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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Il presidente del Censis: “Cambia tutto, ma nessuno sembra accorgersene”Sviluppo “locale” e nuovi protagonismi

    De Rita: “Progetti e decisioni si affollano senza una logica unitaria”
    Continua a mancare un’interrelazione virtuosa tra pubblico e privato

    La rilevanza strategica dei territori, ma, più specificamente, degli attori locali dello sviluppo è sempre più al centro dell’attenzione di analisti e studiosi in questa difficile fase dell’economia globale/glocale. A non rendersene pienamente conto, purtroppo, soprattutto al Sud, sono proprio quelle componenti che dovrebbero recuperare una stagione di nuovo protagonismo dal basso. Sono proprio loro che, invece, si stanno rinchiudendo sempre più a riccio in una dimensione difensiva, che si perde molto spesso nella ricerca di una competitività destinata per forza di cose a non essere vincente per cause esterne alle dinamiche più strettamente imprenditoriali e produttive. Giuseppe De Rita (nella foto), in un intervento pubblicato sul Corriere della Sera di domenica 1 dicembre, delinea lo scenario attuale, mettendo al centro dell’attenzione alcuni concetti estremamente importanti. Prima di tutto De Rita sottolinea “l’assoluta mancanza di una consapevole politica di interrelazione tra sfera pubblica e sfera privata con la scomparsa di quella logica di economia mista che ha fatto l’Italia degli ultimi decenni, tenendoci lontano dal fondamentalismo del mercato e da quello del primato dello Stato”. Il richiamo all’economia mista ed al pensiero (ed all’azione) di personalità come Menichella, Saraceno, Paronetto e Mattioli significa fare riferimento ai protagonisti della ricostruzione dell’Italia dopo le macerie del secondo conflitto mondiale. De Rita spiega che “fare economia mista non è stata una vocazione ideologica, ma la promozione di un reale parallelismo di processi e comportamenti pubblici e privati “. Proprio quello che oggi è venuto a mancare, perché – dice ancora De Rita – progetti e decisioni “si affollano senza una pur elementare logica unitaria”. Gli esempi che cita sono numerosi: gli inefficaci decreti sulle liberalizzazioni; i casi Telecom e Alitalia; il tirare per la giacca ogni momento la Cassa Depositi e Prestiti e tante altre cose che messe in fila confermano uno stato di confusione permanente. 
    Oggi, però – ed è questo il profilo di grande attualità del ragionamento di De Rita – “la logica dell’economia mista va perseguita ed attuata in termini diversi che negli anni dai Trenta in poi: non già a livello macro e di sistema, ma a livello delle varie economie locali”. Perché? Perché sono cambiati “gli ambiti di riferimento ed i protagonisti”. “Cambiano i suoi ambiti – sottolinea De Rita – perché i rapporti fra pubblico e privato non si concentrano più su grande industria, finanza, grandi infrastrutture, ma su temi più articolati come i servizi pubblici locali, il sostegno della piccola impresa, lo sviluppo della green economy, la valorizzazione dei patrimoni privati e collettivi, il passaggio dal welfare State al welfare comunitario”. E, quindi, “cambiano anche i protagonisti: non i grandi soggetti nazionali, ma la miriade di soggetti locali; non i poteri forti, ma i poteri di base; non l’elite economica, ma la rappresentanza minuta di chi vive nella comunità”. “Sta cambiando tutto – conclude De Rita – ma nessuno sembra accorgersene”. Meno che mai da queste parti, viene da aggiungere. E non è una provocazione o una polemica “locale”. Solo una semplice, desolata constatazione.
    ERNESTO PAPPALARDO
    direttore@salernoeconomy.it


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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