contatore accessi free Salerno Economy - Blog di informazione economica

ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Cgia Mestre/Lo scenario dei flussi in uscita conferma il recupero rispetto al 2008Made in Italy spinge l’export, ma Campania ancora indietro

    A livello regionale non sono stati raggiunti i livelli del periodo precedente la crisi
    I dati Istat: Nel 2013 l’avanzo commerciale ha raggiunto la quota di 30,4 miliardi

    Gli ultimi rilievi dell’Istat, aggiornati a dicembre 2013, hanno evidenziato una leggera flessione dell’export che ha perso lo 0,1% rispetto al 2012. Contemporaneamente la flessione dell’import, pari al 5,5%, ha consentito un avanzo commerciale, nel 2013, pari a 30,4 miliardi di euro. Da un’elaborazione dell’Ufficio Studi della Cgia su dati Istat, relativo ai primi nove mesi del 2013, l’export italiano ha comunque oltrepassato i livelli pre-crisi, anche se la Campania resta ancora indietro. Il dato dell’incremento medio nazionale dell’export è stato, infatti, del 2,6% rispetto al 2008, mentre, per quanto riguarda il territorio campano, si riscontra ancora una differenza negativa dello 0,9% ed un saldo commerciale che, nei primi nove mesi del 2013, resta ancora abbondantemente in territorio negativo. Complessivamente, secondo l’analisi della Cgia, il valore del volume delle vendite all’estero, nei primi nove mesi dello scorso anno, ha toccato i 289,5 miliardi di euro rispetto ai 282,2 miliardi di euro registrati nello stesso periodo del 2008.
    Istat: nel 2013 saldo commerciale per quasi 85 miliardi al netto dei prodotti energetici.
    Rispetto al 2012, l’Istat ha registrato, nel 2013, una marcata flessione delle importazioni (-5,5%) e un andamento stazionario per le esportazioni (-0,1%). La dinamica dell'export è risultata positiva verso i paesi extra Ue (+1,3%) e in flessione verso i paesi Ue (-1,2%). I volumi scambiati con l'estero hanno accusato una flessione sia per le vendite (-1,2%) sia per gli acquisti (-3,7%). Sempre nel corso dello scorso anno, l'avanzo commerciale ha raggiunto i 30,4 miliardi e, al netto dei prodotti energetici, è stato pari a quasi 85 miliardi.

    L'elaborazione del Centro Studi Cgia

    Dalle Pmi circa il 54% del totale del valore complessivo dell’export nazionale.
    Sono circa 191mila le imprese italiane che operano direttamente nei mercati esteri (il 4,3% del totale delle imprese nazionali) per un totale di circa 4.615.000 addetti (pari al 27,55 del totale). Sono le Pmi (imprese con meno di 250 addetti) a rappresentare la maggioranza del totale del valore complessivo delle esportazioni: il 53,9% contro il 45,7% delle imprese di grandi dimensioni.
    Tra il 2008 ed il 2013 è il Centro a trainare l’export (+16,2%).
    Territorialmente, nel periodo compreso tra il 2008 ed il 2013, è stato il Centro del Paese a far registrare la migliore “performance”, passando da 41.227 a 47.890 milioni di euro (+16,2%) di valore del volume delle esportazioni, notevolmente al di sopra dell’incremento medio nazionale (+2,6%) e di quanto registrato nei territori del Nord-Ovest (+3,1%), del Nord-Est (+1,6%) e del Mezzogiorno (-8,1%). 
    Liguria, Toscana e Lazio incrementano di oltre il 20% il valore dell’export rispetto a pre-crisi.
    Sotto il profilo regionale gli aumenti percentuali più importanti tra il 2008 e il 2013 si sono verificati in Liguria (+23,4%), in Toscana (+21,3%) e nel Lazio (+20,6%). Non bene la Campania che, passando da un valore pari a 7.176 milioni di euro (primi nove mesi del 2008) ad un valore di 7.111 milioni di euro (primi nove mesi del 2013), evidenzia un calo dello 0,9%. Fanno ancor peggio della Campania, però, varie regioni, quasi tutte del Sud: Puglia (-1,9%); Calabria (-11,2%); Friuli Venezia Giulia (-13,1%); Sardegna (-14,9%); Abruzzo (-15,3%); Valle d'Aosta (-23,7%); Molise (-50,5%); Basilicata (-51,3%).
    Saldo commerciale in crescita per 19,6 miliardi nei primi nove mesi del 2013.
    Trasferendo l’attenzione sul saldo commerciale (differenza tra export e import), l’incremento registrato a livello nazionale nei primi nove mesi del 2013 risulta pari a 19,6 miliardi di euro. Il dato risulta dagli incrementi registrati nel Nord Est (+32.219 miliardi),  nel Centro (+6.198 miliardi) e nel Nord Ovest (+4.744) e dai cali relativi al Mezzogiorno (-8.705 miliardi) ed al saldo commerciale di prodotti energetici (quali petrolio, gas ed energia elettrica) non regionalizzabili (-14.813 miliardi).
    Bilancia commerciale negativa per la Campania (-571 milioni di euro).
    Sempre nel corso dei primi tre trimestri dello scorso anno, a livello regionale spiccano i risultati conseguiti in Emilia Romagna (+16,48 miliardi di euro), in Veneto (+10,87 miliardi) e in Piemonte (+10,18 miliardi). Bilancia commerciale negativa, invece, per quasi tutto il Meridione che, ad esclusione della Basilicata (+379 milioni di euro), si caratterizza per una serie di numeri negativi, anche se di diversa intensità: Molise (-6 milioni di euro), Calabria (-162 milioni di euro),Campania (-571 milioni di euro), Puglia (-786 milioni di euro), Sardegna (-3.153 milioni di euro), Sicilia (-6.942 milioni di euro).
    Il commento del segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi.
    E’ positivo il commento ai dati complessivi evidenziati dall’elaborazione dell’Ufficio Studi da parte del segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi: “Questi risultati – ha affermato Bortolussi - dimostrano che le nostre produzioni, in particolar modo quelle riconducibili al cosiddetto made in Italy, sono costituite da prodotti di alta qualità ed innovazione che riescono ad imporsi soprattutto nei Paesi extra Ue; tale fenomeno avviene nonostante l’elevata quotazione dell’Euro contribuisca a penalizzare la vendita delle nostre merci nei Paesi che non adottano la nostra moneta”. 
    (Fonti: Com. St. Cgia Mestre del 13.02.14 – istat.it del 18.02.14)


Torna indietro Stampa

La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

  • thumbnail-small-1.jpg

    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


  • Il Convertitore Valuta è offerto da Investing.com Italia.