L’intervista/Le priorità nel settore primario per aumentare il livello di competitivitàGuidi: “La Campania all’Expo per vincere la sfida della qualità e della sicurezza”
Il presidente di Confagricoltura: “Occorre un cambio di passo nella valorizzazione dei prodotti di questa regione che risultano tra i più sani e genuini in commercio”
di Ernesto Pappalardo
Il presidente di Confagricoltura Mario Guidi - che ha presieduto nei giorni scorsi a Salerno, con il direttore generale Luigi Mastrobuono, una riunione del consiglio direttivo di Confagricoltura Campania - evidenzia la grande opportunità offerta da “Expo 2015” per rilanciare sul mercato interno ed a livello internazionale l’immagine delle produzioni agroalimentari delle regioni del Sud ed in particolare della Campania che hanno subito negli ultimi mesi “numerosi ed ingiustificati attacchi – dice a salernoeconomy.it – sul piano reputazionale”.
Presidente Guidi, come se ne esce?
“Guardi, occorre senza dubbio ripartire dalla riaffermazione dell’immagine ma soprattutto della verità sulle produzioni della Campania. E’ necessario un cambio di passo nella valorizzazione dei prodotti di una terra straordinaria. I dati recentemente forniti da tutti gli organi di controllo dicono in maniera inequivocabile che i prodotti campani sono sani e confermano quanto gli agricoltori sostengono dal primo giorno, e cioè che le produzioni in commercio provenienti da questa regione sono tra le più sicure e genuine”.
E quindi?
“E quindi è indispensabile mettere in campo una serie di azioni finalizzate a ristabilire l’esatta percezione della realtà. Il rilancio dell’immagine della Campania al prossimo “Expo” per esempio, ma anche portare a casa la tracciabilità nazionale del latte di bufala e mettere in sicurezza il comparto della Mozzarella Dop. E completare, infine, quello straordinario percorso di integrazione tra associazioni della rappresentanza categoriale che è Agrinsieme”.
Resta il problema dei contesti territoriali poco competitivi dal punto di vista dei fattori strutturali.
“Sì, purtroppo bisogna confrontarsi con due priorità sostanziali: il gap infrastrutturale e la scarsa diffusione di reti logistiche integrate con poli di stoccaggio e di lavorazione delle merci. Il vero problema del comparto agro-industriale del Mezzogiorno risiede nella scarsa competitività da questo punto di vista che si somma in maniera molto critica con la distanza geografica dai mercati del Centro e del Nord Europa. E si traduce in diseconomie che rendono difficile vincere la sfida della competitività con altri sistemi territoriali più efficienti ed avanzati”.
Dal punto di vista commerciale permane la scarsa incidenza dei produttori agricoli nel momento della trattativa con le grandi catene della distribuzione.
“E’ la conseguenza di un tessuto produttivo eccessivamente polverizzato ed ancora in ritardo – non solo al Sud per la verità – sotto il profilo della cultura dell’aggregazione. Resiste una certa cultura dell’individualismo imprenditoriale che rappresenta un momento di criticità nella dimensione globale dell’economia. Le reti d’impresa – anche sotto il profilo strettamente tecnico-giuridico – sono un riferimento centrale per crescere e conseguire maggiori potenzialità d’impatto nei vari canali distributivi. Sono un valido strumento anche dal punto di vista della realizzazione di marchi di qualità certificata e della riconoscibilità delle produzioni sia sul mercato interno che su quello estero”.
In questo ambito si assiste anche ad una frantumazione eccessiva di iniziative promozionali che spesso si “perdono” nel confronto internazionale con altri territori.
“E’ un problema legato in parte alla micro-dimensione delle aziende che ancora non ricorrono ai percorsi di aggregazione in grado di fare crescere la massa critica delle produzioni e delle iniziativi promozionali; ed in parte alla confusione istituzionale che regna da decenni in questo ambito così rilevante e strategico. Anche la dimensione delle attività promozionali deve fare un salto di scala ed assumere valenza “glocale”. E’ necessario, cioè, coniugare il radicamento nei singoli agglomerati produttivi con l’esigenza di posizionamento in mercati ampi ed internazionali. Anche perché ci attendono sfide sempre complesse e difficilmente gestibili senza acquisire un maggiore peso specifico da parte delle varie filiere agroalimentari”.
A quali sfide si riferisce in particolare?
“Abbiamo davanti a noi la grande questione della produttività e della sostenibilità delle imprese agricole dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Bisogna porsi con chiarezza il problema dell’impatto complessivo che le imprese impegnate nel settore primario hanno sulle comunità di riferimento. Ed è per queste motivazioni che Confagricoltura ha avviato il progetto “EcoCloud” per promuovere e diffondere il più possibile le buone pratiche legate al ciclo produttivo inteso nella sua totale estensione. La piena integrazione con i territori nei quali sono insediate le nostre aziende diventa il fattore decisivo per la loro crescita. E’ su questo terreno che si gioca la vera partita a livello globale”.