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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • I problemi/Le soluzioni. Dopo l’assemblea degli industriali salernitaniLa logica del territorio? Oltre il localismo inconcludente

    In altre aree d’Italia le agglomerazioni produttive si mettono in rete per “ripartire”
    Manca ancora il pieno recupero dello spirito civico alla base di percorsi condivisi

    In un momento di generale confusione politico/istituzionale a tutti i livelli, mentre va avanti il film di una legge di stabilità che di fatto si sta rivelando il principale fattore di instabilità sociale, economica eccetera; appare in tutta la sua coerenza una verità indiscutibile: bisognerà fare da soli. Senza attendersi aiuti da nessuno, anche da parte di chi istituzionalmente dovrebbe porsi il problema di assumersi almeno le minime responsabilità inerenti il ruolo che ricopre. Alla fine della giostra la verità è che il Governo ha scelto di scaricare il compito di grattare il fondo del barile, in termini di pressione fiscale, sugli Enti Locali e ha deciso in molti casi di non decidere su quali interventi prioritari puntare. La retorica della coperta troppo corta non convince più nessuno. Proprio perché è corta bisognerebbe scegliere con nettezza quale parte coprire. Se questo è il quadro d’insieme, assume sempre maggiore valenza il ruolo che i territori, le aree vaste (vedi intervista a Pasquale Persico), le singole comunità “resilienti” sceglieranno e sapranno recitare. In altre parole siamo arrivati al momento che la “ripartenza” (sempre più annunciata, sempre più rivista al ribasso) è per così dire obbligatoria. La situazione di disagio sociale ed economico/produttivo non fa sconti a nessuno. Ora è il momento delle risposte. Ma anche dei tentativi concreti di cercare e mettere in campo soluzioni. Finanza di territorio? La proposta del presidente degli industriali salernitani Mauro Maccauro (vedi altro articolo in questo numero della newsletter di salernoeconomy.it) va interpretata da due punti di vista. In termini tecnici attiva uno strumento che altrove ha dato buoni frutti. La restrizione del credito bancario è un fatto. Basta dare uno sguardo al tasso di sofferenze per rendersi conto che il problema è di dimensioni enormi e di non facile soluzione. Di conseguenza i bond in joint con Banca Sella offrono una risposta reale importante. Anche perché (secondo aspetto da considerare) ripropongono al centro dell’attenzione il problema dell’assunzione comune di un’idea, di una visione, di una prospettiva che non separa gli agenti di sviluppo del territorio in compartimenti coibentati, ma li mette insieme per provare a creare un “asset” unico da proporre sul mercato dei capitali. In altre aree più virtuose la finanza innovativa per le imprese ha avuto “effetti collaterali positivi”: ha “spinto” i contratti di rete, ha favorito l’individuazione di marchi di territorio superando l’infruttuosa premialità  per i cosiddetti settori “trainanti” a vantaggio di un parametro ineccepibile: l’eccellenza produttiva (a prescindere, quindi, dai segmenti di riferimento). 
    Resta ben chiaro, occorre dirlo senza eufemismi, che da queste parti siamo ancora ben lontani dallo spirito necessario a superare lo schematismo che tutto rinvia al criterio “assoluto” delle appartenenze politico/partitiche vere o solo presunte. Il peggio del peggio del localismo che sterilizza ogni cosa e perpetua situazioni di ritardo sempre più pesanti. Altro che sindrome di Sparta (P. Persico). Qui siamo ancora più indietro. Abbiamo dimenticato il senso più autentico e nobile dello spirito civico: l’assemblea del confronto aperto in piazza, trasparente e, soprattutto, propedeutico a scelte vincolanti per tutti. Possibile che neanche questa crisi così profonda riesca a portare una ventata di buon senso?
    ERNESTO PAPPALARDO
    direttore@salernoeconomy.it


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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