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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • L’analisi del “Sole 24 Ore” evidenzia l’enorme distanza tra le varie aree del PaeseIl “racconto” politico e la realtà dei numeri Le “narrazioni” demagogiche confermano la grave crisi di credibilità delle istituzioni, mentre si allungano i tempi della convergenza tra province del Mezzogiorno e del Centro-Nord d’Italia.

    Da anni ogni volta che “Il Sole 24 Ore” pubblica la classifica della qualità della vita nelle province italiane si scatenano reazioni di vario genere. Più che altro stimolate dalla politica in chiave mediatica al fine di “accaparrarsi” la “paternità” dei progressi compiuti dai territori o di attribuire agli avversari la “colpa” dei passi indietro. Un gioco stucchevole che spesso genera un surplus di confusione. Anche perché gli indicatori (in generale) delineano scenari riferiti agli ambiti provinciali e non ai singoli capoluoghi. Nel tempo, però, anche l’accoglienza di questa graduatoria ha dovuto subire i colpi della malinconia civile che investe, ormai, l’opinione pubblica e, naturalmente, anche gli attori sociali di quello che una volta era il network di riferimento di ogni dinamica di crescita delle comunità locali. Ed è proprio questa malinconia che colora di rassegnazione lo sguardo collettivo rivolto ai numeri che consolidano il progressivo allontanamento della provincia di Salerno dal resto d’Italia (e d’Europa). Non si tratta qui di fare i catastrofisti (non è questo lo spirito giusto nella situazione nella quale ci troviamo), ma, più banalmente, di mettere in fila qualche dato per smontare l’intollerabile propaganda politico-istituzionale che vagheggia un’immagine della Campania e delle varie sue province ben distante dalla realtà.
    Ma davvero si può credere ad un “racconto” non negativo di fronte alle nude cifre apparse sul “Sole 24 Ore” di lunedì scorso? Consideriamo, quindi, i dati riferiti alla provincia di Salerno nel quadro della ricerca denominato “Tenore di vita”.  Partiamo dal valore aggiunto pro capite: 14.915 euro (media-Italia: 21.558). Giusto per capire qualche differenza: a Milano (prima in classifica) il valore aggiunto pro capite è pari a 43.160 euro. La ricchezza dei privati che prende in considerazione il patrimonio medio delle famiglie: 286.578 euro (trend in Italia: 346.424 euro). In provincia di Sondrio (i primi della classe per questo indicatore): 505.730 euro. Importo medio delle pensioni: 820 euro (media italiana: 975 euro). A Roma (primo posto in questa specifica graduatoria) la pensione media percepita ammonta a 1.421 euro. Spese per beni durevoli (consumi delle famiglie): 1.309 euro (media-Italia: 1.882 euro). A Bolzano (prima provincia da questo punto di vista): 2.600 euro. In compenso, le case costano di più: in zone semicentrali si arriva a 2.700 euro al metro quadro (media-Italia: 1.948 euro).
    Ecco, in sintesi, la “narrazione” autentica - più aderente allo stato delle cose - del tenore di vita dei salernitani (capoluogo e provincia) che (lo dicono i numeri) segnala la distanza molto ampia, per esempio, a livello di valore aggiunto pro capite con la media nazionale: oltre seimila euro (qualcosa come 500 euro al mese in meno). Oppure l’importo delle pensioni: 155 euro in meno rispetto alla media-Italia (altro che gli 80 euro del bonus-Renzi).
    Insomma, il quadro è ben chiaro. E, ovviamente, le responsabilità non sono solo della politica o delle istituzioni, ma vanno ben distribuite tra tutte le componenti che contribuiscono alla creazione di valore ed ai percorsi di crescita di un territorio. Il vero problema è, realtà, di questa natura: perché politica ed istituzioni si barcamenano nel propagare (con insistenza e senza tenere conto della percezione dei problemi che famiglie ed imprenditori affrontano ogni giorno) un’immagine, per così dire, diversa? Non sarebbe meglio partire dai dati concreti per provare a recuperare sul terreno della credibilità? Perché il declino più grave investe proprio il patto fiduciario tra cittadini ed Istituzioni entrato in maniera irreversibile in crisi. Senza ritrovare il filo comune dell’unità d’intenti, spazzando il campo da demagogie e strumentalità elettoralistiche, sarà molto, molto difficile immaginare qualsiasi percorso di uscita da questa situazione di progressivo distacco da una reale prospettiva di “ricostruzione” dopo una stagione (che affonda le radici ben oltre gli anni della recessione) diventata davvero troppo lunga per tutti.
    ERNESTO PAPPALARDO
    direttore@salernoeconomy.it


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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