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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Dati Bankitalia/ Gli scenari relativi al primo semestre 2014 inerenti i flussi finanziariStretta creditizia, uno spiraglio per le famiglie

    Ma nel corso del 2013 la contrazione complessiva dei prestiti è stata del - 1,9 per cento 
    Nel periodo 2005-2013 la quota di nuovi mutui agli under 35 risulta in calo di 9 punti

    Il 2014 dovrebbe essere un anno meno difficile per le relazioni tra banche e famiglie. In pratica - è scritto nel rapporto della Banca d’Italia (Economie regionali/ L’economia della Campania/Numero 15 - giugno 2014) – “ (…) nel 2013 si è attenuato il calo della domanda di credito, che, nelle previsioni degli intermediari, tornerebbe a crescere nel primo semestre del 2014”. In altre parole “l’inasprimento delle condizioni di offerta alle famiglie si sarebbe arrestato nella seconda parte del 2013: segnali di distensione provengono dalle condizioni di costo mediamente applicate sui mutui e, in minor misura, dal rapporto tra ammontare del finanziamento e valore dell’immobile”.
    Ma, intanto, a fine 2013 “i finanziamenti bancari alla clientela residente in regione erano calati del 2,9 per cento rispetto a dodici mesi prima (-2,3 a fine 2012). E nel caso specifico delle  famiglie consumatrici il credito è diminuito dell’1,1 per cento. Se, poi, si tiene conto non solo dei prestiti bancari, ma anche di quelli delle società finanziarie, la contrazione del credito alle famiglie consumatrici è stata dell’1,9 per cento (-0,3 a fine 2012). Il credito al consumo, inoltre, si è contratto del 3,6 per cento (-0,6 a dicembre 2012)”. La restrizione dei prestiti per l’acquisto di abitazioni, “avviatosi alla fine del 2012, si è intensificato nel corso del 2013 (-1,5 per cento a dicembre)”. Ed ancora “le erogazioni di mutui immobiliari si sono ridotte del 24,9 per cento (-43,7 per cento nel 2012), a circa un miliardo di euro”. Il differenziale tra tassi fissi e variabili “dopo essere costantemente diminuito dal 2009, si è stabilizzato a circa 90 punti base nel biennio 2012-13; il peso delle erogazioni a tasso fisso è diminuito nel 2013 (al 34 per cento del totale)”. 
    Pochi mutui ai giovani afflitti dal precariato.
    Ma all’interno di questa disamina inerente i mutui colpisce il dato che si riferisce all’età dei contraenti: “Tra il 2005 e il 2013 la quota di nuovi mutui a debitori con meno di 35 anni si è ridotta di circa 9 punti percentuali; il rapporto tra il numero dei mutui concessi a over 45 e quelli erogati a under 35 è passato da 0,63 a 1,04, mantenendosi superiore al valore medio nazionale (da 0,54 a 0,85)”. La quota di erogazioni effettuate a favore di stranieri “storicamente bassa, è rimasta intorno al 2 per cento”. Nel 2013 “la quota di mutui di importo superiore a 150.000 euro è diminuita al 27,2 per cento (aveva raggiunto un massimo storico del 37,0 per cento nel 2011)”. 
    L’affidabilità delle famiglie.
    L’housing affordability index – “che misura convenzionalmente la capacità della famiglia media di sostenere l’onere del mutuo per l’acquisto di un appartamento di 100 mq” -  è migliorato nel 2013 dopo la flessione dell’anno precedente. La migliore accessibilità “è stata favorita da una lieve riduzione dei tassi di interesse e dalla flessione dei prezzi immobiliari; rispetto alla media nazionale, l’indicatore si colloca su livelli meno favorevoli anche per effetto del minor reddito medio delle famiglie campane”. Nell’area metropolitana di Napoli “si registra una maggiore difficoltà nell’accesso alla casa rispetto alla media regionale”. 
    Il credito al consumo.
    Prima della crisi “il credito al consumo aveva registrato una crescita significativa in tutte le aree del Paese”. In Campania “tra il 2003 e il 2007 la sua incidenza era salita dal 7,5 al 14,2 per cento del reddito disponibile (dal 5,9 al 9,9 in Italia) e dal 30,9 al 33,3 per cento sui prestiti totali alle famiglie (dal 18,8 al 21,2 in Italia)”. Ma dopo “una fase di sostanziale stabilizzazione nel biennio 2008-09, il proseguimento della recessione ha condizionato negativamente la domanda e l’offerta anche di questa tipologia di credito, che è calato in rapporto sia al reddito che ai prestiti totali alle famiglie”. In base ai dati dell’indagine Eu-Silc dell’Istat, “in Campania la quota di famiglie con credito al consumo è passata dal 9,3 per cento nel 2008 al 9,9 nel 2012 (dal 14,8 al 15,4 in Italia)”.
    Nel 2008 “il credito al consumo era più frequente tra le famiglie con figli e con capofamiglia giovane (con maggiori necessità di spesa) e tra quelle con un livello d’istruzione medio-alto, quest’ultima tende ad accrescere il reddito atteso e quindi incentiva la domanda attuale di credito al consumo”. Tra il 2008 e il 2012 “l’incidenza è aumentata soprattutto per la classe di età tra 35 e 44 anni e per il secondo e terzo quartile di reddito”. Ma durante la crisi, “con la netta riduzione dei consumi di beni durevoli, è calata la quota di credito finalizzato all’acquisto di mezzi di trasporto o altri beni durevoli mentre è aumentata la quota di credito non finalizzato a specifiche spese, passata dal 60,7 al 79,0 per cento tra il 2008 e il 2013”. In particolare “è aumentata la quota dei prestiti che prevedono la cessione del quinto dello stipendio (dal 10,7 al 22,9 per cento) e quella dei prestiti personali (dal 42,4 al 49,3 per cento).


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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