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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • La corsa per recuperare il ritardo accumulato nei confronti di altri sistemi più competitiviTurismo tra “reti” e localismi La nuova legge regionale colma un vuoto di decenni in un settore altamente strategico. Lo scenario operativo prefigurato nel provvedimento approvato nello scorso mese di luglio offre importanti opportunità che dovranno misurarsi con le micro/ambizioni dei territori. 

    La buona notizia non è soltanto l’approvazione della nuova legge regionale sul turismo (lo scorso mese di luglio). Ma anche la determinazione dell’assessore Pasquale Sommese - ribadita negli studi di Telecolore qualche giorno fa - nel rispettare la tempistica attuativa dei vari step contenuti nello strumento legislativo. Ora, però, si apre la fase più delicata. Perché mettere mano ad un sistema di offerta turistica è sempre un’impresa ardua in qualsiasi zona d’Italia. Figuriamoci in Campania – e, per la verità, in tante altre aree del Mezzogiorno – dove la confusione di ruoli e di competenze regna sovrana forse fin dal momento dell’istituzione stessa della Regione. Perché? Perché il turismo soffre di un male molto diffuso: la mancanza di competenze (e fin qui siamo nella “norma”). Ma, in più, soffre anche della grande “mediaticità” che offre a chiunque interagisca con la sua filiera produttiva. Diventare sindaco di un Comune importante dal punto di vista turistico? Grande occasione di carriera politica ed istituzionale. Presiedere qualche Ente o Istituzione che a qualsiasi titolo dispensa finanziamenti in materia di turismo? Altra corsia privilegiata per uscire bene sui giornali e via discorrendo. Il turismo è stato sempre (da queste parti soprattutto) un grande “vetrina” per “cacicchi” di piccole, medie e grandi dimensioni. Celebri le trasmissioni riprese da Rai e Tv locali -  con i tavoli “istituzionali” omaggiati dai conduttori di turno. “Prego, prego, Signor Sindaco, Signor Assessore consegni il premio a ….”. Anche a questo è stato ridotto per anni e anni il più grande e prezioso giacimento economico e produttivo che la Campania possiede ancora (nonostante gli scempi ambientali perpetrati in territori che avrebbero meritato maggiore rispetto e fortuna). Ora, però, l’occasione da cogliere c’è. Con la nuova legge regionale in teoria il partenariato pubblico/privato può assumere una veste finalmente meno nebulosa e, nello stesso tempo, la Regione dovrebbe essere più attenta alla fase della programmazione e meno (si spera vivamente) a quella della gestione e della distribuzione delle risorse. Non si tratta di due elementi da sottovalutare. Ma che si scontrano con le incrostazioni di un sistema che fino a questo momento si è giovato dei doni della natura, più che di un approccio industriale vero e proprio alla risorsa/turismo. O meglio: alla risorsa costituita dalle varie tipologie di turismi che la Campania, grazie a Dio, è in grado di proporre sullo “scaffale” mondiale dell’offerta. I nodi da sciogliere – sia ben chiaro – non riguardano solo il versante istituzionale (come funzionerà la nuova Agenzia Regionale: bene, male? A chi sarà affidata? Ad un tecnico? Ad un politico?), ma anche quello privato. Come si comporteranno gli operatori della complessa filiera del settore? Si scatenerà la solita “guerra” per salvaguardare i propri piccoli orticelli? Oppure si entrerà finalmente nella logica del “fare rete”? La logica, cioè, di alzare l’asticella e di puntare - come ha spiegato bene la presidente del Gruppo Turismo di Confindustria Salerno Lucia Scapolatiello anche lei ospite di Telecolore - su strumenti che aggregano non solo le imprese di qualità, ma gli stessi sistemi territoriali? Il dubbio che resta, al netto delle buone intenzioni di tutti gli attori di questo complesso comparto, è che sarà difficile vincere i micro/localismi ed il protagonismo elettoralistico di tanti “piccoli” leader politici aggrappati al traino che il loro bel “paesino” garantisce in termini di visibilità e di consensi. Troppo pessimismo? Non “piangiamoci sempre addosso” (come ha ripetuto il presidente della Camera di Commercio Guido Arzano)? Speriamo di cambiare a ragione veduta questo atteggiamento. Speriamo, cioè, che la Regione Campania non deragli anche sul turismo verso stazioni di tipo elettorale (la sfida del prossimo anno è già entrata nel vivo), ma anche che gli imprenditori facciano fino in fondo la loro parte (senza miopie e, soprattutto, tornando anche a mettere qualcosa sul piatto, oltre che a legittimamente chiedere le miglior condizioni per investire).
    ERNESTO PAPPALARDO
    direttore@salernoeconomy.it


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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