
    (Fonte: istat.it/09.12.14)


    In aumento l'emigrazione italiana verso l'estero
Torna indietro Stampa

La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

  • thumbnail-small-1.jpg

    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


  • Il Convertitore Valuta è offerto da Investing.com Italia.